Tre poesie inedite di Elena Mearini con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

Elena Mearini

Chi vi scrive sostiene da sempre  - lo sapete - che una visione funzionale o finalistica della poesia sia quanto di più deleterio si possa cercare. 
Figlio del Fedro di Robert Pirsig de Lo zen e l'arte della Manutenzione della motocicletta e dell'antica saggezza del pensiero ebraico e nipponico, so bene che la Qualità, come un manto invisibile, copre le nostre azioni, pensieri e parole, al di là della finalità con cui li esercitiamo. 
Non si "scrive per (l'oggetto mettetelo voi)"  in poesia, ma si vive la scrittura come fenomeno di attraversamento profondo; di ascolto delle voci della alterità dentro di noi. 
Lo diceva il grande Maestro Giuseppe Ungaretti in una famosa intervista (la potrete trovare a questo link): "Si fa poesia perchè occorre farla".

La scrittura come impellenza, come esigenza, come fenomeno di attraversamento del proprio corpo che il poeta non può che osservare nella sua crescita ed espressione, dentro di sé prima, in chi lo legge poi. 
Niente di più superficiale, dunque, del porsi, prima di scrivere, il problema di dover arrivare (terribile locuzione questa che andrebbe a mio bandita dall'ambito poetico e che, al contrario è purtroppo molto alla moda nella squallida era della comunicazione), quasi che il punto di arrivo fosse più importante del percorso che nel ventre del poeta ha cominciamento e nei lobi di chi lo ascolta - o negli occhi di chi lo legge -  non certo la fine ma semplicemente una tappa di riposo.

La parola, tuttavia, è pur sempre un'argilla sacra la cui alchimia governiamo sempre e solo in parte, e osservare l'effetto che le nostra parole (ma saranno poi davvero nostre solo perché noi le scriviamo?) è un esercizio sempre utile e fertile. 
E questo in primis perchè - non andrebbe dimenticato - ogni parola è sempre flusso da corpo a corpo e l'eterodirezione dei nostri/non nostri detti (o scritti) ne è il materiale costitutivo. 
La prima domanda, in altre parole, che il buon lettore dovrebbe porsi di fronte a una parola poetica dovrebbe riguardare sempre le quasi impercettibili modificazioni fisiche che la lettura gli ha donato. 

In questi tre inediti di Elena Mearini, che ci onoriamo di pubblicare, tutti questi ingredienti sono ben presenti e distillati con una maestria che ha poche comparazioni possibili nel panorama poetico contemporaneo.
Si percepisce leggendola una sorta di abbandono di una tecnica ben conosciuta per amplificare l'ascolto, e la parola diviene flusso di pensiero, con un potente effetto di trascinamento del lettore  - almeno questo è capitato a me - in cui la primaria sensazione è quella di un movimento quasi fisico. 
Ciò che in questi inediti appare prima facie come descrittivo, nel profondo mantiene al contrario tutta la valenza quasi mantrica della recitazione di formule. 
È un dire, quello di Elena Mearini che solo in apparenza dice ciò che dice e che, in essenza, ad un occhio attento suggerisce altro, una sorta di décalage, di sfasamento, di spostamento laterale della coscienza del lettore che rende quest'ultimo, attraverso la lettura, diverso dall'idea posticcia che di sé stesso aveva fino a un secondo prima. 
È forse per questo che la poeta predilige la seconda persona singolare nei suoi componimenti, quasi a suggerirci di tenere dritta la schiena e porci all'ascolto profondo di parole che, avendola attraversata ed essendosi nutrite dei suoi sali minerali, giungono a noi lettori, da un chissà dove che è la dimora sconosciuta, la fucina nascosta di ogni parola.
Da non perdere!!!

Per la Redazione de Le parole di Fedro
il caporedattore  -  Sergio Daniele Donati

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Il tuo occhio segue
un punto discendente
dall’alto al basso del cielo
-pochi sanno
che dalla cima delle notte
le stelle scendono a valle-
come aspiranti santi
in processione
giungono ai piedi
delle nostre colpe
e qualcuno le raccoglie
e qualcuno le calpesta
-tu resti immobile
e le ringrazi-

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La fame scava
il ventre del giorno
mentre tu conti
le sporgenze dei vuoti
tra una fila in posta
e l’altra al semaforo
-abbiamo tutti
una piccola morte in gola
parliamo tutti
per farla vivere-
sopra sotto di lato
da ogni dove
le nostre voci spese
in prove di resurrezione.

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Siedi in poltrona
fingendo il sonno
per non parlare
mentre qualche cosa
nel mondo si domanda
perché
l’uomo scelga la bugia
per salvarsi dalla parola.

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NOTE BIOBIBLOGRAFICHE

Elena Mearini è autrice e docente di scrittura creativa, ha lavorato sui percorsi di scrittura autobiografica nelle carceri e in istituti di riabilitazione psichiatrica. E’ direttrice e docente della Piccola Accademia di poesia a Milano.
Ha pubblicato tre raccolte di poesie per Liberaria editore e Marco Saya editore e otto romanzi: 360 gradi di Rabbia (Excelsior 1881 editore), Undicesimo comandamento (Perdisa editore), A testa in giù (Morellini Editore), Bianca da morire (Cairo editore), E’ stato breve il nostro lungo viaggio (Cairo editore - finalista premio Scerbanenco), Felice all’infinito (Perrone editore), I passi di mia madre (Morellini editore - candidato al Premio Strega 2021) e Corpo a corpo (Arkadia editore - candidato premio Strega 2023).

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N.d.R: potrete trovare su Le parole di Fedro altre poesie inedite di Elena Mearini al seguente link

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