(Redazione) - Figuracce retoriche - 08 - Uno "speciale" su Gianfranco Maretti Tregiardini

 
A cura di Annalisa Mercurio

Agosto richiede una puntata speciale.
Per questo motivo ho deciso di proporvi un ripasso, attraverso la nota di lettura di un libro particolare, che ho molto amato.
Andremo a leggere una scrittura che mi piace definire liberata. Quella di Gianfranco Maretti Tregiardini, infatti, è talmente slegata da convenzioni lessicali, da farci talvolta pensare che vi siano refusi. L’autore che vi propongo è invece talmente grande da potersi permettere di creare neologismi con i quali ci trasporta in un clima fantastico, a tratti elfico.


ANIMADARIA
Vita e umori dei Tregiardini
di
Gianfranco Maretti Tregiardini ¹

Introduco quest’opera con l’aiuto del Preludio ad Animadaria di Marco Munaro:
Quando scrisse Animadaria Gianfranco Maretti non era ancora diventato Tregiardini. Preso da una rapsodica felicità in pochi mesi fuse e versò la materia vivente dei suoi numerosi diari vegetali (…)nella forma inedita di un libro breve che superava di colpo tutte le sue precedenti prove letterarie(…)
Vita e umori dei tre giardini è un diario di botanica scientifica e immaginaria, un inno un grido una corsa trafelata nel giardino dell’infanzia, con tutta la consapevole vicenda umana restituita al suo sogno più alto: la gioia. […]
Zanzotto ne fu deliziato. E avrebbe voluto scriverne. Purtroppo non lo fece, […] trascrissi allora alcuni fulminei giudizi che ho conservato: ‘Un libro così fa macchia nel panorama letterario […]È un coraggio preternaturale, diciamo così, che coglie a rasovolo tutto quello che c’è di possibilmente bello e ricomponibile in armonia senza precipitare nei baratri che pure si intravedono anche lì’[…] ”

La prima particolarità di questa raccolta, è quella di essere – in un mondo poetico in cui solitamente è protagonista l’esternazione del dolore – un inno alla gioia. La seconda (che lega quest’opera alla rubrica) è l’uso reiterato di figure retoriche e, infine, la particolarità a me più cara: questo libro ha la capacità di stupire, perché capace di restituire a chiunque lo legga, lo sguardo del fanciullino. Come vi ho detto, Gianfranco Maretti Tregiardini crea neologismi, ma non solo: battezza alberi, condizioni meteorologiche e stagioni con un linguaggio e un incanto che possono appartenere solo a un’anima realmente libera. Ecco così nascere ‘Agostone il Vantone’, ‘Maggio lo Sfoggione’, ed ecco che possiamo vederlo mentre conta come un bambino, sulle dita delle mani o su un pallottoliere immaginario: ‘Trenta steli. Dieci volte tre’.
Ma entriamo ora nel vivo della rubrica figuracce retoriche. Cammineremo insieme nell’incanto scenico di questo teatro botanico, respireremo, annuseremo, ci ritempreremo all’ombra di frondosi rami, di venti e piogge, di raggi di sole. Tutta l’opera è un ricamo figure retoriche, ma per questione di tempi e spazi, ci accontenteremo di ripassare solo alcune di quelle precedentemente trattate, scegliendo pochi esempi per ciascuna di queste. Toglietevi le scarpe, aprite i cuori; stiamo per entrare in un carnevale di colori, e nel succedersi delle stagioni.

Accumulazione: (approfondimento qui) 

Ciao quadernone dei tre giardini – ormai tutto schiccherato. Anzi no, ti porto con me, perché sei uno scartafaccio vivo. Sei da tenere con una sola mano e soppesare palpare arrotolare sbrindellare squassare piroettare lanciare!
Mi piacciono i pensieri d’aria. Invece barocco è: d’aria, d’acqua, di terra di fuoco, tutt’insieme.”
La sera è di una mitezza nuova. Ho voglia di un elenco:
La piaciuta gente
Lanimadaria
Lafestagrande
Lamoredombralunare
Iballinellaria”

Aferesi e Apocope (approfondimento qui)

E da noi, quando eravamo contadini, si diceva che val di più ’na pioa ’l a so stagion che la carossa d’or d’l Re Faraon
A par ch’a ’n piόa e ’l ga mars ’l gabàn
aria ch’a taja e ch’a cusiss”

Anafora Epifora Simploche (approfondimento qui)

Anafora

Evviva l’anno dei Giardinieri che inizia quando avviene quello che al tempo dei tempi avveniva tutte le notti
Evviva l’anno dei Giardinieri iniziato questa notte.
Evviva oggi che è – del Nuovo Anno – il primo, sabbatico e pieno. (…)
Evviva la pandorea che fa boccioli e boccioli e sale, prendendosi alla melodrammatica frasca.
Evviva la frasca che è fida, perché tutore e mentore della pandorea.”

Anche la libertà e l’amore.
Anche i temporali.”

Elogio del punsar (riposare)
Elogio del sgar (sfalciare)
Elogio dell’arcalsàr (accumulare terra, di zappa, al piede di erbacce giovani)
Elogio del sprucàr (inforcare)
Elogio delle mani
Elogio del tastar”

Epifora

Apre ben sei imbuti la pandorea. È solenne e viva questa pandorea.”

“ 'Portento' non mi piace.
Miracolo' non mi piace.
'Fenomeno' non mi piace.
'Miraculum' mi piace.”

Gli amici crescono. La luna cresce.
L’hosta cresce.
L’ibisco in fiore cresce.
Lo stelo floreale degli anemoni d’Oriente cresce.
Il glicine fienilino cresce.
Gli amici sono cresciuti.
La luna è cresciuta.
L’hosta è cresciuta.
L’ibisco in fiore è cresciuto. l’innamoramento è cresciuto. L’anno è cresciuto. Lo stelo floreale degli anemoni d’Oriente è cresciuto. Il glicine fienilino è cresciuto. Il desiderium desideriorum è cresciuto.” 

Qui, nella diversa coniugazione del verbo crescere (cresce, cresciuti, cresciuta,cresciuto), abbiamo anche un poliptoto.

Simploche

La neve dissesta i tregiardini.
La neve protegge i tregiardini.
La neve è la felicitas dei tregiardini.
La neve fiorisce i tregiardini.
La neve abbellisce i tregiardini.
La neve ingrandisce i tregiardini.
La neve stupefà i tregiardini.
La neve fa teatro dei tregiardini.

Anadiplosi, Epanadiplosi, Epanalessi, Epizeusi, (approfondimento qui)

Anadiplosi

Finalmente una pagina tutta per il Finale. Il Finale è il più piccolo dei tregiardini.”
È Settembre. Il Settembre che accende”
Epanadiplosi

Ricordate l’idea del cerchio? Ecco, possiamo definire circolare l’intera opera, in quanto il diario dei tregiardini si apre e si chiude nella stessa data (9 agosto). Munaro lo definisce "Anello dentro anello di Möbius" (Möbius il matematico, non il film).

Asprezza poi mitezza poi asprezza
Oltre i tre giardini, oltre.”

Epanalessi

Spazio spazio. Largo largo!”
Una lunga pioggia-rugiada accompagna il mattino, poi cresce, poi cresce,ed è una pioggiona un torrente un fiume”
In quest’ultima citazione troviamo un’epanalessi ma, nel suo insieme è un perfetto climax (figura retorica che non abbiamo ancora trattato, con la quale si genera un crescendo).

Epizeusi

Mattino avanzato. E nevica nevica. Nevica – ma non è la neve degli angeli –”
Ondulano. Ondulano. Ondulano anche i desideri”

Poliptoto (approfondimento qui)

“Poi d’improvviso via a percuotere, e percoteva in piedi […]”
Aspettano i giardini, mi aspettano. Anch’io aspetto
Arriva. Parte. Arrivano e partono
Vieni venite vieni. È troppo grande la meraviglia dei bocciòli dell’helleborus virdis e del niger”

Allitterazione e omoteleuto (approfondimento qui)

Allitterazione

In realtà tutta l’opera di Gianfranco Maretti Tregiardini è una allitterazione. Riporto qui una sola frase come esempio anche perché, come scrissi nell’articolo dedicato, spesso l’allitterazione convive con altre figure retoriche, a voi ora (se non volete essere rimandati a settembre) riconoscere quali altre si ‘nascondono’ nel periodo che segue:

vento che passa che impazza che piega e dispiega che scioglie che invoglia che gira che raggira che solleva che promette che non smette”.

Omoteleuto

Se non ve ne siete accorti, eccoli qui:

e promette che non smette” “gira che raggira” “piega e dispiega

Gianfranco Maretti vivrà per sempre in queste pagine, e vivranno per sempre in questa sua opera i suoi tre giardini che, purtroppo, dopo la sua scomparsa andarono distrutti.
Per farvi innamorare di questo autore più unico che raro, riporto un ultimo estratto di Marco Munaro:“[…] Lo passai a prendere a casa sua, salì in macchina a piedi scalzi, a piedi nudi scese e attraversò la strada danzando fino al giardino del Liceo dove aveva insegnato ed era stato preside. […] Mi porto dentro da allora quel suo coraggio, quella sua libertà, la stessa dei bambini, dei folli, e dei felici”
Ci vediamo a settembre!

NOTE

¹  - Gianfranco Maretti chiese all’anagrafe di aggiungere Tregiardini al cognome.

NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE

Gianfranco Maretti Tregiardini (Felonica 1939-2017). Poeta, cultore di latinità e di giardineria, didatta fantasioso, ha pubblicato tra l’altro un diario di botanica scientifica e immaginaria, Animadaria. Vita e umori dei tregiardini, tre libri di Madrigali, un Fiabario, un’Egloga per un amico,una Fabbrica della fantasia e della felicità, un Canzoniere di sonno e di stupore. Ha tradotto Catullo e Virgilio e composto versi in latino. Con l’ultimo treno della sera è il suo ultimo libro (uscito postumo nel 2018). L’associazione Il Ponte del Sale ha in programmazione la pubblicazione delle sue opere, edite e inedite.




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Commenti

  1. Grazie di cuore ,aspettavo questa pagina.Mi sono innamorata dalla descrizione di questo fantastico e fantasioso autore ,che non conoscevo .Rimedierò subito acquistando il suo ultimo libro

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    1. Grazie, felice sia stato apprezzato (Annalisa Mercurio)

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