(Redazione) - Genere In-verso - 22 - Il desiderio sessuale è in sé negativo?


di David La Mantia

La parola epithymia (he) / ἐπιθυμία (ή), in greco, rappresenta il desiderio, ponendosi come una facoltà irrazionale dell'anima. La radice è la stessa di thymos, il cuore, l'appetito, ma collocato a un livello inferiore, posto tradizionalmente tra le passioni (pathe).
Platone le attribuisce la più bassa delle potenze dell'anima, che ha la propria sede nel ventre e presiede alla vita vegetativa (Repubblica, IX. 584e). Questo spiega la dilatazione dantesca e la vicinanza di golosi e lussuriosi. In entrambi è infatti il ventre a governare, sia nella hybris della gola che in quella della sessualità.
Epithymia dovrebbe essere retta dalla virtù della temperanza (suphrosyne / σωφροσύνη), ma tende naturalmente a liberarsi. Ognuno dei nostri desideri anela al proprio oggetto specifico. Politicamente, l'uomo tirannico è l'uomo del desiderio (epithymetikos / θυμητικός), che non sa governare le proprie passioni e dà allo stato il governo più disastroso (Repubblica, IX, 571a-580c). Aristotele colloca il desiderio tra le passioni nell'Etica Nicomachea (II, V, 1) e nell'Etica Eudemea (II, II, 4). 
Per gli stoici, essa è una delle quattro passioni cardinali (Cicerone, Tuscolanae disputationes, IV, 21; Diogene Laerzio, VII, 113-114), e si articola in sette passioni: insaziabilità (spanis / σπάνις), odio (misos / μίσος), amore (eros / ἔρως), ambizione (philoneikia / φιλονείκια), ira (orge / ὀργή), escandescenza (thymos / θυμός), risentimento (menis / μήνις). 
Plotino ne parla, senza approfondire, nella IV Enneade (IV, 20-21, 28).
Parliamo di una, in particolare. L'insaziabilità (spanis / σπάνις)

L'insaziabilità sessuale, come concetto specifico, non era grande argomento di discussione nel mondo antico. Di sicuro, era forte la stigmatizzazione della sessualità femminile, vista con sospetto, soprattutto se sentita in opposizione al fondamentale ruolo procreativo. L'immagine della donna era percepita nella Weltanshauung dell'Atene classica come strumento per procreare figli legittimi, e la sua sessualità era limitata. In alcuni miti, come quello delle Lemnie, la sessualità femminile veniva spesso rappresentata in termini negativi, come un'eccessiva voracità. Era giudicata, perlopiù, come uno spreco di tempo, non finalizzata, specie se diventava omosessuale. Basti ricordare la celebre satira di Semonide, in cui si spiegava che le donne non potevano parlare di cose d’amore, dovevano essere “donne api”, custodi sobrie della casa. In contrasto, la sessualità maschile era generalmente vista con più liberalità, con una maggiore attenzione alle relazioni extraconiugali e alle pratiche sessuali con schiavi o stranieri. In questo mondo a forte componente patriarcale, l'uomo è uomo e decide ciò che vuole. Unico caso in cui avveniva il giudizio era nei confronti dell'omosessualità passiva adulta, troppo simile alla passività della donna e quindi indegna del genere maschile( si pensi nel mondo latino a Cesare, " marito di tutte le mogli, moglie di tutti i mariti", insaziabile nella sua sessualità, eppure criticatissimo per la sua passività, indegna di un Romano.)
Ma anche dopo l'atteggiamento nei confronti delle donne non cambia. Nel secondo volume dei suoi Saggi, La fame di Venere, Montaigne concentra l'analisi sul tema, partendo da un verso virgiliano.

Così la dea ha parlato e, poiché egli ha esitato,
circondandolo con le braccia bianche lo riscalda in un
lieve amplesso. La ben nota fiamma lo pervade
d’un tratto, l’ardore consueto gli penetra le midolla e
corre per le ossa frementi. Così, scaturita dal tuono
corrusco, una striscia di fuoco guizzante brillando
attraversa le nubi, …Ciò detto, la stringe nell’atteso
amplesso e in grembo alla sposa abbandona le membra a un placido sonno.
(Eneide, VIII, 387 – 406)

Venere è una dea incostante e insaziabile, la sua fame non può essere soddisfatta, “sopravvive anche quando si è sazi” e “sconfina di continuo”. La pulsione sessuale porta al disastro, per Virgilio e per Montaigne.
E nella poesia degli ultimi secoli?
Ecco una scelta di poesie sul tema, attraversato dal maschile al femminile.
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«Sopra un erotik»
di Gabriele D’Annunzio

Voglio un amore doloroso, lento,
che lento sia come una lenta morte,
e senza fine (voglio che più forte
sia de la morte) e senza mutamento.

Voglio che senza tregua in un tormento
occulto sien le nostre anime assorte;
e un mare sia presso a le nostre porte,
solo che pianga in un silenzio intento.

Voglio che sia la torre alta granito,
ed alta sia così che nel sereno
sembri attingere il grande astro polare.

Voglio un letto di porpora, e trovare
in quell’ombra giacendo su quel seno,
come in fondo a un sepolcro, l’Infinito.
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«Vieni, entra e coglimi, saggiami provami…»
di Patrizia Valduga

Vieni, entra e coglimi, saggiami provami…
comprimimi discioglimi tormentami…
infiammami programmami rinnovami.
Accelera… rallenta… disorientami.
Cuocimi bollimi addentami… covami.
Poi fondimi e confondimi… spaventami…
nuocimi, perdimi e trovami, giovami.
Scovami… ardimi bruciami arroventami.
Stringimi e allentami, calami e aumentami.
Domami, sgominami poi sgomentami…
dissociami divorami… comprovami.
Legami annegami e infine annientami.
Addormentami e ancora entra… riprovami.
Incoronami. Eternami. Inargentami.
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«Lasciami sciolte le mani»
di Pablo Neruda

Lasciami sciolte le mani
e il cuore, lasciami libero!
Lascia che le mie dita scorrano
per le strade del tuo corpo.
La passione – sangue, fuoco, baci –
m’accende con vampate tremule.
Ahi, tu non sai cosa significa questo!
È la tempesta dei miei sensi
che piega la selva sensibile dei miei nervi.
È la carne che grida con le sue lingue ardenti!
È l’incendio!
E tu sei qui, donna, come un legno intatto
ora che vola tutta la mia vita ridotta in cenere
verso il tuo corpo pieno, come la notte, di astri!
Lasciami libere le mani
e il cuore, lasciami libero!
Io solamente ti desidero, io solamente ti desidero!
Non è amore, è desiderio che inaridisce e si estingue,
è precipitare di furie,
avvicinarsi dell’impossibile,
ma ci sei tu,
ci sei tu per darmi tutto,
e per darmi ciò che possiedi sei venuta sulla terra –
come io son venuto per contenerti,
e desiderarti,
e riceverti!
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di Carol Ann Duffy
                                                                                                  «per Judith Radstone»

Accanto alla mia pelle, le sue perle. La mia padrona
mi chiede di indossarle, di riscaldarle, fino a sera
quando le spazzolerò i capelli. Alle sei, le metto
intorno alla sua gola bianca e fredda. Tutto il giorno penso a lei,
che riposa nella Stanza Gialla, contemplando la seta o il taffetà.
o taffetà, quale abito indossare stasera? Lei si ventila
mentre io lavoro volentieri, con il mio lento calore che entra in
ogni perla. Il mio collo è allentato, la sua corda.
È bellissima. La sogno
nel mio letto in mansarda; la immagino ballare
con uomini alti, perplessi per il mio odore debole e persistente
sotto il suo profumo francese, le sue pietre lattiginose.
Le spolvero le spalle con una zampa di coniglio,
osservo il morbido rossore che trapela dalla sua pelle
come un sospiro indolente. Nel suo specchio
le mie labbra rosse si schiudono come se volessi parlare.
Luna piena. La carrozza la riporta a casa. Vedo
ogni suo movimento nella mia testa…. Spogliarsi,
togliersi i gioielli, la sua mano sottile che cerca l’astuccio, 
scivolare nuda nel letto, nel modo in cui
fa sempre…. E io rimango qui sveglia,
sapendo che le perle si stanno raffreddando anche ora
nella stanza dove dorme la mia padrona. Tutta la notte
sento la loro assenza e brucio
______
di Rupi Kaur

il solo pensiero di te
mi fa spalancare le gambe
come un cavalletto con una tela
implorando arte
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di Mary Ruefle

Ogni volta che inizia a nevicare, mi piacerebbe fare
sesso. Non importa se nevica in modo leggero e non serio, o se nevica in modo molto serio, fino a quando non si è in grado di fare sesso.
o meno, o che nevichi molto seriamente, fino a notte inoltrata, vorrei fermare qualsiasi
notte, vorrei interrompere qualsiasi manifestazione della vita in cui sono impegnata e fare sesso, con la stessa persona che vede a sua volta la neve e la ascolta, che potrebbe dover abbandonare un ufficio o una riunione, o qualche arduo compito fisico, o, plausibilmente, lasciare il sesso con un’altra persona e andare a
sesso con un’altra persona, e venire nella neve da me, che sto già, nella neve, iniziando a fare sesso nella mia mia mente di neve. Qualcuno per cui, come me, questo è
un ultimatum, il segno della neve, un ultimatum di gioia, anche se un ultimatum al di là della gioia e del dolore. Vorrei essere in aula — perché sono un’insegnante —
e, chiudendo il mio libro, alzarmi e dire:
Sta nevicando e devo andare a fare sesso, arrivederci,”
e uscire dalla stanza.
E accendendo la mia macchina, nei primi istanti della neve,
sapere che lui sta accendendo la sua,
con i fiocchi che cadono sul parabrezza,
o, se è a casa, che sta guardando la neve
e sa che arriverò, innevata, in dieci o venti o trenta minuti,
e, se la neve ha smesso,
noi, come esseri umani, possiamo prendere una decisione,
ma non mentre sta ancora nevicando,
e persino una mezza neve sarebbe qualcosa da obbedire.
Mi chiedo spesso dove vadano gli uccelli durante una tempesta di neve,
perché scompaiono completamente.
Li immagino profondamente dentro i cespugli,
più avanti, tra gli alberi e nelle profondità delle foreste,
su rami dove la neve non può arrivare,
riparati nel tempo della neve,
non ignari di essa,
ma accettando intensamente la loro incapacità,
e quindi resistendo alla neve in piccoli, coraggiosi modi innati,
con le loro teste piumate abbassate per il calore.
Le ali, il segno distintivo di un uccello,
sono completamente inutili nella neve.
Quando sono dentro a fare sesso mentre nevica,
voglio pensare anche agli uccelli,
e voglio che il mio amore ami pensare agli uccelli tanto quanto me,
perché sta nevicando e stiamo facendo sesso
sotto o sopra le coperte
e gli uccelli non possono essere così lontani,
nella quiete e nel silenzio della neve,
i loro petti ancora hanno colore,
i loro cuori battono,
respirano dentro e fuori
mentre nevica tutto intorno a loro,
anche se pensare agli uccelli
non è affascinante quanto guardare la neve cadere su un cimitero,
sulle tombe e le lapidi e i sepolcri dei morti.
Amo guardare la neve cadere sulle tombe,
com’è fredda la neve,
ancora più fredde le pietre,
e la terra è la più fredda di tutte,
e le ossa dei morti sono nella terra,
ma i morti non sono freddi,
neve o non neve,
per loro significa molto poco,
nulla, non significa nulla per loro,
ma per noi, che guardiamo la neve sui morti,
che vediamo il cimitero coprirsi di neve,
è molto fredda,
la neve sulle tombe, sopra le ossa,
sembra particolarmente fredda,
e allo stesso tempo particolarmente pacifica,
è come la neve che cade dolcemente sui dormienti,
anche se cade in fretta sembra dolce,
perché i dormienti sono dolci,
non sono ansiosi,
stanno dormendo nella neve
e dormiranno oltre la neve,
e sebbene io stia facendo sesso mentre nevica,
voglio ricordare i dormienti,
quieti, freddi, dolci,
che non possono pensare a se stessi
come uccelli rintanati tra le piume,
ma che sono, in parte, parte della neve,
che cade con una devozione così incrollabile verso la terra
che tutta l’ansia del mondo sembra svanita,
il mondo sembra immerso in un letto
così come io sono immersa in un letto,
persa tra le braccia del mio amante.
Sì, quando nevica così,
sento che tutto il mondo si è unito a me
nell’isolamento e nel silenzio.
______
di Lucille Clifton

tu sei quello
per cui sono illuminata.
Vieni con la tua verga
che si contorce
ed è un serpente.
Io sono il cespuglio.
sto bruciando
non sono consumata.
______
di Fleur Adcock

Scrivo in lode dell’atto solitario:
del non sentire una lingua invadente
forzata nella propria bocca, il respiro
soffocato, i capezzoli schiacciati contro
la cassa toracica, e quel formicolio metallico
sul mento, innescato da un certo nervo strano:
dispiacere. Evitare quegli occhi basterebbe—
occhi dai quali una giovane ragazza trae vita,
ascoltando il fruscio
vegetale dentro di sé, mentre lo sguardo di lui
agita fronde polipoidi
sul fondale oscuro del suo corpo, e i suoi occhi si offuscano.
C’è molto da dire sull’abbandonare
questo esercizio non più nuovo—
sul non “partecipare
a un’esperienza totale”—quando
ci si sente come la signora di Leeds che
ha visto The Sound of Music ottantasei volte;
o forse, più ancora, come l’insegnante di teatro
che mette in scena Sogno di una notte di mezza estate
per il settimo anno consecutivo, con
un altro cast della 5B.
Piramide e Tisbe sono morti, ma
il buco nel muro può ancora essere fastidioso.
Ti consiglio, dunque, di abbracciarlo senza
impedimenti. Nessun bisogno di preparare la scena,
travestirsi (o spogliarsi), fare discorsi.
Bastano cinque minuti di solitudine—
nella vasca da bagno, o per colmare
quello spazio tra i giornali della domenica e il pranzo.
______
di Adrienne Rich

Qualunque cosa accada tra noi, il tuo corpo
perseguiterà il mio – tenero, delicato
il tuo modo di fare l’amore, come la fronda mezza arricciata
della felce violina nelle foreste
appena lavate dal sole. Le tue cosce percorse e generose
tra le quali tutto il mio viso è venuto e viene -.
l’innocenza e la saggezza del posto che la mia lingua vi ha trovato…
la danza viva e insaziabile dei tuoi capezzoli nella mia bocca…
il tuo tocco su di me, fermo, protettivo, che mi cerca
la tua lingua forte e le tue dita sottili, che
raggiungendo il punto in cui ti ho aspettato per anni
nella mia grotta bagnata di rose: qualunque cosa accada, questo è.
______
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
  1. Ivan Gobry, Vocabolario greco della filosofia, Mondadori, 2004
  2. Eva Cantarella, Dammi mille baci, Feltrinelli, 2015
  3. Eva Cantarella, L'inganno di pandora, Feltrinelli, 2022
  4. Eva Cantarella, Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico, Feltrinelli, 2016
  5. Link alla rivista "Frammenti"
  6. Link a "Poetessedonne.it"
  7. Link a cultweek.com
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