Parole e Vita (Oblivion - Final)

Oblivion di Sergio Daniele Donati

Succede, lo so.
Trasformiamo spesso la vita
in letteratura, 
e in segni grafici
le nostre voragini e abissi. 
E ci si accontenta;
come se a quell'apnea 
potesse donare ossigeno 
un ammasso di lemmi scomposti.
Dichiarando l'esistenza
del nostro malessere,
ne prendiamo distanza, 
e ci illudiamo che la parola, 
perché detta, 
non sia più viscera.
Ma la parola viaggia lenta
su binari che dovrebbero essere sacri. 
La parola trasforma, lo sai,
e impone alla schiena 
la verticalità perduta. 
È una maestra inesorabile;
sale sul dorso del puledro
che scalpita per non essere montato,
e lo rende mansueto
con speroni d'argento.
La vita non è materiale per letteratura
e la scrittura è decifrazione;
non via di fuga.
Scrittura però è vita,
è vero, 
quando rinuncia a ogni impulso
e seduzione,
se si pone come barriera
tra il distacco e il nostro desiderio
di non vedere. 
Scrittura è disinfettante 
che brucia pelli ferite
per guarirle dal taglio
dei silenzi del mondo.
E, poiché né tu né io
usiamo olii sacri
per condire insalate,
ti prego perdona il mio uso
incosciente della parola.
Erano singhiozzi per non vedere
la mia bua, bambina. 
Per conto mio 
non ho nulla da perdonare
a una voce che si fa evanescente,
e al tuo sguardo felino. 
Resta la dolcezza
- questa sì sacra -
del ricordo d'un momento puro,
quando per un istante 
mi sono illuso
- ci siamo illusi -
che potessero essere accolte
le nostre giocose lallazioni.
La porta che si chiude
senza alcun rumore
su cardini ben oliati
mette la parola
- per noi sacra, lo ripeto -
alla sua opera sovrana
e permette a te e a me
- non più a noi -
di rivolgerci all'antico. 
Là, tra alfabeti e numeri,
ne sono certo
troverai le tue risposte
al mondo che dici ingiusto.
Là, tra alfabeti e numeri,
troverò il Silenzio
che persi allora
sotto l'abbaglio del tuo sguardo. 
Là tra, alfabeti e numeri,
ognuno per sé,
ritroveremo il ricordo
della mia voce che tremava 
come se fosse la prima volta
che ascoltava il battito del cuore;
e la memoria tuoi gesti maturi.
Tremava anche la tua voce,
lo ricordo bene, 
mentre mi donavi
- ti donavi -
la possibilità d'esistere
fuori dalla letteratura.

 


stampa la pagina

Commenti

  1. Grandiosa! E l'esito complessivo della tua parola, dei tuoi dialoghi poetici, delle tue musiche scelte da te in abbinamento è assolutamente positivo. E nuovi esiti attendiamo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Gianni. I cicli che si chiudono ne lasciano intravedere altri all'orizzonte.

      Elimina
  2. Quanta malinconica dolcezza che provo. Ti abbraccio

    RispondiElimina

Posta un commento