Otto poesie inedite di Zeudi Zacconi

 




LA MEMORIA DELLE IRIDI

Attingere agli occhi
le iridi sanno
la strada del sogno
brucia la scorza
della terra e ci guarda
accadere nel getto di un lampo

restare sopra il tuo corpo
i tuoi giorni di fiamma
ammassati la sera
sulle promesse più grandi di te
sui palmi, dove è carezza
raggelata la storia

guardarsi di spalle
alla boria del fiume ~
come facciamo a restare,
come facciamo?
mi scuoia, la vita
mi svena

era intatta anche la cera
destinata
a colare sopra agli occhi,
la tenerezza
che non ci siamo dati resterà
in mano ad altri

e di noi, tesoro
di noi
solo le iridi avranno memoria.











MORIRE DI POESIA

Persi dentro pelli
radioattive
siamo versi
accidentali di tensione

materia disillusa e
sproporzioni
vortichiamo
in stati inquieti, illineari

dietro strette decadenze
dove la chimica
dei corpi è già in disuso,
dove alle morti manca il nome

la resistenza è un atto
terminale
finché la scienza dell’abuso
ha assoluzione

l’ultimo bagliore
è una scommessa,
l’unica salvezza è
morire di poesia.




SPASMI

Scomparirmi
sfuggirmi di mano
decompormi davanti
ai miei occhi di spasmi
i tuoi non vedono più
neri schermi s’infrangono
contro i mondi ricurvi
su questi verbi al passato
ogni giorno a riavvolgersi dove
è conficcata la lama

che non muove,
che non spacca la pietra.



SOLI AD USTIONARE

Verranno i giorni
disarticolati dell’amore
nessun abisso solo forme
i corpi insacchettati ancora vivi
la brama della fine sulla bocca

lo stupore, affranto di un noi
nella parete accanto all’indicibile
tuo dire ~ non dire mai, non dire
ne è valsa la pena sai, d’essere liberi
d’essere soli ~ ad ustionare

lo scotto è niente a paragone
del rimproverarci a vita la scomparsa
del masticarci un’ora al giorno, sì ~
ma senza denti, e senza un nome.





ANIME CADENTI

Il paradosso è pioggia
che torna dagli occhi ai cieli verticali
l’acqua delude la stretta
si ripiega su se stessa la mano, le dita
che sembravano tenere adesso
lasciano l’ammollo

sarà questo l’eterno inganno?

l’amara restituzione della carne
la riproduzione retta della specie
e le anime, le anime
interrotte sono gocce
dolenti sono stelle
rabbiose, cadenti.



IL CONTRAPPASSO DEL MALE

Furioso ~ l’abbacinare della prova
che ti fu messa in capo al primo
tentativo mio di fuga ~ che dopo
mille orpelli di sutura
rivendichi la vita a buonumore,

ma non vedi quanto è vile la premura
di essere servile a malincuore?

che scalpita da sotto la camicia
~ la cintura, e picchia il chiodo del
disimparare:
il male amore mio si pesa a libbre
col contrappasso del lasciarti andare.










LA PIETRA DEL CALVARIO

Non scalfisce
il tuo lavoro clandestino la trama
del mio fitto arrotolare
la tua pena è vecchia come il mondo
sa lucidare anche la pietra
del calvario ~ e sa schiumare,
s’arruffano le rabbie tutte intorno
e sono buone, nel paragone
che mentre porto io mattoni
al mio futuro
tu impili solo lastre di rancori.

DESIDERARE

L’eccesso di me tracima,
neanche le tue braccia
sanno come fare ~
non poterlo contenere
questo rischioso vivere ~ tutto
questo mio desiderare.

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NOTA BIOGRAFICA

Zeudi Zacconi nasce a Tolentino (Macerata) nel 1980. Nel 2004 si trasferisce in provincia di Pesaro e Urbino per seguire gli studi di Psicologia. Lavora per anni come Educatrice nelle scuole e all’interno delle famiglie. 
La passione per la Poesia nasce sui banchi della scuola media, mentre studia i versi de L’infinito di Giacomo Leopardi; da allora tale arte è il canale che predilige per rivelare il non detto e racchiudere frammenti di quell’ immensità del sentire in cui altrimenti la parola si perderebbe.
La scrittura affianca la sua vita come un binario silenzioso e parallelo fino al 2020, anno cui inizia a dedicarvisi più concretamente.
Nel 2023 esce la sua prima raccolta poetica Senz’angoli è il mare a cui mi aggrappo (4 Punte Edizioni – prefazione di Michele Carniel; immagini di Marianna Mariucci).
Scopre di recente la passione per la poesia performativa e si esibisce nelle competizioni di Poetry Slam in giro per l’Italia.

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