Due poeti allo specchio della madre (Cristina Simoncini e Sergio Daniele Donati)


Che fortezza era, che rivellino
ci proteggeva all’ingresso.
Da lassù torreggiava, Sua Giovinezza,
dal crinale distingueva dentro e fuori,
traguardava, collimava, moltiplicava
mani e occhi, lanciava impaziente
nugoli di note – sotto, ordinate,
le nostre evoluzioni.
Età dell’oro dei Sessanta, sul finire.
Vivevamo un tempo celeste,
inespugnato, senza rotta.

Cristina Simoncini


Le parole che ora ti s'incespicano nel palato,
il tuo sorriso imbarazzato per non saper dire,
come s'io avessi dimenticato le tue timidezze di allora
- e le mie -e non dessi valore alla fragilità forte
di chi mi ripete mille volte
"ormai ho i capelli bianchi",
sono doni per i miei occhi.
Perché ogni volta che la mia balbuzie,
il mio pianto soffocato per il tuo declino,
diventa parola che sblocca
le tue memorie,
ogni volta che ci basta uno sguardo
e un sorriso accennato,
io so che nulla cambia
e che la canizie di cui parli
è la mia.
Ci guardiamo così,
due bimbi balbuzienti,
sorretti da una sacra ironia
che non scema,
e rende quel declino
una discesa in un prato di primule.

Sergio Daniele Donati


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