Sulla parete (dittico)

 
Zain di Sergio Daniele Donati

I più ignorano
i tesori che nasconde
la gelida parete verticale
della scrittura, e quanto
ci si scortichi le mani
a brandire un pennino
quasi fosse piccozza.
Chi s'avventura in solitaria
su quegli strapiombi
ode i muggiti di bufalo
della parola che muore
sotto la dura ascia
d'un silenzio affilato,
e recita senza sosta
il "de profundis" d'ogni dire.
Su quella parete,
senza rimpianto, si volta
la schiena ad ogni intenzione
d'esprimere in parola
il latrato dell'indicibile.
He(i) di Sergio Daniele Donati
Il passo si fa incerto
e il respiro rarefatto;
s'ode nella nebbia
il fischio mistico dei gracchi
mentre cadono sullo sfasciume
lemmi privi di peso e storia. 
La natura canta senza nulla dire
ogni sua possibile bellezza
e la vertigine del vuoto
chiama la caduta libera,
il ritorno che sfracella,
un nome inanimato 
sul fondo valle dell'oblio. 

Eppure s'avanza sulla parete
- la caviglia storta -
perché nulla testimonia più il profumo 
del sacro che il paesaggio evanescente
del silenzio dell'abbandono. 
L'uomo che promette sé stesso al mondo
lo fa senza verbo,
lasciando il suo sguardo
servo fedele di ciò che era del creato
prima del primo dire d'Adamo.

Foto e testo - inedito 2022 -
di Sergio Daniele Donati ©

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Commenti

  1. Quanto dolore , quanta verità !! Grazie

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