Due poeti allo specchio (Elisa Audino e Sergio Daniele Donati)

 


È parola di Dio

Questo è il libro della genealogia di Adamo.
Dio creò l’uomo a sua immagine
e somiglianza
e gli fece un giardino
e gli fece alberi buoni e frutti piacevoli
e proibiti
e poi disse: Non è bene che l’uomo sia solo.
Allora gli fece ogni sorta di animali
e volatili e pesci e insetti
e l’uomo diede loro un nome
gatto cane elefante maiale triceratopo,
ma non trovò nessuno adatto a sé.
Allora Dio gli fece una donna
e l’uomo le venne incontro
e ne risultò appagato
e contento.
Ma venne anche il serpente,
che aveva creato Dio,
e ingannò Eva
e l’uomo mangiò la mela
e diede a lei ogni colpa.
Allora Dio condannò Eva a travagli
e sofferenze
e disse: Partorirai nel dolore
e desidererai l’uomo
e l’uomo dominerà su di te.
Poi Adamo generò Caino e Abele,
ma non funzionò.
Allora generò Set
e Set generò Enos
ed Enos generò Chenan
che generò Maalaleel
e poi fu la volta di Iared e Matusalemme e Lamech
e arrivò Noè
che trasse tutti in salvo
gatti cani elefanti maiali triceratopi
e visse centinaia di anni e poi
morì.
Ma di Eva nessuno più parlò.
O scrisse.
O chiese.
Di lei, solo il peccato rimase.

Elisa Audino - inedito 2023


Una chiave inglese di ferro


Oh, sì, il Nome creò dicendo luce
ma la parola "dio" la creò l'uomo,
incapace di pronunciare anche uno solo
- nemmeno quelli di due lettere - 
dei numerosi nomi del suo creatore. 
Poi l'uomo riempì il creato di suoni
cui diede bislacchi vestiti
che alcuni chiamano significati e significanti
ma a me strappano sempre un sorriso,
ché il più delle volte paiono berci scomposti,
barbare espressioni. 
Poi il Nome, scuotendo la testa,
si ritirò nella sua alef silenziosa, 
da dove cominciò, e ancora continua,
la sua eterna opera di riparazione. 
Tiene in mano, pare, una chiave inglese,
di ferro, che alcuni chiamano ironia
e con essa stringe viti e bulloni; 
cambia guarnizioni alla ricerca di un equilibrio
che possa tenere, almeno per poco,
per poter dire a sé stesso: è buono
e dare inizio a un nuovo giorno.
Pare che nel settimo dì di ogni ciclo, 
incapace di un vero riposo, 
ripeta a ritroso i nomi dei suoi figli 
e quando giunge infine a Havà e Adam (1)
sorrida sempre, perché quei due ribelli
furono i suoi primi figli e,
senza poterlo dire a nessuno,
in fondo i suoi preferiti perché,
senza la loro superficiale attitudine, 
il mondo terrebbe da solo, 
e la chiave inglese di ferro
che alcuni chiamano ironia
sarebbe inutile, e triste il suo soggiorno
eterno, in una alef troppo austera.

        Di Havà e Adam si parla poco, è vero,
        ma nelle aurore boreali 
        - ti svelo un segreto -
        è la loro voce che si manifesta 
        in striature di suoni multicolori,
        da ascoltare con gli occhi. 

Sergio Daniele Donati - inedito 2023
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(1) Eva ed Adamo in ebraico 

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