Trittico del Samurai

Sono danze collose
in cui il piede fatica 
a staccarsi da terra
e si trascina con la delicatezza
del Samurai sulle sabbie
d'un ricordo battente. 
Sono danze senza contatto
- senza contratto -
in cui la moneta di scambio
è la promessa malsana 
d'un futuro che nega il presente,
mentre soccombe sotto l'albero
di ciliegio un passato guerriero
- la poesia della spada
trova sepolcro nella parola
d'un aedo cieco e distratto.
(...) poi è un passo
credere a un corpo 
di parole sfatte;
all'uso improprio
dei respiri della vita 
Di te ricordo
lo sguardo mio di allora, 
ancorato alle tue stelle;
l'astronave delle mie labbra 
sulla via Lattea
del tuo collo.
Di noi ricordo
il suono vacuo, 
il sonno, ora;
una carenza d'ossigeno,
una carezza d'addio.
Per questo l'elsa divenne rifugio
e il fodero certezza.
La lama che riposa sogna
il non-combattimento 
come l'alba la luna.
E la mano che la forgia
non trema mentre recita
formule sacre alla dea
ritrosa e chiede protezione 
ai Kami. Si occupino loro
d'un taglio non desiderato
né rifiutato dal tuo sorriso mellifluo. 
Io piango senza lacrime,
come il Samurai zoppo
di fronte allo scempio 
delle polveri da sparo
se negano corruschi riflessi
a lame senza intenzione.

Testo (inedito 2022) e foto di
Sergio Daniele Donati ©
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Commenti

  1. La dualità del combattimento, che non è semplicemente agonismo, ma inteso anche come agente attivo nella vita di tutti i giorni. Combattere sempre, senza armi, se non quelle dell'amore e della sofferenza che si fa traghettatrice tra alba e luna. Meraviglioso trittico 🙏🏼❤

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    1. Grazie davvero Michele. La arti marziali insegnano il gesto senza intenzione e su questo bisognerebbe riflettere in termini di armonia e pace

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