(Redazione) - Specchi e labirinti - 26 - Invito alla lettura de “Il paese invisibile e il passo per inventarlo” di Roberto Marconi

 
A cura di Paola Deplano

avevo fatto a posta a forare proprio per scoprire
quell’essere che viveva del suo lavoro dentro a
una grotta di fronte alle figlie dell’Addolorata.
La mia verità non è del tutto giusta ero stato
avventato con la bicicletta catene manubrio
testa qualcosa comunque s’allentava e quindi
la parola diveniva zitta di fronte a quel volto
rubizzo tutt’uno con ogni meccanismo. Un mistero
senza insegna. Tutti sapevano il mestiere il sopran-
nome ma la sua storia è sepolta come uno di quei
tanti vini impolverati dal niente come le tante
cantine affrescate da altre mura come ogni esercizio
quando è chiuso non ha età. E venni a sapere che
con la madre vissero insieme anche all’ospizio
e poi pure al cimitero e lei di cognome faceva Poeta

Ci piace cominciare questo scritto con un’infanzia qualunque, nei primi anni Settanta del secolo scorso. Un’infanzia coi bambini che corrono in bicicletta, pronti ad emularsi in corse sfrenate e a cadere rovinosamente sulla sabbia o sul selciato per poi, subito dopo, salire in sella di nuovo, felici di vivere e di giocare. Un’infanzia ambientata in un paese delle Marche di quindicimila abitanti, Potenza Picena. Un paese qualunque, nei versi di Roberto Marconi, che in questo libro dal titolo Il paese invisibile e il passo per inventarlo (Arcipelago Itaca, 2023), diventa “il” paese per antonomasia. Esso diventa, attraverso la scrittura di Marconi, l’evanescente metafora di qualsiasi luogo abitato, a qualunque latitudine. In questa moderna Spoon River c’è tutto il vasto campionario di un’umanità poliedrica, a volte felice, più spesso dolente o malinconica. È la grigia malinconia che accompagna la figura del riparatore di biciclette, imperituramente legato, in un feroce cappio edipico, a una madre che lo accompagna per tutta la vita e oltre. Una madre dall’ingombrante cognome – non sappiamo se reale o inventato dal poeta per esternare la sua dichiarazione d’amore alla Poesia.
Ci piace riscrivere qui un’altra lirica che parla d’infanzia, in cui il tenue ricordo riporta il passato ad una esistenza attuale e senza tempo:

oh trucchi delle nostalgie. Il girotondo della fontana è
per trovare il senso della cittadinanza: brilla appena
il bar sotto le logge potrebbe restare sempre aperto
il Municipio. Forse circolare è andare ai diritti partendo
dall’infanzia: praticare con i piccoli il domino coi musi
degl’ignoti sulla bocca di tutti o pure col gioco dell’oca
iniziare dalla Porta del mare passare gl’edifici fatiscenti
specie le case abbandonate e qui si resta fermi almeno
cento di questi anni: chi ha deleghe può fare le pedine
e l’arrivo è la bandiera dal balcone ma non scordiamo
ogni numero: conta la responsabilità d’essere civico

L’argomento portante è, come si vede, tutt’altro che ingenuo o bambinesco. Si insinuano, tra il gioco infantile e i giochi di luce della piazza, i triti giochi di potere di una certa pessima politica che si vuole dimenticare dell’umanità. Un’umanità che invece, per il poeta, va protetta e curata, soprattutto nelle sue fragilità e nel suo degrado. Tuttavia, in questo suo ricordarci che l’essere umano non è un “numero”, ma ha la “responsabilità di essere civico”, Marconi non si erge a sapiente, né a giudice implacabile. Conserva un suo peculiare parlare a bassa voce, una pacata tenerezza che riserva a tutte le creature, soprattutto a quelle più piccole e fragili.
Ci piace concludere il nostro discorso proprio con una di queste tenere creature e col suo piccolo ma universale destino:

questo è un camminamento prendendo alla
lettera le parole in movimento: ci si sposta
dal mare al prato alla salita ci si fa giostra
cercando il perno che la guida poi si torna
in discesa per un bagno per un rapimento
vinti dalla vettitudine chiamati magari da una
vigna come vittime liete d’una spaginatura

è un moto in lungo di centinaia di millesimi
di secondo alla velocità d’una lumaca
che dopo un km gl’è parso una vita:
lascia la scia e scompare dentro a un
camion di piante e diserbanti per vivaisti
in giro per il mondo ma è tra gl’ultimi
invenduti di vasi e torna la sera alla serra


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NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE

Roberto Marconi è educatore per persone con varie difficoltà e bibliotecario, nelle Marche. Sta scrivendo un romanzo su un artista del ‘900. Conduce incontri di letture animate e laboratori di poesia per minorenni. Dal 2014 fonda con Umberto Piersanti una Scuola di cultura e scrittura poetica. Ha dato alle stampe Filtro d’amore fase lunare e Il poeta non può essere ateo (introvabili) e nel 2016 (per “affinità elettive”) Il collaudatore d’altalene, saggio di letterature e autismi. Quest’anno in prosa poetica (per “Arcipelago itaca”) è uscito Il paese invisibile e il passo per inventarlo.




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