Estratto dalla silloge "Silenzio, soglia d'acqua" di Loriana D'Ari (Aricpelago itaca editore) con nota di lettura di Sergio Daniele Donati


Stupisce sempre più chi vi scrive l'incontro con opere prime che manifestano una più che piena maturità poetica. La lettura di quelle rare perle è sempre momento di incontro con un poesia alta capace evidentemente di attendere i giusti tempi per manifestarsi già adulta
Sì, quell'ultimo aggettivo finale ha per me un senso molto profondo perché descrive i percorsi che l'anima o la mente devono fare prima di trovare espressione nel pennino. 
E, un po' per mia indole personale, un po' perché credo davvero nella lentezza come valore, apprezzo molto chi sa quale sia il giusto momento per esporre la sua scrittura al pubblico e non violenta la sensibilità dei lettori con opere che trovano giustificazione d'essere solo nel desiderio di vedersi pubblicati.

La lettura della silloge Silenzio, soglia d'acqua  di Loriana D'ari presenta tutte queste caratteristiche fra le quali, appunto, la maturità di una scrittura piena emerge con forza. 

Sono spesso assenti segni di interpunzione nell'opera della poeta. Questo tuttavia, nonostante un'apparenza di sperimentalismo, è nel caso di specie un richiamo al suo contrario; ad un Antico palpitante in tutta la raccolta.
L'impressione che si ha leggendo la D'Ari è proprio quella di star leggendo la trascrizione di una tradizione orale e sapienziale nella quale il lettore si tuffa con gioia bambina, perché proprio nell'oralità risiede la sorgente di ogni scrittura. Quella della poeta è un scrittura-testimonianza nella quale, per l'appunto, c'è poco spazio per l'interpunzione perché si deve dar voce ad un immaginario coro greco che conosce la pause per tradizione orale. 
Allora in questo gioco di depotenziamento della scrittura la poeta, con maestria davvero rara, fa emergere la Voce, ma non la sua in primis. 
Semmai la voce che il lettore percepisce è quella di un mito non detto, di un Antico soffuso.
L'uso frequente e abbondante dei corrispettivi italici dell'ablativo assoluto latino ne è conferma. 
Un scrittura colta certo, quella della D'Ari, ma perché poggia su una cultura che è prima della scrittura che emerge lenta, non come eruzione, ma come  rivolo sotterraneo d'acqua pura.
La poeta sa, e lo scrive nel titolo, che la sorgente d'ogni dire e d'ogni scrittura è nel silenzio, e che solo un flusso d'acqua porta all'emersione di quel contenuto selenico e silente. 
Una scrittura dunque, mi ripeto, molto matura che chiede al lettore un enorme sforzo di maturità e di liberarsi di inutili sovra-pensieri e orpelli ma non per cadere in un eccesso di sperimentalismo. Al contrario, la poeta ci chiede di ritornare allo stato liquido e silenzioso che precede l'ascolto di una voce antica, più che la lettura di una scrittura nuova.

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ESTRATTO

sono nostri questi morti, i nomi li abbiamo graffiti 
nei vasi, sottopelle. ed è tutto un frugare 
di labbra franate sui cocci, aguzze a cantare la sete

perdona voce bianca mia chiara
di luna nota d’ortica strinata
crepa, perdona verde linfa tra
i denti filo d’erba corda
tesa in eclissi perpetua
di fiato questo nodo scorsoio che stringo
e allento, l’estrema torsione
di abisso e canto

scorrono i fari a notte le fronde a pelo d’acqua 
d’un albero al soffitto sghembo mondo nella stanza
a breve il risveglio dei passeri, nel canto
l’eco del sogno adombrato a giorno

non vedi come l’occhio brucia
e l’intonaco a scaglie ci piove
addosso, scioglie l’affresco e
la pietra d’inciampo nell’ocra
che addensa e più non slega

torno all’attesa in cui ti lasciai, sfangando un vento
spesso. sfiato ferocia nella corsa e sangue di bestia. 
ti ritrovo, mite, a quella svolta: tanto 
hai custodito, ora lo vedo

NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE
Loriana d’Ari vive a Genova, dove lavora come psicoterapeuta. Ha pubblicato su diverse riviste e blog letterari, e ricevuto riconoscimenti in occasione di vari concorsi, tra cui il premio Gozzano, Bologna in Lettere, Poesia di Strada e la segnalazione per la raccolta inedita al Montano. La sua silloge d’esordio, silenzio soglia d’acqua, è risultata vincitrice del VI premio Arcipelago Itaca per la raccolta inedita (opera prima)

 



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