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Visualizzazione dei post da ottobre, 2025

In piazza grande (in dialogo immaginario con Lucio)

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  (Tanti accapo e nessuna poesia lo dico prima io, per non sentirmelo dire) Che io un giorno io torni  è sicuro, Lucio, e sai bene che allora mi siederò (ci siederemo?) a contare quante stelle mancano a quell'eterno desiderio di morire  perché possa avere soddisfazione.          [ A modo mio, a modo nostro          ce lo diremo,  Lucio,           di quanto dolore e quanta poesia           sia nascosta dietro una carezza           mai ricevuta – e tanto cercata.] Capiranno in pochi – forse solo noi due – e mi uscirà un emiliano singulto, o forse una bestemmia, perché sono vecchio e non volevo  [Dio solo sa quanto ho lottato] che andasse così. Testo – inedito 2025 – di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Metricamente (Prontuario di sopravvivenza metrica) - 03 - “Parabola” di un sonetto

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  A cura di Ester Guglielmino Il bimbo guarda fra le dieci dita la bella mela che vi tiene stretta; e indugia - tanto è lucida è perfetta - a dar coi denti quella gran ferita. Ma dato il primo morso ecco s'affretta: e quel che morde par cosa scipita per l'occhio intento al morso che l'aspetta... E già la mela è per metà finita. Il bimbo morde ancora - ad ogni morso sempre è lo sguardo che precede il dente - fin che s'arresta al torso che già tocca. «Non sentii quasi il gusto e giungo al torso!» Pensa il bambino... Le pupille intente ogni piacere tolsero alla bocca. (Guido Gozzano, da La via del rifugio , 1907) Resta sempre bello questo sonetto di Guido Gozzano, col quel suo sottile camminare su un crinale che lega il tono giocoso e spensierato d’un prodotto letterario raffinato con l’amarezza rassegnata d’una metafora sul senso stretto della vita. Eppure, inutile negare che a sorprendere il lettore non è solo la dialettica ossimorica del contenuto ma anche il gradiment...

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 48 - Sette poesie inedite di Erika Signorato

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  di Sergio Daniele Donati "Accogliere" è un verbo denso di richiami e crea nell'animo di chi l'ascolta una sorta di anelito, una sottile linea di morbida speranza.  A volte capita ancora di incontrare poesia che, pur non citandola mai, fa dell'accoglienza uno dei suoi principali moti.  Certo, la Poesia, si perfeziona sempre nell'essere accolta dalle orecchie e dal cuore del lettore, ma nelle poesie inedite di Erika Signorato esiste anche un movimento contrario che fa sì che il lettore si senta assorbito ed accolto e, in un certo senso, accudito dalle lettere e dalle parole; da testi e tessiture, in altri termini. Quella di Erika Signorato è dunque poesia di cura , anche di chi la riceve, come dovrebbe essere, in effetti, quasi sempre in poesia. Dovrebbe...già! A tratti con linee di una scrittura poetica di testimonianza di un quotidiano o di eventi personali, questi inediti, tuttavia, non rinunciano mai al simbolo che diviene con abilità estrema e massima ...