(Redazione) - Speciale "Mediterraneo" - "Memorie di un marinaio " di Jonathan Rizzo
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| Foto di Sara Groblechner su Unsplash |
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| Ph. Dario Ignani |
Premessa
Il mio nome è Edmond Dantès e sono un marinaio.
Queste sono le mie memorie.
Devo ogni cosa al mare.
Mi ha insegnato ad essere uomo, mi ha dato la vita.
E per farlo mi ha strappato dal cuore ogni respiro e profumo
precedentemente conosciuti.
Ho vissuto tre vite,
tutte in mare, tutte nel Mediterraneo, tutte battezzate da isole,
ma chiamiamole scogli in questa casa d'acqua nutrice feroce.
Ogni scoglio nasconde ad attenderti una lezione
come fosse un tesoro.
Se sono divenuto l’uomo che sono adesso lo devo
a quello che mi hanno imposto ed ho imparato
all’isola d’Elba, all’isola d’If e all’isola di Montecristo.
Ho studiato a memoria carte nautiche
che nemmeno le contemplavano,
ma io ho imparato a conoscerne i segreti
e loro hanno vivisezionato i miei.
Ma andiamo con ordine,
in mare comanda l’ordine.
In una tempesta è l’ordine che può salvarti la cucuzza.
Sempre che Dio lo voglia.
§
Capitolo I - L’isola d’Elba
Avevo diciannove anni.
Diciannove sono un bel numero ed una bella età
anche d'inverno per navigare.
ogni orizzonte pare lumino
a cielo aperto a diciannove anni.
Ero secondo in carriera sul mercantile Pharaon
del comandante Leclère.
Un secondo padre, mi adorava.
Ed io adoravo lui.
Avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto quell’uomo onesto.
Avevo diciannove anni e non mi occupavo di politica.
Il mio mondo era il mare.
Un plico dal Maresciallo Bertrand
per me era un pezzo di carta ed un uomo mai visto prima.
Sapevo chi era Napoleone e perché fosse lì
ad interpretare la parte del Principe prigioniero.
Lo sapeva tutto il mondo,
ma io ero solo un giovane marinaio
con sogni a mollo sul mare
ed il cuore lasciato ad una donna
affacciata la sera come luna che illumina la baia.
Napoleone in esilio all’Elba fino a quei giorni d’inverno,
a quella lettera di carta.
Dove cominciò il suo ultimo volo
ebbe inizio il mio martirio.
§
Capitolo II – L’isola d’If
Vidi per l’ultima volta persone che quando reincontrai
non erano più loro,
che quando reincontrai non ero più io.
Il mio vecchio padre anziano ed umile fino alla povertà
Dio quanto lo amavo.
La mia dolce Mercedes, centro del mio cuore,
Dio quanto la amavo.
Dio quanto amo ancora.
E dopo presero la mia vita
individui, non uomini, ma carne corrosa di cupidigia,
anime malvagie malate
che la provvidenza misericordiosa
ha avuto la grazia e pazienza di premiare con una medicina
più amara di quella che mi hanno somministrato.
Quel poco di cielo che mi rimase fu l'invidia
di presunti amici e conoscenti malauguranti.
Mi tolsero tutto.
I sogni, l’amore ed infine il nome.
Ma non il mar Mediterraneo.
La mia nuova casa divenne il castello d’If.
Fortezza inattaccabile e in abbandonabile,
se non in un sacco da cadavere.
Ed è quello che feci.
Il mare mi protesse.
Il tempo suo Maestro mi porto a conoscere
un nuovo padre.
Un uomo che mi fu padre dove la mia cella era ventre madre.
Ma prima ci fu la morte
La catarsi della farfalla.
Avevo solo pensieri di suicidio come compagni di gioco.
Il Dio degli uomini mi aveva abbandonato,
ma non quello dei condannati a morte,
non quello dei prigionieri del mare,
dei nuovi figli del mare.
L’Abbé Faria, un prete genovese, lì
perché figlio sbagliato di tempi sbagliati per gli uomini liberi.
Lui mi indicò la via alla nuova vita attraverso cui rinascere.
Come fuggire.
E la leggenda del tesoro nascosto che farà la mia fortuna
e mi permetterà di seppellire in mare il mio passato,
il presente ed il futuro.
§
Capitolo III – L’isola di Montecristo
Genova e Livorno sul Giovane Amelia,
una tartana di contrabbandieri che non fanno domande
e non gradiscono siano fatte loro,
ma apprezzano chi sa lavorare sul mare e tacere
lasciando parlare le vele.
Sono passati quattordici anni da quando potevo sentire solo
tra le nare e l’udire del sapore ricordo vivo il mare.
Ed ora allora che non ho più passato né nome,
ora che uomini come me mi hanno lasciato al mio destino
senza domandare,
ora allora
il tesoro perduto e leggendario della nobile famiglia estinta Spada
ha fatto di me il Conte di Montecristo,
e mi ha dato la vendetta, la pace e la giustizia
che cercavo e meritavo.
§
Epilogo
Il mare mi ha insegnato due preziosi lezioni di vita che mi hanno fatto divenire l’uomo che sono, e per raggiungerle ho dovuto perdere me stesso all’isola d’Elba, morire all’isola di If e rinascere a Montecristo con il Mediterraneo come campo di Marte dove aspettare e sperare.
In fede
Edmond Dantés, marinaio.
DICE L'AUTORE
Jonathan Rizzo: Parole e voce, corpo ed anima. Un animale apolide. Radici nel salmastro mediterraneo del Principato elbano, studi storici nel Granducato toscano e palestra di vita sui boulevard parigini. Un apolide senza casa, col cuore lasciato in ostaggio in un paradiso perduto da una torre caduto nella tradizione dei portatori di luce. Esordisce con disonore della nuova antologia di poeti fiorentini, "Affluenti", edizioni Ensemble Roma 2016, da lì ad oggi parteciperà a diverse antologie poetiche e di narrativa, ma soprattutto è autore unico dei tomi “L'Illusione parigina” edizioni Porto Seguro Firenze, 2016; ed "Eternamente Errando Errando" edizioni LaSignoria Firenze, 2017. Col 2018 apre "La trillogia poetica dell'innocenza" con la silloge "La Giovinezza ed altre rose sfiorite. Ritratto del poeta che fu" per l'edizioni Ensemble di Roma.
Nel 2019 vince il premio poetico “Le Parole nel Cassetto” edito dal caffè letterario de Le Murate di Firenze. Dal 2020 alla faccia delle pandemie mondiali dirige e presenta il programma radiofonico AL BAR DELLA POESIA sulle web radio Garage radio prima e RadioGrad dopo, arrivato alla sesta edizione. Chiude l’anno con il suo quarto libro personale, “Le Scarpe del Flâneur”, una silloge di testi scritti nella sua Parigi alla ricerca della tradizione del poeta camminatore, sempre con l’edizioni Ensemble di Roma e seconda tappa della trilogia. Nella prima parte del 2021 conduce un programma di arte e cultura alternativa sulla web tv Stylise dal nome JHONNYSBAR altre forme d’arte. A sorpresa per un periodo nel direttivo del movimento poetico “Rinascimento Poetico” come referente toscano ed arcipelago fino a separazione per evidenti divergenze politiche; è direttore artistico della manifestazione “Gran Premio alla poesia” in collaborazione con l’associazione culturale La Chute di Firenze, giunta alla ottava edizione. Inoltre collabora con l'organizzazione di eventi poetici allo spazio del giardino delle Rose di Firenze con "I giovedì tra le rose" e collabora con vari caffè letterari in Toscana curandone le presentazioni. Può vantare poesie tradotte in francese, inglese, spagnolo e portoghese con pubblicazioni in riviste di settore in Francia, Spagna, Argentina e Brasile. Nel 2022 stanco della poesia si prende una vacanza poco seria con il romanzo giallo “Un caso pop per l’ispettore Iannacci”, edito da Puntoacapo. Del maggio del 2023 è il pamphlet contro la poesia contemporanea italiana "Dichiarazioni di guerra" per la casa editrice romana Progetto Cultura, ed a luglio stesso anno vede la luce la silloge "I Blues di Jonathan Rizzo, ballate per senzatetto senza amori a cui impiccarsi" per Ensemble che chiude la trillogia dell'innocenza, e finalista al Premio Prato Poesia. Decisamente fuori posto è finalista dell'edizione 2023 e 2024(recidivo) del Premio InediTo di Torino per la poesia in cui il suo poema "Poesia impressionista" *vince* il secondo premio(sic). Conclude l'anno solare 2023 vincendo a sorpresa un concorso di poesia erotica istituito dal movimento del Rinascimento Poetico. Nell'autunno del '24 vede la luce un nuovo libro fra racconti e poesie di analisi saggistica sul tema universale delle figure famigliari dal titolo "Anamnesi famigliare" edito da Puntoacapo. Sempre in viaggio, sempre in fuga, poeta senza casa, lo potreste trovare in qualche bettola a leggere i suoi versi disperati con l'accompagnamento musicale dei soliti galeotti delle 7 note col progetto di poesia e musica "Jhonnysbar(Nuova gestione)", o in quei luridi postriboli di cui fingete di non avere memoria, ma dove in verità avete incontrato le vostre compagne d'altare. Ecco probabilmente sarà lì con loro a bere sperperando i vostri soldi brindando a voi mentre scrive queste ultime note biografiche giusto per il gusto di farvi incazzare. In poche parole non vince mai e continua ad insistere, è proprio uno sciocco innamorato e romantico sempre prossimo al ritiro, ma a nessuno dirà il perché di ciò da gentiluomo qual è.


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