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Visualizzazione dei post da 2025

(Redazione) - Dissolvenze - 50 - Soffi e sibili

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  di Arianna Bonino Di chi sono gli uccelli del cielo? Di chi le ridenti rondini, le ingenue allodole, i muti cigni? In principio erano di Dio. Poi arrivò l'uomo e l'uomo si fece re, divenne padrone di flora e di fauna, facendone preziosa concessione a suo piacimento e mandando a morte chi osasse sottrarre un cervo, una lepre, un frutto. Mentre attraversavo London Bridge Un giorno senza sole Vidi una donna pianger d'amore Piangeva per il suo Geordie… (1) Avrebbe fatto la stessa fine, Geordie, impiccato con una corda d'oro, se invece di rubare sei cervi nel parco del re avesse sottratto un cigno. I cigni d'Inghilterra sono del Re, ancora oggi. Simbolo di aristocrazia, potere, bellezza. Possono trasformarsi in una vera ossessione, come fu per l'imperatrice Giuseppina, che ne fece portare di bianchi e di neri per il suo lago nei pressi di Parigi e che di cigno dette le sembianze addirittura a sedie e suppellettili di cui si circondava. E quindi, i cigni del Tamigi ...

Allora, forse...

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  Prenditi il tempo per dire  del cobalto tiranno  e dei contorni dell'indicibile. Poi mescola sulla tavolozza della parola mai nata ambre fossili d'incertezza e la mistica presenza di un indaco, maestro taciturno. Poi attendi e, se la parola sorge, abbandonala alla via umida e uterina del muschio. Allora, forse,  potrai dirti poeta. _____ Testo, inedito 2025, di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Fisiologia dei significati in poesia - 20 - Il poeta e la sua parola (parte sesta - Presupposti per la Sintesi)

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  di Giansalvo Pio Fortunato Ripartiamo, dunque, dalla pluripotenza della poesia , che – va precisato – non è onnipotenza. Il legame, infatti, del linguaggio poetico con la lingua, che è articolata, risulta, infatti, negativamente limitato: nei termini di una possibilità che finisce lì dove finisce la lingua come significatività, sonorità e visione. Il centro gravitante del linguaggio e, a maggior ragione, del linguaggio poetico si pone nell'incrocio esatto tra il mondo culturale (il complesso di visuali percettive di un individuo, che è figlio di una comunità) ed il mondo artistico di quello stesso individuo e di quella stessa comunità. Questa intersezione, senza dubbio, non priva il poeta della sua originalità: semplicemente la indirizza, segnando intrinsecamente il limite. Uno spirito illuminato , per intenderci, può, in quanto poeta geniale e rivoluzionario, scrivere sempre e solo ancorato al suo tempo, alla sua costituvità ruminante artistica e culturale, e, qualora dovesse ap...

Nota sottile

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  Stava lì,  fragile promessa, nota sottile.  Stava lì, senza emettere suono, la voce del figlio. Incapace di dirsi, stava li, immobile, nella notte senza stelle.  _____ Testo inedito (2025) di Sergio Daniele Donati 

(Redazione) - Anfratti - 11 - P!

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  Di Alessandra Brisotto Il segnale stradale. P Fissa intensamente il segnale stradale e non ti accadrà nulla. Non piangerai. Non farai scenate ridicole. Non piangerai. Riuscirai a leggere la preghiera fino alla fine. Non piangerai. Ti alzerai dal primo banco, quando tutti faranno silenzio, attendendo la tua voce attaccata alla preghiera. Tu fissa il segnale stradale oltre il vetro alla fine della gente, ora dietro di te, poi davanti. P Non piangerai. Le leggi sono leggi. I segnali stradali sono leggi. Le leggi ci indicano una strada. Sarai forte come l’intera costruzione in cui ti trovi, come la somma di tutte le forze presenti, forte come il tempo che passa e non dà tregua, né incanto. Non piangerai. P Le tue lacrime si accartocceranno l’una nell’altra, aumentando di peso, non di volume, ti resteranno dentro come una stella implosa, una nana bianca, un buco nero che potrà uscire da te solo dopo la cerimonia. Non piangerai quella stella. Adesso no. Ora fissa quel benedetto segnale...

(Redazione) - Le quattro stagioni di Jonathan Rizzo - INVERNO

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  Jonathan Rizzo ritratto da Dino Ignani __________ I - FOLKLORE ELBANO Sembra il primo giorno di sole dell’anno. Solo l’orizzonte distratto a perdita d’occhio, nella musica a festa che riempie il cielo del vino in tasca a sgonfiare la testa. Ma sopra ogni cosa la luce che benedice e porta in dono la pace. Ispira respiro dopo una lunga attesa, assenza senza fiato ansimando bianco immoto d’inverno. Ma oggi al tramonto lasco anche lui nella sua danza, gonna gitana, niente più conta, come la notte con la luna in complice frasca che se ne infischia sulla riga orizzontale del cruciverba nel 38 orizzontale. La tavolozza scivola. Colora libera ogni bambola. Si veste di petali di rosa, miagola ed incendia la favola. Chiamala se hai bisogno di un nome, di una regola, aquila. I nomi come i confini, servono solo per gli uomini soli. La nostra parola è libertà L’orchestra concederà musica fino a quando semmai l’alba ci scoverà altera, povera anima severa. Trovandoci savi e cani come corpi nud...

(Redazione) - Voci dall'Umanesimo-Rinascimento - 09 - Il De priscorum proprietate verborum di Giuniano Maio: un caso controverso (seconda parte)

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  Di Gianni Antonio Palumbo Avevamo cominciato ad affrontare la complessa questione del lessico De priscorum proprietate verborum , pubblicato nel 1475, per i tipi di Mattia Moravo, dal partenopeo Giuniano Maio, quella figura di studioso e onirocritico che Iacopo Sannazaro ricorderà nell’Enareto dell’ Arcadia . Il Volterrano l’aveva accusato di essersi impadronito del lessico di Antonio Calcillo, delineando foschi scenari di appropriazione indebita di opera altrui, con l’aggravante della sopraggiunta morte del vero autore del lessico. Siamo intervenuti già nella precedente puntata di questa rubrica ( lo trovate qui ) a chiarire il fatto che il lessico di Calcillo è tutt’altro che svanito, al punto d’essere conservato nel manoscritto Bodleiano 171 (sec. XV, cart. di 389 ff) di Oxford. Esso costituisce, sì, l’ossatura del vocabolario di Maio, ma in quest’intelaiatura confluiscono innumerevoli altre voci, a cominciare dal De Orthographia di Giovanni Tortelli, che vi gioca un’incidenza...

(Redazione) - Speciale "Mediterraneo" - "Gli Arbereshe e il mare" di Maria Cianciaruso

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Foto di  Sara Groblechner  su  Unsplash Maria Cianciaruso "Particolare di abito tradizionale" - foto di Italo Elmo (1)   Siamo arrivati dal Mare, lo abbiamo attraversato alla ricerca di un porto sicuro, con la speranza di una vita migliore. Il mare, da secoli protagonista di tutte le migrazioni, ha accolto i desideri e gli auspici degli Arbereshe, antico popolo albanese che dal 1400 in poi, per sfuggire all’oppressione ottomana, si è stabilito in molte zone dell’Italia meridionale, tra cui la Calabria. Quel popolo abita ancora oggi nelle province di Crotone, Cosenza e Catanzaro, quel popolo, ancora oggi, parla la sua lingua antica, quell’idioma trasportato dalle onde del mare e che riesce a sopravvivere a distanza di secoli. Anche le campane di Pallagorio parlano Arbereshe, sono incise con poesie di quella lingua lontana e sono rivolte verso il mare, verso quello stesso mare al quale si rivolge la Madonna del Carmine, prima di far rientro in chiesa, al termine della ...

(Redazione) - Speciale "Mediterraneo" - "Presepio te l'aqua (Presepe nell'acqua)" di Fabio Franzin

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  PH. DI DANILO FERRONI Foto di  Sara Groblechner  su  Unsplash Presepio te l'aqua Nel dialetto Veneto-Trevigiano dell'Opitergino-Mottense E ‘lora el prossimo presepio féneo te l’aqua. Drento ‘a vasca da bagno, ‘na mastéa, drento ‘a santiera in marmo dee cese. Basta mus.cio e sasséti, ma sol sal gross e sguataràdhe. Un gòt de inchiostro a far tórbio e abisso. Nissùna stea tacàdha al costón, nissùna busìa o persa sacraità. Drento buténeghe sparse tute ‘e statuete, i maghi e ‘l banbìn Gesù; buténeghe anca ‘e piègore, ‘e barchete zogàtoeo dei nostri fiòi, i grani dei rosari dee nostre mare, ‘a fiapa pietà e ‘a rabia senpia. Che vae tut a fondo e tut se stue. Féneo tel mar ‘sto àno el presepio. Nissùn faro tee coste, nissùna stea che ciame salvezha. Par nissùni. Sol ‘na onbra nera, scavazhàdha, sie àea o crose, incastràdha sbièga tii pieroni, come réito tel calvario de ‘na spiàjia basàdha dal sol. Presepe nell’acqua E allora il prossimo presepe / facciamolo nell’acqua. D...

(Redazione) - Speciale "Mediterraneo" - Mediterraneo ed ancestrale : la capitolazione del capitalismo, di Giansalvo Pio Fortunato

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Foto di  Sara Groblechner  su  Unsplash L’universo dischiuso dal dionisiaco si insinua nel corredo costitutivo del Mediterraneo e lo avvale di un’interpretazione meridana e latitudinale che, certamente, meglio di ogni altra disamina antecedente, è stata in grado di definire un’identità. È interessante, in tal senso, entrare fin da subito nel punto cruciale di questa mia breve trattazione, evidenziando una sostanziale differenza tra il dionisiaco posto ed i comportamenti afferenti ad un simile codice interpretativo. Perché il dionisiaco , preso per se stesso, costituisce una solida matrice interpretativa che, essendo schietti, tradisce la sua stessa sostanzialità: anzi – si può dire – ha ben poco a che vedere con essa. Certamente, gli avvertimenti giungono da fonti autorevolissime, tali che il dionisiaco , così individuato, non si formalizzi altro che in un’espediente ermeneutico, capace di raccogliere una serialità comportamentale o, pari merito, una postura esistenzial...