Dopo il tempo (Oblivion)

Lo sai; quando torna lunga
l'onda d'un dire mai espresso, 
lo fa senza bussare. 
Allaga e riempie e infiamma
di liquidi urticanti ventricoli
troppo inesperti 
al cospetto del Silenzio,
e tu, e io, e noi, 
li ascoltiamo borbottare come magma
da una ferita da aspirare
con una cannula d'oro.

Non mi restava che quell'ultimo passo
- piegare il corpo al dolore
per evitare la fuga nella parola -
per ascoltare le disarmonie
- seconde e settime - 
della melodia che ci univa, allora.

Nel delirio della febbre
avevi il volto di mio padre
e la voce era la tua, così barbara
da innamorare. 
Sei svanita tra i sudori madidi 
della mia pelle;
restava sullo sfondo una voce
tremula d'anziano.
Chiamava la mamma nello strazio,
là dove risiede celata
ogni bellezza 
si possa immaginare.

Foto e testo - inedito 2022 - di
Sergio Daniele Donati



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