Stanze della lacrima del bello


Suoni che mutano
nell'istante dell'incontro.
La discesa sacra 
del femminile rende 
cauta la mia attesa
e un tuono di silenzio
dà cadenza ai passi
e all'armonia del sottosuolo.


Ho atteso eoni la tua venuta
e il mio cambiamento
- si forgiava allora
come flauto silvestre. 
Tu non guardare i miei zoccoli,
osserva come abbasso 
lo sguardo se t'avvicini
alla mia malcelata timidezza.


D'autunno si forgiano le intenzioni
dei giovani amanti
e sui muschi su cui si deposita
il sidro sacro del loro desiderio
resta una traccia di latte
la danza della rinnovata stagione
del verde amore dei boschi.


In alto, sotto la pianta
dei nostri piedi siamo
alberi sacri per miriadi
di formiche mirabolanti
che scambiano per radici
i nostri inciampi silvani.


Ci dicono angeli
solo perché volgiamo la schiena 
a un passato indicibile
e ci copre di rimpianto
un vello di lino mal tessuto
le cui tinte ocra, però,
sono vestigia d'un rapporto
fecondo con la terra
che distrattamente ci ha generato.


Allora no, non dirmi cieco
se cerco il vuoto, né muto
se tace la voce di lira
e l'argento delle mie corde vocali.
Si tacita il vento, lo sai,
per lasciare spazio e tempo
infinito al Sacro d'elevare
la sua nenia antica,
la berceuse d'un infanzia 
sognata tra i pulviscoli
di polvere che filtrano
tra le listarelle delle tapparelle
dei nostri sogni. 


Lascia che canti l'Altrove
il suo canto di cristallo
e che sia l'upupa il suo 
menestrello. Io taccio
e piango lacrime calde
di bellezza salata
dai miei occhi d'ossidiana.

Testo inedito 2022
di Sergio Daniele Donati ©

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Commenti

  1. Stupenda! Grazie Sergio

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    1. Sono io a ringraziare davvero per la lettura

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  2. Parole che invocano l'Altrove, la sacralità sfiorata, e la fragile esistenza dell'umano
    Bel poemetto!

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  3. Grazie, mi è piaciuto molto

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  4. Mi hai ricordato quando anche io sognavo guardando il pulviscolo che si muoveva leggero tra le lame di luce che filtrava dalle tapparelle. Sogni di bambina.

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  5. bravissimo, grazie molte per questa sinfonia poetica

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    1. L’ho apprezzato davvero molto.con grande umiltà mi permetto due quisquilie assolutamente formali: posso?

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  6. Grazie di cuore, Sergio!
    Parole che evocano pura bellezza sospesa tra sogno e realtà.
    Parole che ora come un balsamo curano la tristezza causata da altre parole -questa volta di odio- lette poco fa.
    Grazie ancora. Marina

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    1. Grazie Marina, davvero. La parola dovrebbe sempre, se ben usata, essere balsamo. Purtroppo l'odio è anch'esso nella parola e ne uccide la sacralità

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  7. Grazie Sergio. L'altrove è contento di essere cantato da te

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