(Redazione) - Due inediti di Alessia Tucci (15 anni) a cura - e con nota di lettura - di Annalisa Mercurio


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IL VELENO UMANO: LE FERITE DELLA TERRA

Perseveri il grano, perché crescano le spighe.
Attendi la calda stagione estiva affinché il mare guizzi nei tuoi fulgidi pensieri
Contempli l’immagine di quelle glaciali taighe,
ma tutto è mutato, volta la pagina che designava il nostro ieri;
dinnanzi al domani, impotenti e forse scoraggiati
dall’impetuosità di onde e turbolenze burrascose,
dalle creature che versano il sangue scarlatto, promulgando gli ultimi fiati,
ci si accinge nel reperir le cause
del veleno iniettato alla Terra,
della cura medicamentosa che mai fu raggiunta,
dei ghiacciai che con il surriscaldamento convolano a guerra,
della plastica che i mari trapunta.
L’uomo che conscio ha inferto molteplici ferite,
la Terra che munifica le ha costipate entro sé stessa,
tronfia di difenderci, pur avendo instaurato una lite
con la bestia umana, che incurante l’ha sottomessa
ai propri vizi, al desiderio spropositato che , sebbene frivolo,
ha deturpato la nostra culla delle sue risorse,
ed eristici ci promettiamo di essere veicolo
di speranze, di auspici, mentre navighiamo in balìa dei “forse”.
La primavera che coi suoi boccioli
stenta a far capolino dal suo letargo, esanime.
L’autunno e i suoi colori, imprigionato da vincoli
che negano le suddette stagioni, come fossero flebili anime.
L’arma dell’uomo diviene impercettibile,
ma amara e cruenta
come un nemico diviene inscalfibile,
mentre il globo si corrode e ha distaccato la sua placenta:
da vittima a carnefice, tentando di temporeggiare la distruzione,
l’uomo ha pugnalato alle spalle il proprio nido,
senza timore, ha rinnegato la sua protezione senza esitazione,
mentre i suoi stessi polmoni si caricano di diossido,
mentre la salute umana è su un precipizio,
in uno spartiacque insidioso, in un countdown inquietante,
cercando la conclusione ma ignorandone l’inizio,
perché assaliti da un terrore sfiancante.
Il tempo scorre senza cedere ausilio,
il mondo è indigente di rispetto, di cura,
mentre il nostro cielo diviene sempre più tetro e grigio,
mentre ci sovrasta un’aura semioscura.
È tempo di riflettere, non di soffocare la rinascita,
di riportare lo splendore,
di inneggiare alla vita,
e quel bocciolo sarà finalmente un fiore.

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IL GIARDINO ROSSO SANGUE

Una rosa rossa, un bocciolo,
la felicità che riveste ancora un ruolo,
e le mie sicurezze, ancora vive,
ancora rosse come fuoco, come i tramonti sulle quieti rive.
Un sorriso da tempo lo cerco nel vento
di chi fugge, di chi è volato, di chi sopporta il tormento,
di chi piange, di chi sussurra, di chi ha sete di tregua,
la speranza è la luce dell’animo perpetua.
Commemora e spera finché vorrai,
vivi e sogna finché potrai;
Non avrei mai creduto che la vita fosse una corda,
ma la nostalgia di pace è balorda.
Una volta c’era il cinguettio di un usignolo,
ora sento il pianto di un soldato solo,
una volta c’era il sole,
ora mi mancano persino le parole.
Prima vivevo, ora non lo so più,
la sorte è cieca e spaventa la gioventù,
ma esisto per resistere,
non per cedere.
La guerra è lacrime,
la guerra è lo strazio di anime,
vite appena sbocciate
che ben presto son scappate.
Sguardi infranti,
eco di bambini sognanti,
voci flebili come fiamme di candele,
cuori fatti di ragnatele,
ci si arrampica per poi svanire,
gli sguardi vuoti son pronti a guarire.
L’animo è bianco, ma il coraggio è rosso
C’è uno spiraglio di vittoria in questo mondo scosso,
come le urla di chi lotta
contro questa gente corrotta.
C’era una volta un fiore rosso,
ignaro del mondo e del suo paradosso,
ora in quel giardino non sorgono più le margherite,
lasciano che il tempo curi le tue ferite.
Il mondo è divenuto rosso sangue.
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NOTA DI ANNALISA MERCURIO

Alessia Tucci ha quindici anni e vive in un piccolo paese in Puglia.
Mi auguro che tutti voi possiate un giorno ascoltarla leggere versi. Per ora, la Redazione la ringrazia per averci affidato due sue composizioni.
Quando l’ho conosciuta, non ho potuto fare a meno di pensare che quella figura di adolescente, fosse il corpo nuovo di un’anima antica.
Alessia usa figure retoriche, rime alternate e altre baciate, ed è una fonte inesauribile di immagini. Che questo sia frutto di coscienza, o sia frutto d’aver fatto suo a orecchio il linguaggio poetico, non cambia la capacità di espressione e di comunicazione di questa giovane poeta. Troviamo nei suoi versi, una poesia sociale nella quale, tra la denuncia degli orrori di guerra e un occhio all’incuria dell’uomo nei confronti della natura, lascia entrare squarci di bellezza e un amorevole sguardo sulla sua terra: una terra apparentemente dura ma straordinariamente fertile, come fertile è il pensiero di Alessia Tucci.
Nel primo componimento troviamo un brano sciolto da canoni scolatici, sebbene mantenga la forma di chi, nonostante la giovane età, si sta nutrendo di classici: troviamo, infatti, rime interne e metafore. Nella seconda poesia invece, Alessia gioca con rime baciate e alternate, con anafore accumulazioni e anastrofe.
La poesia, nell’era dei nativi digitali, è più che mai viva.

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Commenti

  1. Bella poetica grazie alla redazione per averla condivisa

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    1. Un vero talento nel pennino di una giovanissima

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  2. La poesia è ancora viva... Viva la poesia!

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    1. La poesia non può perire se non quando perisse l'Uomo. Grazie di cuore dal profondo.

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  3. Una profumatissima mela verde. Promette aromi deliziosi a maturità! La poesia è viva!

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