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(Redazione) - Specchi e labirinti - 22 - Bet: la casa

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  A cura di Paola Deplano La sua casa era come lei: piccolina, gioiosa, colorata. Entravi dalla cucina, che era anche soggiorno e salotto e poi subito nella camera matrimoniale, con giusto lo spazio per muoversi tra letto, comò e armadio. Il bagno, poi, era piccolissimo, giusto la tazza del water, un lavandino minuscolo recuperato da Giuseppe chissà dove e tre tinozze d’alluminio, una per il bucato, una per il bagnetto della bimba e una per lavarsi loro due – a pezzi, naturalmente. Entravi e sulla sinistra la finestra del soggiorno era abbellita da tendine a scacchi rossi e bianchi che aveva cucito lei stessa, poco prima di sposarsi, assemblando i lacerti di una tovaglia da dodici della madre, altrimenti inservibile perché piena di buchi. La tenda bianca e ricamata fino al pavimento, quella della camera da letto, era un caro ricordo: gliel’aveva regalata la suocera poco prima di morire, quando con Giuseppe erano ancora fidanzati, in un bel pomeriggio d’inverno in cui erano andate a bra

Io ricordo - אני זוכר

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אני זוכר אחרי זה  היו את הנמלים  להציל שמות ומילים  כי הגופות  היו עכשיו עשן  והמילה הייתה מגן  ונמלים קדושות ____ Io ricordo Dopo di allora vennero le formiche a salvare nomi e parole Perché i corpi  erano ormai fumo. E la parola si fece scudo e le formiche sacre ____ Testo - inedito 2023 - traduzione dall'ebraico e foto di Sergio Daniele Donati 

Dialogo allo specchio (Doris Bellomusto e Sergio Daniele Donati) - Calabrese / Ebraico

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  'U cori scavuzu cu vientu ca s'ammuccia e ca ti svesta,  magàra e santa l'arma tua morta si risbiglia, su juri a rasa a rasa e rinnini e cicali e frusciu i mari. Doris Bellomusto  - inedito 2013    _____ Il cuore scalzo, nascosto al vento, che ti sveste, strega e santa, la tua anima morta si risveglia e sono fiori a margine di strada e rondini e cicale e rumore di mare Traduzione dal calabrese di Doris Bellomusto    לב וחול הם רוח ביום מותך עבר שועל ואז היו כוכבים ודממה Sergio Daniele Donati  - inedito 2013 _____ cuore e sabbia sono vento il giorno della tua morte passò una volpe poi furono stelle e silenzio Traduzione dall'ebraico di Sergio Daniele Donati  

Lettere una persona speciale - 56 - Agosto 2023 - "Stasi"

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  Milano, 9.8.23  Sai Petalo, pensavo tra me e me che la sofferenza si trasforma troppo velocemente in parola e che la parola diviene troppo velocemente scrittura. Non si lascia all'aratro della sofferenza il tempo di rivoltare il nostro terreno, di dargli aria, né si attendono i tempi della semina, della germogliazione, della crescita. La parola così diviene spesso una membrana di gomma sui nostri volti, qualcosa che ci impedisce la crescita.  Scrivere non è tutto, anzi, è l'atto finale di una elaborazione lenta e silenziosa, di un ascolto protratto e della sacralità di quella qualità tanto umana che chiamiamo concentrazione - forse chiamarla stasi sarebbe più opportuno. D'altronde la gioia del cambiamento ha a che fare - sai bene anche questo - con piccole vibrazioni cellulari, risonanze nel nostro micro-cosmo del movimento degli astri.  È forse quest'atmosfera agostana che rende tutto fermo, quasi immobile, e calma i ritmi anche del mio cuore salterino a farmi percep

(Redazione) - Figuracce retoriche - 08 - Uno "speciale" su Gianfranco Maretti Tregiardini

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  A cura di Annalisa Mercurio Agosto richiede una puntata speciale. Per questo motivo ho deciso di proporvi un ripasso, attraverso la nota di lettura di un libro particolare, che ho molto amato. Andremo a leggere una scrittura che mi piace definire liberata . Quella di Gianfranco Maretti Tregiardini, infatti, è talmente slegata da convenzioni lessicali, da farci talvolta pensare che vi siano refusi. L’autore che vi propongo è invece talmente grande da potersi permettere di creare neologismi con i quali ci trasporta in un clima fantastico, a tratti elfico. ANIMADARIA Vita e umori dei Tregiardini di Gianfranco Maretti Tregiardini ¹ Introduco quest’opera con l’aiuto del Preludio ad Animadaria di Marco Munaro: “ Quando scrisse Animadaria Gianfranco Maretti non era ancora diventato Tregiardini. Preso da una rapsodica felicità in pochi mesi fuse e versò la materia vivente dei suoi numerosi diari vegetali (…)nella forma inedita di un libro breve che superava di colpo tutte le sue precedenti

Passato

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Ora non ditemi che ignoro il progetto se il mio dire pesca sempre nel lago  - a volte torbido,  altre cristallino - d'un passato elaborato  con fatica leggera. Il futuro è rivolo sotterraneo, un mugugno antico in lingua poco umana e incomprensibile per i lobi anche del profeta . E io non sono profeta - se la voce mi parla è solo perché io trasmetta il suo messaggio ai popoli che abitano le mie viscere, non alle genti che dimorano oltre il fiume Giordano. Sono il bruco sulla foglia in attesa del dono delle ali e, se ho un corpo verde, è per parlare  al mondo di speranze - a volte vive, più volte perse  dietro le finzioni d'un sorriso di donna. Mi chiama la goccia  di miele di castagno,  la bicicletta legata al palo - una stasi che tutto dice delle peripezie del mondo. Perché io fui assente a me stesso negli anni della formazione, fui acqua e poi cielo; mai terra. E non ho memoria; un sassolino, forse, in una tasca bucata che perde ricordi per lasciar spazio al  ric

Due poeti allo specchio (Annalisa Mercurio e Sergio Daniele Donati)

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Di Annalisa Mercurio - inedito Come se avessimo avuto un numero di parole un contratto a termine tra le nostre corde vocali. Abbiamo sprecato tutto imprecando, sporcando di pece boccioli di myosotis. Avessimo centellinato le spine avremmo ancora qualche 'ti amo' vivo tra lingua e denti un'altra mano da giocare. Schiena a schiena stiamo fissando le ultime otto parole in calce su quella parete sbiadire. Di Sergio Daniele Donati - inedito Non può che finire in assenza di parola l'eccesso di parola. Avessi taciuto allora non mi fermerei ora - lo sguardo umido - a raccogliere verità scritte a pennarello su un muro. Ma ogni parola  è eco lontana e seme di fiori azzurri in scorza nera. Tu questo lo sai e sai del legame tra una scrittura  mancina  e la bellezza  della sbavatura  d'inchiostro;  sul foglio bianco. Si dice , alle volte,  sperando  che un inciampo attenui la verità della parola; perché al vero non siamo pronti, ma l'assenza del

Due poeti allo specchio (Gabriela Fantato e Sergio Daniele Donati)

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  Battiti (inedito di Gabriela Fantato ) Il battito del corpo affogato nel bianco, sarebbe facile prendere un giornale   e cercare - là fuori ,   nei giorni di sale dentro la secca , la riduzione del movimento,  l'assenza del ritmo quotidiano, quel silenzio che dà                       la scossa, serotonina nelle vene, il punto zero. Sarebbe facile orchestrare la solitudine per le strade del cervello, nello scarto infinito del lenzuolo, sarebbe facile. Vagabondo invece tra gli oggetti mi dicono che non c'è -  nessuno là fuori.    Nessuno. Invento il passo nell'andirivieni opaco dove tutto è dato completamente - storto . Ci fosse un metodo avrei la nozione da seguire. Nessuno risponderà al segnale, nessuno sa decifrare battiti senza alfabeto. Bianco (inedito di Sergio Daniele Donati ) La tela è bianca  per l'occhio disattento     -  pulviscoli grigi dicono       di quell'assenza       l'origine magmatica. E chiamiamo interno ciò che mantiene mistero ai nostri

Due poeti allo specchio (Alfredo Panetta e Sergio Daniele Donati)

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Thrummenti di Alfredo Panetta   (inedito in lingua calabrese) Chiju chi mi tocca d’a picciulità esti a thrummenta ‘i ricuordi fagghjiati chi sulu mò si sbrogghjianu, ora c’a cardacia si votà ‘n paci e i palori fannu u nesci vita. Era o non era pethra di hjiumara c’aspettava carmezza? Era o non era guci a sentineja d’a juvari putati ‘i Zinnì? Era o non era sguardu ‘i ziafrò conzatu a modu ‘i paci nta ‘n timpuni? Esti materia chi si sparina u passatu nta nervusa, traspormazioni du brisciri ed eu mi dassu scifulari d’i sòò mulineji, comu na carpa du richjiamu d’a surgenti. Se sulu fussimu na nticchjia cchjiù sbadati ‘i chiju chi fumma si laprarria a novi carti u nosthru occhi amurusu e ogni simenza si laprarria a grappulu inta è nu, fora ‘i nu. (Nta nu, fora ‘i nu u regnu tenutu mpisu du domani, a cura ‘i malatu d’i cosi nichi i sonna mmucciati dint’è trunchi… u preju d’essari mò acqua e morti). Tempeste Quello che mi tocca dell’infanzia è la tempesta di vite mancate che solo ora mi si

(Redazione) - Postilla al testo Il predatore uccide senza odio di Daniele Zanghi, La carne l’amore la morte, Musicaos ed. 2023 - a cura di Anna Rita Merico

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Postilla al testo Il predatore uccide senza odio ( 1)  di Daniele Zanghi, La carne l’amore la morte, Musicaos ed. 2023 a cura di Anna Rita Merico Il predatore uccide senza odio ma atrocemente. Questo prova che Dio non esiste. L’uomo uccide inferocito ma in modo sobrio Neanche l’Umanità esiste.  (2 ) Ecco torna a dirsi quella banalità del male che secca, asfittica, giallognola si mostra privata d’ogni possibile aggancio alla carne. Atrocemente (ma): è la casa del pensiero dormiente, rarefatto, gelido, stirato nel dentro della sua impossibilità d’essere. Lungo tragitto e morte di sistema. Aculeo dentato che rostra ogni orizzonte rarefacendolo.  E’ pensiero che si ritrae: mollusco senz’osso lontano da vita. Tommaso, a pensarci, all’epoca sua, non ha valutato l’ipotesi dell’esistenza di prove della non esistenza di Dio. La contemporaneità, invece, postula una Summa all’inverso attraverso atti della Storia e dispiegamento di sobria inferocità spesso non punibile perché annidata in maschere

Inediti (e poesia in grafica) di Raffaella Rossi

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  Sul dormiveglia del crepuscolo si accendono le prime stelle e muore il mio disincanto per cercare nella volta celeste qualcosa che ti rassomigli, non ho mai dimenticato la direzione di un tuo sorriso. Restano le mani chiuse pugni chiusi senza rabbia non sfondano vetri e non c’è sangue redentore sulle nocche. Sono pugni che trattengono la tua anatomia facciale trasparente afferrata in un batter di ciglia: profanare gli angeli per averti tentare di dormire per sognarti. Voglio una pasqua lenta che mi lasci abbandonata sulle crepe della terra argillosa a concimare l’ultimo bucaneve. Non posso risorgere dopo tre giorni ma posso morire ancora per il mio bacio mancato mentre accenno un sorriso disperato. Io non ci sono non so dove ho lasciato la pelle. Dovrei rotolare in orizzontale per riavvolgermi tutta intera ma perderei la meraviglia di alzare lo sguardo o di lasciare l’occhio spalancato sul ramo con le albicocche. Devo mettermi in verticale tessere una pelle compatta adattarla alle nu

Dialoghi poetici coi Maestri - 56 - Paolo Conte

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C’era tra noi un gioco d’azzardo Ma niente ormai nel lungo sguardo Spiega qualcosa Forse soltanto Certe parole sembrano pianto Sono salate, sanno di mare Chissà, tra noi, si trattava d’amore Ma non parlo di te, io parlo d’altro Il gioco era mio, lucido e scaltro Io parlo di me, di me che ho goduto Di me che ho amato E che ho perduto E trovo niente da dire o da fare Però tra noi si trattava d’amore C’era tra noi un gioco d’azzardo Gioco di vita, duro e bugiardo Perché volersi e desiderarsi Facendo finta di essersi persi Adesso è tardi e dico soltanto Che si trattava d’amore e non sai quanto Paolo Conte - testo della canzone Gioco d'azzardo Io non so giocare al gioco dell'amore; so essere dado o forse panno, verde come la sua bile quando dissi amore . Disse: è presto, come puoi dirlo? Abbassai lo sguardo; il dado era tratto sul suo sguardo vitreo e sulle cinque lettere che mi tornavano in gola come riflusso. Scusa, Paolo,  se ti rubo il verso,  ma adesso è tardi e dico soltanto c

Due poeti allo specchio (Daìta Martinez e Sergio Daniele Donati)

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  perdere dall’altra parte la voce che a lei sfiora nascosta la nascita irrisolta nella testa andata storta sul bordo di una rosa e scendere dal sentire il rogo dell’ultimo mattino l’insolito rumore acceso nell’ora distratta dal sorriso di un geco immobile alla pioggia cadente sulla novella astratta d’astratta aria la sequela di andersen del vuoto e del pozzo capovolto sulla spalla l’amen più bello del creato tra i rossi rovi al cielo incantato dai rami che sognano di una volta la pazienza nella stanza aperta alla benedizione degli angeli in coro dove senza nulla fare la luna si innamora di un filo d’erba nascente sul bagliore del cuore Daìta Martinez - inedito 2023 Non dir pozzo se non conosci della caduta l'umidità sovrana e dello schianto le voci, - il riparo cellulare che s'attiva tra le sordità accecanti del bisogno di sopravvivere. Cadevano piogge di sabbia allora e la Moabita cantava mentre chinavo lo sguardo sull'eternità d'un errore di trascrizione in lingua a

Due poeti allo specchio (Antonella Carmen Caggiano e Sergio Daniele Donati)

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  Ho pietà oggi del silenzio che affonda spade nella carne viva d’un letto senza sole. Raccolsi in urna sacra i passi nel vento. Dalle lesioni azzurre della tua mano riluce la mia anima. Antonella Caggiano - inedito 2023 Non temere il soffio d'un muto canto, solletica le palpebre la fata morgana dei nostri respiri. Odora di cortecce la scorza del seme. e l'aura azzurra del creato ride sui palmi delle tue mani. Sergio Daniele Donati - inedito 2023