Oblivion - La fine

Pensavo fosse conclusa
la spirale eterna
e d'aver raggiunto al centro
la stasi,
nell'attesa d'un moto contrario;
d'uscita.
Avevo deposto pennini e inchiostri,
come si depone un'intenzione,
e archiviato sul computer
ogni richiamo a una musica
che torna su stessa
a cercar strazio.

Perchè la parola rivela
a ogni suo passo
l'esistenza dell'indicibile
e batte il tempo
col piede nervoso
del suo desiderio di danza.
Arriva presto il momento
in cui dei tessuti laceri
non puoi che tacere,
e affidare al sogno
l'illusione della rinascita
a un infanzia mai vissuta.

Erano illusioni del color del miele.
Annegano in questa finzione
la natura e l'uomo
a ogni soffio d'aprile;
come avrei potuto io
esser diverso?
Fu dunque proprio il suono
senza tempo
del mondo che risorge
a ricordarmi il timbro
d'un abbandono
troppe volte vissuto.

Lo stesso giallo della forsizia,
si sa,
tinge le foglie a terra d'autunno.
Così si riattiva la catena;
un addio minore
riapre la falda del primo vissuto.
"Di te non resta il ricordo",
mi dicevo,
restava invece il tuo profumo danzante
sulla voragine dell'evanescenza.
E chiamavo parole a copertura
come polvere sotto il tappeto.


Che un dio minore
m'abbia dato il dono della parola,
forse prima della mia nascita,
lo dicono in troppi.
Ciò che ignorano
di tale burla
è che quello stesso dio
ha giocato con me
la scommessa di Giobbe.
La parola che consola chi scrive
è una garza
su una ferita purulente.

Al centro di quella spirale
che tinge di poesia
la violenza di uno zittimento
non so più stare.
E il richiamo al cambiamento
è sacro solo se contempla
la sacralità ben più antica
di ciò che in noi
per cambiare muore.
Per questo poso i pennini,
e inizio la litania, la nenia che enumera inesorabile,
l'elenco dei miei errori.

Quello stesso dio minore
che mi ha dato la parola in dono
pretende ora il suo tributo.
"La parola parla al cuore
di chi l'ascolta
solo se chi la pronuncia
ha la schiena dritta
e rifiuta la scoliosi
della seduzione del dire"
mi dice.
E chissà se quel dio
ha rivolto le stesse parole anche a te.

Pensavo fosse conclusa
la spirale eterna
e mi sbagliavo.
Ha fine la spirale dell'illusione
e comincia ora quella sacra
i cui primi passi
sono la posa dei pennini,
la reclusione della parola
e il tacitamento d'ogni intenzione.
È ora di morire, di far cadere la maschera
d'una parola ignara
della sua stessa potenza.





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