(Redazione) Letti da Francesca - 04 - "Quel luogo a me proibito" di Elisa Ruotolo (Feltrinelli Editore, Marzo 2021)

A cura di Francesca Piovesan
Quali sono i luoghi proibiti? 
Chi proibisce? 
Chi obbedisce al divieto?
Elisa Ruotolo, in questo romanzo, porta sulle pagine un io narrante, una prima persona, una donna.
Una bambina di un Sud Italia nei dintorni di Napoli, che cresce con il mito dell’obbedienza, della severità, della perfezione, della pulizia dentro e fuori, del candore.
Quello che le viene precluso, e che imparerà a precludersi, è il desiderio, la volontà di desiderare. 
La possibilità di accompagnare un corpo lungo la propria età, di amare e farsi amare, di donarsi senza riserve a un’altra persona.
L’educazione sessuale e sentimentale di una bambina che vede nel maschio l’impuro, l’approfittatore, il lupo che sgozza l’agnello. 
Una bambina costretta a cambiare canale se alla tv passano scene di nudo, un’adolescente che in un autobus scolastico caldo e sudato vede dal finestrino Imma, che consapevolmente ama per poi rigenerarsi dopo ogni notte, una compagna di classe che tradisce l’amica tredicenne.
Una donna, che diventata adulta, si definisce “donna bonsai”, costretta a una piccolezza perenne, legata, potata per mantenere l’ordine, amputata.
Una continua riflessione su se stessa, su come le imposizioni siano diventate il suo credo, su come si senta impreparata, impaurita, trafitta da una vita e dall’amore che non conosce, che non le è mai stato tentazione, perdita, furore.
Una verginità di corpo e sentimenti che sfiora, superati i quarant’anni, Andrea, un uomo conosciuto per caso, un uomo più adulto, che le chiede il sacrificio: l’affidarsi, il perdere il controllo, la completa disponibilità ad aprirsi ad un altro corpo, ad altre mani, senza sentire lo sporco, desiderando come desiderano le persone che vivono , e non pensano solamente.
Il pensiero, continuo e ossessivo, è il vero tormento della narratrice. L’arrovellarsi incessante su cosa sia il bene, l’ordine, su cosa sia per lei il bene, l’ordine, su cosa sia per gli altri il bene, l’ordine. Su come il giudizio degli altri le infesti l’anima.
L’amore sarà sconquasso, ferita e perdita.
L’amore sarà mancanza, e desiderio di quello che non si è mai vissuto, desiderio destinato ad ardere per sempre, seppur alimentato nella maniera che il tempo sa livellare.
Un romanzo di sensi taciuti e scoperti incorniciato da una lingua lirica, introspettiva, sensuale.
Una discesa nella paura di perdere il controllo, che ognuno di noi sublima nelle forma che gli è più nemica.
“Io, ad esempio, restavo nel solco di regole e atteggiamenti poco istintuali, fatti di sottomissione alle stoffe e sgombero d’ogni leggerezza. Nel tempo divennero la mia forma – forse perché ero d’un bianco così vulnerabile da avere bisogno di margine per esistere. In essi duravo con cautela, seguendo ovunque procedure verificate da altri e che comportassero un dolore minimo.”
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