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Visualizzazione dei post da 2025

(Redazione) - Anfratti - 11 - P!

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  Di Alessandra Brisotto Il segnale stradale. P Fissa intensamente il segnale stradale e non ti accadrà nulla. Non piangerai. Non farai scenate ridicole. Non piangerai. Riuscirai a leggere la preghiera fino alla fine. Non piangerai. Ti alzerai dal primo banco, quando tutti faranno silenzio, attendendo la tua voce attaccata alla preghiera. Tu fissa il segnale stradale oltre il vetro alla fine della gente, ora dietro di te, poi davanti. P Non piangerai. Le leggi sono leggi. I segnali stradali sono leggi. Le leggi ci indicano una strada. Sarai forte come l’intera costruzione in cui ti trovi, come la somma di tutte le forze presenti, forte come il tempo che passa e non dà tregua, né incanto. Non piangerai. P Le tue lacrime si accartocceranno l’una nell’altra, aumentando di peso, non di volume, ti resteranno dentro come una stella implosa, una nana bianca, un buco nero che potrà uscire da te solo dopo la cerimonia. Non piangerai quella stella. Adesso no. Ora fissa quel benedetto segnale...

(Redazione) - Le quattro stagioni di Jonathan Rizzo - INVERNO

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  Jonathan Rizzo ritratto da Dino Ignani __________ I - FOLKLORE ELBANO Sembra il primo giorno di sole dell’anno. Solo l’orizzonte distratto a perdita d’occhio, nella musica a festa che riempie il cielo del vino in tasca a sgonfiare la testa. Ma sopra ogni cosa la luce che benedice e porta in dono la pace. Ispira respiro dopo una lunga attesa, assenza senza fiato ansimando bianco immoto d’inverno. Ma oggi al tramonto lasco anche lui nella sua danza, gonna gitana, niente più conta, come la notte con la luna in complice frasca che se ne infischia sulla riga orizzontale del cruciverba nel 38 orizzontale. La tavolozza scivola. Colora libera ogni bambola. Si veste di petali di rosa, miagola ed incendia la favola. Chiamala se hai bisogno di un nome, di una regola, aquila. I nomi come i confini, servono solo per gli uomini soli. La nostra parola è libertà L’orchestra concederà musica fino a quando semmai l’alba ci scoverà altera, povera anima severa. Trovandoci savi e cani come corpi nud...

(Redazione) - Voci dall'Umanesimo-Rinascimento - 09 - Il De priscorum proprietate verborum di Giuniano Maio: un caso controverso (seconda parte)

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  Di Gianni Antonio Palumbo Avevamo cominciato ad affrontare la complessa questione del lessico De priscorum proprietate verborum , pubblicato nel 1475, per i tipi di Mattia Moravo, dal partenopeo Giuniano Maio, quella figura di studioso e onirocritico che Iacopo Sannazaro ricorderà nell’Enareto dell’ Arcadia . Il Volterrano l’aveva accusato di essersi impadronito del lessico di Antonio Calcillo, delineando foschi scenari di appropriazione indebita di opera altrui, con l’aggravante della sopraggiunta morte del vero autore del lessico. Siamo intervenuti già nella precedente puntata di questa rubrica ( lo trovate qui ) a chiarire il fatto che il lessico di Calcillo è tutt’altro che svanito, al punto d’essere conservato nel manoscritto Bodleiano 171 (sec. XV, cart. di 389 ff) di Oxford. Esso costituisce, sì, l’ossatura del vocabolario di Maio, ma in quest’intelaiatura confluiscono innumerevoli altre voci, a cominciare dal De Orthographia di Giovanni Tortelli, che vi gioca un’incidenza...

(Redazione) - Speciale "Mediterraneo" - "Gli Arbereshe e il mare" di Maria Cianciaruso

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Foto di  Sara Groblechner  su  Unsplash Maria Cianciaruso "Particolare di abito tradizionale" - foto di Italo Elmo (1)   Siamo arrivati dal Mare, lo abbiamo attraversato alla ricerca di un porto sicuro, con la speranza di una vita migliore. Il mare, da secoli protagonista di tutte le migrazioni, ha accolto i desideri e gli auspici degli Arbereshe, antico popolo albanese che dal 1400 in poi, per sfuggire all’oppressione ottomana, si è stabilito in molte zone dell’Italia meridionale, tra cui la Calabria. Quel popolo abita ancora oggi nelle province di Crotone, Cosenza e Catanzaro, quel popolo, ancora oggi, parla la sua lingua antica, quell’idioma trasportato dalle onde del mare e che riesce a sopravvivere a distanza di secoli. Anche le campane di Pallagorio parlano Arbereshe, sono incise con poesie di quella lingua lontana e sono rivolte verso il mare, verso quello stesso mare al quale si rivolge la Madonna del Carmine, prima di far rientro in chiesa, al termine della ...

(Redazione) - Speciale "Mediterraneo" - "Presepio te l'aqua (Presepe nell'acqua)" di Fabio Franzin

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  PH. DI DANILO FERRONI Foto di  Sara Groblechner  su  Unsplash Presepio te l'aqua Nel dialetto Veneto-Trevigiano dell'Opitergino-Mottense E ‘lora el prossimo presepio féneo te l’aqua. Drento ‘a vasca da bagno, ‘na mastéa, drento ‘a santiera in marmo dee cese. Basta mus.cio e sasséti, ma sol sal gross e sguataràdhe. Un gòt de inchiostro a far tórbio e abisso. Nissùna stea tacàdha al costón, nissùna busìa o persa sacraità. Drento buténeghe sparse tute ‘e statuete, i maghi e ‘l banbìn Gesù; buténeghe anca ‘e piègore, ‘e barchete zogàtoeo dei nostri fiòi, i grani dei rosari dee nostre mare, ‘a fiapa pietà e ‘a rabia senpia. Che vae tut a fondo e tut se stue. Féneo tel mar ‘sto àno el presepio. Nissùn faro tee coste, nissùna stea che ciame salvezha. Par nissùni. Sol ‘na onbra nera, scavazhàdha, sie àea o crose, incastràdha sbièga tii pieroni, come réito tel calvario de ‘na spiàjia basàdha dal sol. Presepe nell’acqua E allora il prossimo presepe / facciamolo nell’acqua. D...

(Redazione) - Speciale "Mediterraneo" - Mediterraneo ed ancestrale : la capitolazione del capitalismo, di Giansalvo Pio Fortunato

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Foto di  Sara Groblechner  su  Unsplash L’universo dischiuso dal dionisiaco si insinua nel corredo costitutivo del Mediterraneo e lo avvale di un’interpretazione meridana e latitudinale che, certamente, meglio di ogni altra disamina antecedente, è stata in grado di definire un’identità. È interessante, in tal senso, entrare fin da subito nel punto cruciale di questa mia breve trattazione, evidenziando una sostanziale differenza tra il dionisiaco posto ed i comportamenti afferenti ad un simile codice interpretativo. Perché il dionisiaco , preso per se stesso, costituisce una solida matrice interpretativa che, essendo schietti, tradisce la sua stessa sostanzialità: anzi – si può dire – ha ben poco a che vedere con essa. Certamente, gli avvertimenti giungono da fonti autorevolissime, tali che il dionisiaco , così individuato, non si formalizzi altro che in un’espediente ermeneutico, capace di raccogliere una serialità comportamentale o, pari merito, una postura esistenzial...

(Redazione) - Speciale "Mediterraneo" - "Mediterraneo sono" (Mediterráneo soy): frammento

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  Foto di  Sara Groblechner  su  Unsplash Questo è un frammento del poemetto “ Mediterráneo soy” scritto in spagnolo da Antonio Nazzaro e tradotto in italiano da Elizabeth Uribe Peréz. I versi sono stati scritti, tra settembre e ottobre di quest’anno, a Buenos Aires e saranno pubblicati il prossimo anno. Antonio Nazzaro da circa due anni scrive i suoi testi poetici in spagnolo. Mediterraneo sono La mia stirpe è della terra dove Annibale piegò il romano potere ma io dalle Alpi vidi il mare ondeggiare Fui Ulisse legato all’albero dell'acufene ascoltai il canto traditore delle sirene appese agli scogli nebbiosi Corsi di ritorno da bambino sul tavoliere biondo della Puglia e il mulo testardo mi portava con i cesti dei chicchi dorati del pane Da mio nonno ereditai il nome e l'unghia lunga del mignolo e i guanti di canna che non evitavano il morso del freddo però della falce il taglio Lì scoprii bambino l'amore proibito di mia cugina il sapore salato delle labbra della ...

(Redazione) - Specchi e labirinti - 38 - "L'orologiaio" - un racconto di Giovanna Alma Ripolo

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  di Paola Deplano «L’anno moriva, assai dolcemente.» Ecco lo stupendo incipit dell’altrettanto stupendo Il piacere di D’Annunzio. Anche questo nostro 2025 sta finendo, se dolcemente o meno non dipende da noi, ma dai casi della vita e dalla fortuna personale. In questo cambio d’anno speriamo di farvi cosa gradita presentandovi un racconto sul tempo, scritto da Giovanna Alma Ripolo e contenuto nel suo libro Pezzi , edito nel 2024 dalla casa editrice Vintura. L’OROLOGIAIO “ Il tempo è un’invenzione, o è niente del  tutto ” Henry Bergson, L’evoluzione creatrice Era da tempo che Gaetano, che col tempo ci lavorava, se ne stava lì, in quel negozio in cui i  secondi, i minuti e le ore venivano scanditi da una moltitudine di apparecchi, e sempre allo stesso  modo. Faceva l’orologiaio, e dall’apertura alla chiusura stava con quel suo monocolo davanti a un  occhio e con in mano un cacciavite minuscolo, sempre con una piccola lampada puntata su dei  microscopici comp...

(Redazione) - Speciale "Mediterraneo" - Mediterraneo, la radiazione cosmica di fondo di Alessandra Brisotto

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  Foto di  Sara Groblechner  su  Unsplash di Alessandra Brisotto Seduta sul molo, barcollando tra il mare e la terra, ascolto la radiazione cosmica di fondo. La sento ondeggiare cavalcando il tempo delle maree, penetrare l’acqua, la pietra su cui siedo infine il mio corpo. Chiudo gli occhi e comincio a viaggiare con lei, tuffandomi tra le onde burrascose e immergendomi nelle sopite profondità del mare. Il Mare Mediterraneo, tanto terribile e caro, mi travolge adesso con la sua forza, l’agonia dell’accoglienza esasperata di ciò che non gli appartiene davvero, trasformato da mani e idee di dominio, dalle plastiche con le loro forme inadeguate e le loro storie brevi nell’uso, lunghe nell’abbandono. Tutto mi passa attraverso. Anche quei pezzi di legno antico adagiati sul fondale, che mi guardano, vestiti di fango, coralli e alghe, con gli occhi dei pesci. Molti secoli fa, a volte millenni, si ergevano navi pompose ed arroganti sulla superficie del mare, alla ricerca di ...

(Redazione) - Speciale "Mediterraneo" - "Memorie di un marinaio " di Jonathan Rizzo

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Foto di  Sara Groblechner  su  Unsplash Ph. Dario Ignani Premessa Il mio nome è Edmond Dantès e sono un marinaio. Queste sono le mie memorie. Devo ogni cosa al mare. Mi ha insegnato ad essere uomo, mi ha dato la vita. E per farlo mi ha strappato dal cuore ogni respiro e profumo precedentemente conosciuti. Ho vissuto tre vite, tutte in mare, tutte nel Mediterraneo, tutte battezzate da isole, ma chiamiamole scogli in questa casa d'acqua nutrice feroce. Ogni scoglio nasconde ad attenderti una lezione come fosse un tesoro. Se sono divenuto l’uomo che sono adesso lo devo a quello che mi hanno imposto ed ho imparato all’isola d’Elba, all’isola d’If e all’isola di Montecristo. Ho studiato a memoria carte nautiche che nemmeno le contemplavano, ma io ho imparato a conoscerne i segreti e loro hanno vivisezionato i miei. Ma andiamo con ordine, in mare comanda l’ordine. In una tempesta è l’ordine che può salvarti la cucuzza. Sempre che Dio lo voglia. § Capitolo I - L’isola d’Elba Ave...