Resine (al bambino che non fui)

Estrassi da cortecce
resine, stille ocra
dal più sacro fervore.
Furia di primavera,
d'essenze, ambre e scuri oli.

    E tu non osservasti
    né ascoltasti, allora.

Nel tuo sguardo
nessuna dimora,
solo il tamburo
di pelli d'asino.
Essicca lento
solo nel deserto
l'indicibile
ricordo. Scaglie blu
di stelle già morte.

Restano solo
carezze buie
Uomo-corteccia;
uomo-salice,
figlio caduto.

    Assenza; foglia
    morta, per terra.


Foto e testo - inedito 2023 -
di Sergio Daniele Donati ©
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