(Redazione) - Dissolvenze - 48 - Tusoteuthis

 
di Arianna Bonino




Quando un tempo i cantonieri
evocanti belle strofe,
ancor liberi di fare
come d’esser poco e niente,
rinvenivano una scarpa
dal veicolo caduta
acquietavano il timore
nel non quibus del silenzio.
L’esemplare singolare
stante destro per la strada
ha il tropismo della foglia
sopra il muro numerato:
una calzatura sola
da ch’è mondo desta il ciglio
fa scompiglio, dà fastidio
sulla rima palpebrale.
È l’orrore d’esser colti
dall’errore in contrassalto
come smalto che sull’unghia
millimetrico trascorre
tal qual tempo che scolora.

Sui soffitti museali
stanno appesi i calamari
che ciclopici e abissali
furon bioluminescenza;
carpo, dattilo e anche mano,
ogni braccio ha le sue parti
che movevan nella danza
misteriosa di dorsali.
Ora han l’aria d’impiccati:
stinte sindoni spretate
attraversano le volte
ma di chiese sconsacrate.
E però manca qualcosa
dai colossi impolverati:
un tentacolo gigante
sta sinistro sul fondale,
lacerato eppur vitale.
L’esemplare singolare
stante desto sulla sabbia
da ch’è mondo fa scompiglio
desta il ciglio, dà fastidio.
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Commenti

  1. Che risveglio da leggere ancora dormendo meraviglia singolare da rileggere a lungo e da surfare sull abisso non capito

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