Timewind (lo sguardo laterale sul nemico)

Statuette votive della civiltà pre-ellenica
Museo archeologico di Atene (scatto di Sergio Daniele Donati)
Cominciano sempre le cicale
a strappar vesti dal presente;
a lanciare richiami da un tempo lontano.
Ripetono mònotoni senza sosta
finché non crolla il sostentamento dell'illusione,
là, sotto il platano.

Il ricordo si tinge sempre di non vissuto
e chissà se i passi di giada della coscienza
possano davvero poggiarsi a un nome.

Poi arriva l'aliseo,
la berceuse, il messaggero.
Ha inizio allora la meditazione;
a occhi aperti
e ti carezzano stimoli vegetali,
profumi di spezie;
s'aprono canali nel muro di David
-suonava la lira e salmodiava
perché scomparisse dalle sue viscere
la visione esterna del popolo nemico;
sul colle-.

Amal-k * è il limite che grida
e tatua sulle pelli segni di dissociazione 
profonda dall'ala 
angelica dell'Uomo.

Il vento soffia nuove calci, là, 
negli interstizi sottili, 
striati da stucchi sgretolati,
d'un muro sacro, eretto a secco,
a difesa;
rinsalda le piume e scalda i tendini
non per permettere il volo,
ma perché non sia preda dell'oblio
la sua possibilità.

Posavo sotto il platano il mio pastis 
sul tavolo, con gesto lento.
E cominciavo a dondolare le mie memorie sulla sedia
-mancavo di corde e, invero,
anche di lira
ma il vento era lo stesso-
e Amal-k, che prima rideva
della mia presenza straniera, chinava lo sguardo
sotto i lampi della mia pupilla.

Se c'è una cosa che l'antico nemico
conosce
è l'attimo in cui lo sguardo della vittima
si fa assente e tramuta la paura
in certezza di vittoria;
se c'è una cosa che l'antico nemico
teme
è il richiamo al suono delle lire,
disconosciute per battere su pelli d'asino
ritmi tribali.

Se c'è una cosa di cui l'antico nemico
trema
è il mònotono della cicala, là,
sul platano;
eterna memoria del piccolo
che pianta schegge di pietra
sulla fronte ebete del gigante.
(Sergio Daniele Donati - Inedito Novembre 2021)  

____

* è uso ebraico tradizionale non  dar nome all'antico nemico, citato nel testo sacro che da millenni si ripresenta alla sua visione. In ossequio a tale uso ne ho omesso una lettera, perché ne cada la pronuncia nei fiumi dell'oblio. 



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