(Redazione) - Estratto dalla silloge "Le stanze vuote" di Luisa Trimarchi (Controluna editore, 2022)


Che cosa sia il vuoto è forse cosa che molti di noi pensano di aver compreso. 
Ma, poiché ogni comprensione passa dalla parola e ogni parola crea un pieno, forse di quella falsa comprensione dovremmo rivedere i confini.
Può una stanza essere vuota? Come può esserci confine, perimetro, tetto e soffitto al vuoto?
Parlare del vuoto è portatore di paradosso tanto quanto parlare del Silenzio, eppure - c'è sempre un eppure da valutare quando si parla di poesia -  esiste un discorso attorno al poetare che non contempli i suoi apparenti opposti (Vuoto, Silenzio)?
Luisa Trimarchi, poeta per chi vi scrive di enorme interesse ed eccellenza, nella sua silloge "Le stanze vuote" (Controluna editore, 2022) ci aiuta a percorrere questo paradosso creativo che tutti noi viviamo, non solo in poesia, ma nell'arco della nostra intera esistenza.
Il vuoto che si fa parola - la parola che si fa vuoto.
La poeta sembra incidere nel vuoto (è forse questa la funzione dell'uso dei trattini che fa?) il senso di una parola che di quel vuoto definisce i confini. E lo fa con la maestria artigiana e artistica di chi padroneggia una tecnica alla perfezione per poterla abbandonare nell'atto creativo, perché la creazione divenga contenitore, stanza vuota. 
Siamo dunque davvero onorati di poter pubblicare qualche estratto dalla silloge. 
Una lettura da non perdere davvero.

Per la redazione
de Le parole di Fedro
il Caporedattore
Sergio Daniele Donati
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Della stanza

Scarno - scarnificato il tempo
scandito - conta l'attimo dei
battiti nella stanza senza mura
senza tetto alcuno - privato di
spazio - strappato ai corpi - 
negato della carne per la salvezza
- ultima - della vita - già perduta.

(novembre 2020)
Un mondo noto

Ho un mondo vuoto
- era noto - pieno di
gente inopportuna.
Ora resta niente - 
tace - silente -
diligente.

Urli.

"Ma io non trovo più
le parole, sono finite".

(novembre 2020)

Rispecchiami

Specchio convesso - 
immagine solitaria - 
distorta - la voce
rimbalza come una palla
contro un muro - eco
distopico del vuoto - 
nel campo  dove tutto
è silente - privo di luce.

(gennaio 2021)

Le parole - dsabitate

Le parole disabitano
il dire -  abitano l'essere -
rimarcano la forma di cose
cadute -  rotte - frammezzate -
riverse e rapprese - memori
di una vita antica - pulsante
che sgorga - nuova.

(gennaio 2021)

Congedo

Annegare
nel mare
del male

(gennaio 2021)
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NOTA BIOBIBLIOGRAFICA
Luisa Trimarchi si laurea con lode, in Lettere, all’Università “La Sapienza” di Roma. Le lezioni e la tesi con Biancamaria Frabotta la incoraggiano alla scrittura. Segue corsi di perfezionamento e master. Frequenta la “Bottega di narrazione” di Giulio Mozzi. Partecipa a reading e rassegna di poesia. Ottiene riconoscimenti in concorsi nazionali e alcuni suoi testi sono inseriti nelle antologie dei premiati. Nel 2021 pubblica Versi della dimenticanza (Transeuropa). È docente di lettere al liceo.


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