Stanze d'Abruzzo


Il bello che emerge
bussa insistente
su tempie arrugginite
e incita ad aprire un portone 
di legno antico, 
troppo a lungo serrato.


Ne estrae resine e gocce d'ambra
e apre uno spiraglio nella stanza
- s'inonda di luci prismatiche,
colori tenui, portatori
d'un messaggio unico e inesorabile:
il bello, dimenticato,
mette radici profonde
anche in chi vuole dimenticare.


La luce scalda tenue e costante
come candela il palmo delle mani
e scioglie l'animo indurito
di chi ha trovato difesa
nel proclamare ciò che non vive.


Tacita un dire, troppo a lungo
abusato, e accorda al silenzio
un'intenzione pura.
Il bello è un ventre materno
che protegge in una gestazione
lenta una parola nuova.


e fa esplodere in midolli 
rinvigoriti petardi sorridenti
d'intuizioni ridenti e puerili.
Il bello è un sarto sapiente
che cuce con fili di lino
e canapa la parola alla parola,
il silenzio al silenzio,
e richiama da terra 
mulinelli ascendenti e sacri
del vento che è prima d'ogni creazione.


Bellezza è un corpo alieno 
che mette radici in terre feconde
e germoglia gemme di luce
in un reame di cui la parola
è l'ultima delle ancelle.

Foto e testo (inedito 2022) di
Sergio Daniele Donati

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Commenti

  1. Bello questo tuo passeggiar pensando, Fedro! Grazie!

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