Faresti meglio ad arrenderti, figlio



Come spiegarti i mille movimenti a spirale che l'artista marziale deve saper compiere per sperare di governare il proprio mondo interiore, figlio mio? Ci sono insegnamenti che io ho ricevuto troppo presto. Altri li ho lasciati sedimentare troppo a lungo. Altri, infine, li ho coperti di un silenzio senza fine, perché potessero parlare da soli, per sé e di sé. E non so più nemmeno di cosa parlarti se non di ciò che sono stato e sono. Lo faccio ora, sapendo che, forse, mi leggerai tra anni.

Faresti meglio a arrenderti, figlio mio, alla Vita che avanza dentro di te. Anche quando sentirai che ti strappa via le viscere e modifica i tuoi sorrisi interiori. Resistere alla Vita è come combattere l'oceano in piena, armati solo di un fuscello ancora verde. Se invece imparerai a seguirne i ritmi, i silenzi come gli urli improvvisi, la Vita come uno tsunami in piena ti innalzerà come ancora non pensi sia possibile.

Faresti meglio a arrenderti, figlio mio, al giusto timore che la bellezza del Cielo ti potrà incutere. Perché non esiste sublime senza timore. Né esiste sublime che non porti con sé una zavorra di sacrificio da compiere. Se vorrai, ti avvicinerai al Cielo, con lo stesso timore e rispetto che si tributa al Fuoco. Se lo farai il Cielo ti gratificherà di piogge che lavano via la fatica e di cieli stellati ove lanciare lontano i tuoi sogni.

Faresti meglio a arrenderti, figlio mio, alle seduzioni femminee che ti colpiranno i sensi come la pietra del giovane David colpì la fronte di Golia. Arrenditi a loro, per imparare la lezione dell'impermanenza e, sopratutto, per imparare a ritornare a te, perché, figlio mio, quando l'Amore vero ti torcerà lo stomaco e ti farà recitare silenziosamente il suo nome milioni di volte saprai distinguere il fuoco fatuo da quello eterno che non si spegne mai.

Faresti meglio, figlio mio, a arrenderti, allo sguardo della donna che ami. Brucia a volte più del laser e, quando la parola “è finita” ti colpisce il cuore, il suo ricordo è la cosa che più ti frantuma la fragile idea che ti sei fatto di te. Ma finché il tuo amore è al tuo fianco, il suo sguardo nel tuo sono nodi eterni, legami che vanno oltre il creato ai quali arrendersi è facile come alla più dolce delle cantilene.

E già che ci siamo, figlio mio, impara sin d'ora a arrenderti all'abbandono, alla fine delle cose, al limite invalicabile delle cose, alla parola che si spegne in bocca, ai non detti, a tutto ciò che ti causa sofferenza. Accogli in te il dolore, senza dimenticare mai che tu puoi elaborare e trasformare in consapevolezza ogni cosa. Sempre. Anche quando il vento freddo in faccia ti stacca brandelli di pelle ricordati che l'unica forza di tuo padre (l'unica davvero) è stata nel saper poggiare lo sguardo sull'orizzonte e non dimenticare la più profonda delle capacità umane: la trasformazione.

Dovrai poi imparare a arrenderti figlio mio, per poter rinascere ogni istante, al cambiamento. Ci sono cose più grandi di noi che ci attraversano. Ci modificano, trasformano, plasmano, smussano i nostri angoli più appuntiti e col tempo ci ritroviamo diversi eppure sempre gli stessi. Sono onde a volte dolci, a volte violente che ci coprono di sabbia e sedimenti, ma anche di piccole pietre preziose. Noi nasciamo per cambiare, figlio mio. Nel profondo e dal profondo. Dovrai saperti mettere all'ascolto di ciò che avviene dentro di te a assecondare l'onda con la gioia che da piccolo avevi nel tuffarti nelle “alte” onde di mezzo metro. Tu non lo ricordi, forse, ma io ti tenevo in braccio o per mano. E le tue risate di allora sono il suono più puro che porto dentro al cuore.

Dovrai imparare a arrenderti, figlio mio, ai tuoi pianti. Ce ne sono alcuni che rifiuterai in te e altri che invece lascerai sgorgare spontaneamente come una fonte antica sgorga dalla roccia. Aiuterai i primi a uscire dalla secca e saprai quando dire ai secondi con un piccolo sorriso “ora basta, io esco”. 
Ma c'è un pianto di cui voglio parlarti che terrai in te come il più profondo dei tuoi ricordi. E sarà il pianto a dirotto che ti scuoterà le viscere, la mente, lo spirito, le ossa, fino al midollo, quando assisterai alla nascita di tuo figlio e sentirai nel profondo gratitudine eterna per tutto ciò a cui hai saputo sino a quel momento arrenderti e che ti ha permesso di assistere allo spettacolo della vita. 
E' stato così per me quando ti ho visto prendere il tuo posto nel mondo. Un dolce pianto a cui arrendersi è spontaneo, come ci si arrende a ciò che di immensamente più grande di noi in questo mondo, storto, disequilibrato, a volte piccolo ci attraversa.

Lo leggo già ora nei tuoi occhi. Tu saprai arrenderti molto più di quanto ho fatto io sin ora.

E forse un giorno mi prenderai per mano e mi insegnerai tu, come tante volte hai fatto già sin ora, a dire finalmente e definitivamente “mi arrendo!!!”.

Tuo e per sempre legato a te, e quando dico per sempre intendo ben oltre la Vita.
Papà


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