Trittico dell'abbandono


Mi chiedi di scrivere
mentre strappo
con gomma bicolore
dal quaderno della vita
tratti di sogno; troppo maturo.
Scriveranno altri per te,
io ora taccio e cucio;
e che sia un dire sovrano
la parola del Silenzio.


e mi chiedi di tornare
dal luogo di ghiaccio
ove le Voci m'hanno relegato;
in quelle lande, però,
si tace 
chè la parola è valanga
e il suono 
- in quei bianchi deserti -
è nemico dell'intuizione.


Lascia dunque che chieda io
al tuo petulare bambino
un istante di requie;
è tiranno, sai,
e battente e antico
il mio desiderio 
di spezzar pennini,
come fece il patriarca
con gli idoli di Terach.

Foto e testo - inedito 2022 -
di Sergio Daniele Donati ©

stampa la pagina

Commenti

  1. Lo spezzare il petulare non solo di un bambino, ma della vita e della sua uggia il lunedì mattina, petulanza di madre isterica e figlia oppressa. Solo con la penna si può spezzare un tale terribile incantesimo. Ma ci vuole silenzio, lontano da tutto il berciare

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La penna tuttavia a volte necessità di una non azione, di una mancata scrittura per ricaricarsi di significato. Grazie davvero per il meraviglioso commento

      Elimina

Posta un commento