Tatuaggi (la consapevolezza dei)


Io non so se ti appaia banale; versando l'acqua in un vaso la terra muta colore. 
Diventa quasi nera; assorbe scurendosi la qualità di un liquido puro, limpido, trasparente. 
Così funzionano le relazioni umane. E per certo per queste vie si è articolata la storia del nostro incontro. 
Ci siamo adombrati nella speranza di poter accogliere la purezza dell'altro. 
Eravamo entrambi malamente drenati; non siamo stati capaci di trattenere dell'altro i significati più profondi. 
Una purezza troppo limpida, la nostra, per risultare accettabile. 
La si doveva sporcare con il fango delle nostre paure e poi espellerla; abbiamo dovuto lasciarla esondare coi detriti del nostro passato dal sottovaso del nostro amore. 
Un amore, il nostro, ancora troppo infante per saper respirare da solo; come terra in un vaso, alla fine ci siamo scuriti noi. 

L'acqua, l'amore faranno i loro voli; percorreranno le loro imperscrutabili vie d'elevazione per tornare puri. 
E incontreranno altri vasi dove depositare i loro significati; messaggi arcani che la nostra lingua non ha saputo decifrare. 
Ma non saranno i nostri ventri, i nostri occhi, le nostre mani quei vasi. Il dono della purezza, accolto o meno che sia, viene offerto una sola volta. Acqua in un vaso, la purezza, tracimando trova altre pelli dai cui pori penetrare. 

D'altronde proprio là, nelle nostre pelli, erano incisi i nostri destini; la nostra speranza non ha saputo mutarli. Sulla pelle abbiamo disegnato prima del nostro incontro, per scelta, destini e distanze. 
Le parti dei nostri corpi per noi più importanti manifestano ancor oggi le nostre aspirazioni più vere. 
Io il nodo dell'eternità, tu il motto nobile e classico del ritiro. 
Il mondo è troppo piccolo sostenere il tuo soffio vitale. Il mondo è per me troppo grande per non tentarne l'abbraccio 
Vie antiche entrambe mai coincidenti ma portatrici di saggezza profonda e celeste. 
Io ho cercato col mio nodo un legame capace di scioglierne tanti altri. Tu hai percorso la via dal passo lento e solitario di un celaménto vitale e regale; di un nascondimento puro e creatore di spazio di comunicazione. 
Non poteva esserci drenaggio adeguato per queste distanze; abbiamo camminato in reami dell'elevazione umana troppo lontani tra loro. Oh sì, avremmo dovuto darci i tempi per esplorare una terza via da mostrare al mondo. Ma come farlo se da quel mondo tu ti celi e a quel mondo io sempre più mi lego? 

Questo tra noi è stato. 
Per te spiritualità è ritiro, raccoglimento, dialogo interiore elevato con un sé proficuo e vitale. 
Per me elevazione è nodo, legame, incontro, scambio, promessa. È nell'altro da me che sento vibrare da sempre con forza l'anima mia così vicina alla tua per aspirazioni e sguardo. 
Non eravamo ben drenati; non eravamo pronti a muoverci a un passo cadenzato, rispettoso dei ritmi di entrambi. 
E sì, siamo stati incapaci di costruire un ponte tra due cammini differenti; né siamo riusciti a lanciare il nostro bisbiglio d'esistenza oltre le nostre distanze, perché l'uno potesse sentire l'eco della voce fatata e cristallina dell'altra. 

Tu, gabbiano in volo solitario verso un orizzonte di mare e cielo e speranze; io, gufo dallo sguardo penetrante in un bosco fatato dove i muschi parlano lingue antiche. 
Abbiamo posato per un eterno istante i nostri sguardi così diversi su una terra di sogno in cui regna la parola. 
Ci ha unito a lungo la parola. Ci ha infiammato la parola. 

Ed è un fuoco che ancora arde in me. Trova sempre vie diafane per appoggiare i suoi monotòni d'assiolo su un verde fogliame di ascolto. 
Non il tuo, né quello di un volto di fata, ma quello del mondo a cui mi lego ancora e ancora. 
Avremmo dovuto fermarci lì, alle nostre parole che ci univano. Ne sarebbe emerso un sorriso comune; capace di farsi coperta, velo, protezione reciproca per entrambi. 
Ma è stata pelle; una pelle che assorbe ed espelle lontano da sé anche i significati più puri. 

Siamo stati vasi crepati, fessurati, incapaci di lasciarci attraversare dal più profondo dei legami; quello che lascia entrambi diversi; padri e madri di un noi che chi si ritira rifiuta e chi anela a un legame eterno rischia di soffocare.
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Commenti

  1. Mi hai lasciato senza fiato e pochi al mondo ci sono riusciti.
    Credo che ogni altra parola sia superflua.

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    1. Quell'esperienza lasciò senza fiato anche me allora. Scriverne fu un atto spontaneo e liberatorio, ricordo. Grazie

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