Di notte


Anche fuori dalle aule,
nel reame del sogno,
restano tracce fosforescenti
della maschera d'idolo
- o di demonio -
che altri hanno fatto aderire
a un volto silvano.
E  - mentre la mente
canta le melodie del rapsodo
e si posano passi sull'asfalto 
incandescente d'una Milano
indaco e senza stelle -
una voce sgraziata, barbara,
grigio-fumo sigaretta,
recita senza sosta il dispositivo
d'una sentenza da lei emessa di lontano,
senza possibilità d'appello.
Una voce roca che ferisce
con coltello di giada un animo
bambino e sopravvissuto
ai cancelli che ironizzano
sulla sacralità del lavoro.
E non ride 
- né prende sul serio -
questa condanna minore
il fanciullo già destinato
alla nascita a un eterno ergastolo.

Foto e testo (inedito 2022)
di Sergio Daniele Donati

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