Il rapporto olfattivo col diritto



Conoscevo un giudice del Tribunale di Milano al quale quando passavi il fascicolo d'ufficio, perché ne analizzasse gli atti, essendo mezzo orbo, se lo portava ad una distanza quasi millimetrica dagli occhi, il naso in contatto col cartone, e lo scorreva tutto quasi fosse un moderno scanner.
La cosa, esilarante per la maggior parte dei colleghi e me, provocava battute sarcastiche nei corridoi che per pudore non ripeto.
Un giorno diedi un'interpretazione diversa alla cosa che lasciò molti inizialmente interdetti.
Dissi " Ma non avete capito un cavolo! Il giudice X ha un rapporto olfattivo col diritto. Lui non fa scanning, lui il fascicolo lo annusa, lo odora e dagli odori (profumi mi parrebbe troppo) dei fascicoli, moderno segugio di commi ed articoli, determina torti e ragioni".

Ovviamente tutti risero e mi diedero del matto e la cosa a me, giovane neo avvocato, fece piacere perché nell'ambiente passare per mattacchioni non guasta, ed io penso di riuscirci bene.

Però adoravo quel giudice orbo che per me il diritto lo sniffava quasi fosse una droga, con aria molto concentrata.
Mi riportava a un'idea e a atmosfere un poco da film fantasy, con vecchie biblioteche polverose e un vecchio bibliotecario barbuto quasi cieco che però riconosce i suoi libri dal tatto e dall'odore.
Mi piaceva molto assistere a quel gesto di intimità corporea col diritto, oserei dire di sensualità verso la Norma, che io immaginavo come una grassa matrona rinascimentale nave scuola di molti giovani giudici.
Mi piaceva l'immagine un poco da postribolo medievale che mi permetteva di dire tra me e me: "Il giudice sta annusando la Norma".

Il processo telematico ha molto limitato la possibilità di incontrare giudici simili purtroppo. E io rimpiango di non poter più fare quelle stupide fantasie che mi mettevano sempre di buon umore in udienza.


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