In morte del Samurai

 

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Ho colto un sorriso
nella tensione degli archi.
Tra le urla di guerra
e le chiamate alla vendetta
il pruno immobile
mandava richiami odorosi
al ricordo, e il ciliegio
depositava fiori sul fango
con la delicatezza del daino. 

E forse per questo
ho girato le spalle
al campo di battaglia, 
e infranto 
il mio unico giuramento servile.

Per un istante d'attesa sublime
nella punta della mia katana
un riflesso di luna
ha testimoniato l'etica
della resa e

muoio così, 
col suono delle corde d'argento
di un koto antico nel cuore
e il canto di un shakuhachi
nei midolli. 
E non pesa per nulla
nei miei polmoni 
la freccia d'argento
che mi toglie il respiro.

Muoio così,
tradendo la finzione 
di un'esistenza vana,
e mi accompagna
nel lungo ponte
una voce d'ambra,
ora che divengo fossile
e restituisco la mia spada
al dio dell'oblio. 

Muoio così,
nella rinuncia al conflitto,
accolto dalle brezze marine
di un pianto di consolazione.

    Tutto è stasi, tutto è silenzio
    e io muoio, così, 
    depositando a terra
    un sogno, un gesto 
    e un sussurro di zittimento.
 
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