Due poeti allo specchio (Emanuela Mannino e Sergio Daniele Donati)


Sono foglia, fresca rossa dispersa
su un letto di vento
coi suoi capricci coi suoi intrecci
di ilare pianto. Tu cerchi il tuo ramo
in un amo di cielo, io cerco il mio cielo
nelle tue gambe nelle mie cosce
tra le mie cosce
le tue dita tra le mie dita.
Il tuo giardino canta la mia umida rosa
tocco di cuore il tuo lieve sfiorato
ardore. Tu cerchi il tuo ramo e ti fai amo
nero di bocca rosso di anima
che non trabocca.
Potesse il sole bruciare tutte le mie foglie
fresche rosse disperse e scosse
potesse il vento che mi vive accanto
voltarmi via da te, da ciò che non è
dai mari e le conchiglie tutte uguali
dalle femmine montagne senza ali.
Potesse il baluginio della notte staccare
la luna e accendere un c'ero io c'ero
tu dov'eri non c'eri. Sulle labbra di un fiume lontano eri, sui tulipani di un freddo domani
eri, sopra ai ponti ai metri agli attimi lontani.
Potesse il destino togliere la tua mano
dal fuoco della mia mano
le gambe dei tuoi passi distorti
dal primo sentiero vano
le parole dipinte
di cuore invano.
Potesse il mio cuore smettere comunque
di amare smettere di tuonare
piovere gettare arcobaleni sul petto.
Potesse questa sera farsi acqua sobria
sotto a una nuova vela.
Potesse
se solo potesse
il mio pozzo infinito
di infinito amore
diventare un Amore.

Emanuela Mannino - inedito 2023


Siamo tutti figli di una diaspora sorgiva
e ci dibattiamo sino all'ultimo respiro
in una lotta con un angelo silenzioso
perché ci venga attribuito un nome
e, se non della luce, 
di noi si possa dire che siamo figli
di una penombra amica e boschiva. 
Il corpo, per noi sacro,
é misconosciuto ai più
- ma i meno pesano sul saldo finale 
di una vita spesa
a sperare nel pareggio di bilancio.

Eppure, amica mia, hai trovato 
parola e pausa e incanto, 
tra queste tue righe intime 
in cui pulsa un giovanile rigore. 
E dietro le tue ipotesi,
negli spazi vuoti tra le lettere, 
vibra - io ne sento il richiamo -
la certezza di una qualità,
vilipesa  forse dai più
- ma, ancora una volta, 
é il meno il contabile di un bilancio.

Ciò che ancora non è stato
posso sempre sperarlo,
a ciò che ancora non è stato
posso sempre dare dimora
nei più profondi midolli,
ciò che ancora non è stato,
se prende le linee 
spesse di una pretesa
- da sé stessi e dal mondo,
diviene certezza. 

Veniamo tutti da una diaspora sorgiva
che fa che possiamo chiamare 
casa terre mai calpestate,
perché in esse disegniamo i nostri confini.

Sergio Daniele Donati - inedito 2023
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