Poesie brevi # 2

Scolora verso l'indaco

Scolora verso l'indaco
il pensiero
nell'ora in cui vibrano
tele di ragno,
come cetre.
Dove poggio i piedi
non è il mio mondo
- anche se ne porta traccia.
La mia terra è il deserto
dei miraggi, là dove
ho imparato a camminare
a spirale, per non esser
accecato dal sole.
Mi chiedi da dove io venga?
Vengo da una crepa
d'una storia antica,
vengo con mani impolverate
e ginocchia sbucciate
a pregare il mondo
di venerare le stelle
ch'io ho dovuto dimenticare.

Le tue domande

Le tue domande
mi serrano la mascella
e irrorano le praterie
dei miei silenzi.
Non ti crucciare se non rispondo,
mi innamora il timbro
delle tua voce
e taccio, come tace la notte
il raggio di sole.

Confessione

Parlai d'inciampo e balbuzie
molto prima che il cuore
s'infiammasse dell'inutilità
della parola.
E - per la prima volta -
conobbi allora
quanto è spaventevole
il silenzio
che precede la creazione.

Scrittura

La scrittura è alle volte
l'ultima fine arma
di chi è incapace
d'appendere al muro
i guantoni della sopravvivenza.

Acqua

Se dico acqua
non volgere lo sguardo al passato.
L'acqua - come la scrittura -
ha una direzione,
come sa il guscio di noce
reso nave dei pirati.

Colui che non si nomina

Dove sta Colui
che non si nomina?
C'è chi dice ovunque,
chi in nessun luogo.
Io credo si celi tra radici
e foglie della quercia,
a dar sostegno la notte
al mono-tono dell'assiolo
dietro il quale egli nasconde
il suo sorriso afono.

Meditazione

L'antico gesto che unisce
il pollice al mignolo
e libera le altre dita
dalle fatiche del contatto
crea un Mudra di comprensione
che nulla risolve
ma dipinge il creato
dei colori dell'aurora.

L'Antico

Non son nato filosofo,
sono amanuense,
forse solo artigiano.
Non so aprire strade nuove,
ma datemi un machete
e vi mostrerò le tracce dell'Antico
tra liane e sterpaglie.
Sarà lui la vostra guida.

Paura

La paura è un guizzo,
- la crepa del quotidiano -
è un ospedale dove
persino gli armadi trasudano sofferenza.
E, per contrasto, la paura
è un'ipotesi che
non riesci a scacciare;
allora la poggi sul tuo grembo,
reciti quel Salmo e rinnovi
il miracolo d'un mondo
che non gira solo attorno a te.

Un sogno

Nella caverna i messaggi
colavano lenti.
"Non troverai mai amore
se non avrai varcato
la porta dell'alleanza",
diceva il ramarro.
Dietro la stalattite
un canto d'acqua
e lacrime di cristallo
sul mio volto trasfigurato.

Notte in ospedale

Eppure srotola qui - di notte -
la sua armonia,
lo strascicar di ciabatte,
il cigolio della gruccia
dell'ossigeno,
l'assolo dell'anziano
che chiama ”mamma”
- e il silenzio di velo che
ne accarezza lo strazio.

L'attesa d'un giorno - d'attesa -
è una narrazione solenne.
Qui, a occhi chiusi,
la notte la puoi ascoltare.

Acrobazia

Acrobazia mirabile
della mente.
Aggrapparsi al Sogno
mentre il cuore piange.

Un'ironia vitale

(...)
e nascondere
dietro un'ironia
facile e vitale
quanto spaventi la vera
voce del proprio cuore.

Non chiedere

Poggia su uno sguardo
eterno - e di stupore -
ma tu non chiedermi
cosa sia.

Senza parola

Senza parola - né silenzio -
è sempre possibile
appoggiarsi alla delicatezza
del petalo, per cantare
il canto del proprio limite.

Abbagli e penombre

Non è saggio gettarsi
nell'abbaglio e rifiutare,
per corruschi fuochi fatui,
i fertili semi della penombra.
L'assolo dell'assiolo
è un richiamo a velarsi
il volto di lino sacro
alla ricerca del vero.
E il pasto che segna
la fine dello Shabbat è
detto "dei volti stretti".

Andare a capo

"Non sai andare
correttamente accapo"
disse il decapitato dalla parola
a chi tentava con molta serietà
il gioco più antico del mondo.

Sicumera

La felice sicumera
con la quale avvolgiamo di seta
miopi imprecisioni
e sfasamenti del cristallino
è il segno fortunato del fallimento
d'una onnipotenza troppo statica
per adeguarsi al balbettio
dorato della vita.
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