Il piumone a puntini di Massimo Manduchi


Pubblicato su concessione di Massimo Manduchi

Era una sera di dicembre. 
Una di quelle che precedono il Natale, ma già piene di quell'atmosfera che qualcuno ama tanto e che, invece, qualcun altro detesta più di ogni altra cosa.
Suonò il campanello di casa. 
Era sua moglie con il pacco più grande che lui avesse mai visto.
Non era un regalo di Natale, però. Per lei era molto di più di qualsiasi regalo di Natale avesse mai ricevuto.
Addirittura più del centrotavola raffigurante due cervi innamorati che sul tavolo del suo salone è in bella mostra da ormai quasi trent'anni.
Era il piumone per il letto matrimoniale che era riuscita a ricevere in regalo grazie alla raccolta punti della Conad, grazie al fatto che per più di un anno la sua famiglia si fosse nutrita esclusivamente di prodotti acquistati in quella catena di supermercati e grazie ad un piccolo contributo spese di circa duecento euro.
Duecento euro?
Lui strabuzzò gli occhi tanto che una pupilla gli cadde in terra.
Lei no.
Lei era raggiante.
Il desiderio di tutto un anno era lì, davanti ai suoi occhi luccicanti di gioia.
Un sogno diventato realtà.
Il pacco era così grande che, siccome non si sapeva dove sistemarlo, si decise di mandare in pensione il vecchio piumone che da qualche giorno era steso sul letto e di utilizzare subito il nuovo.
Lo aprirono.
Aveva la stessa ampiezza di Contro Fiocco, una delle vele dell'Amerigo Vespucci.
A quel punto negli occhi della moglie apparve, fugace, una piccola preoccupazione.
Non sarebbe forse stato meglio dividere il piumone e farne coperte per il gatto, il cane, i canarini, per la zia Camilla che ha sempre freddo e per regalarne qualcuna agli amici invece delle solite candele o delle solite campanelle o delle solite marmellate fatte a mano?
Fu solo un attimo, però.
Subito si ridestò.
Quella stessa notte avrebbe dormito sotto quel piumone.
Provarono a stenderlo sul letto.
Toccava in terra da ogni parte.
Metri e metri di piumone stesi sul pavimento.
Decisero allora che bisognava allungare le zampe del letto.
Presero un po' di misure e chiamarono il fabbro.
Le quattro zampe vennero allungate di circa due metri.
Ognuna di loro venne allungata di due metri.
Una camera da letto con dentro l'Empire State Building.
Il falegname, invece, anche lui convocato con urgenza, costruì due lunghe scale in magnifico legno massello, attraverso le quali i due coniugi potevano salire sul loro letto.
Il piumone a quel punto cadeva perfettamente e non strusciava più per terra,
Sotto il letto, invece si era creata una sorta di piccola stanza delimitata, da un lato, dalla parete alla quale era appoggiata la testata del letto e dagli altri tre, dalla coperta che cadeva giù a pennello.
La coperta fu tagliata in modo da creare una finestra, dalla quale la piccola stanza prendeva luce e una porta che serviva per entrare e uscire.
Insomma come tutte le porte.
Venne ad abitarci il raccoglitore di sogni.
Un omino con un cilindro colorato e con il baffo destro all'insù e quello sinistro all'ingiù.
Ogni volta che il marito o la moglie facevano un sogno, quando questo finiva, scivolava sotto il letto e il raccoglitore di sogni lo impacchettava e lo portava alla posta per spedirlo a chi non riesce a sognare.
Aveva una lunga lista di persone che non sognavano più ed ogni giorno accontentava tutti quelli che poteva.
Certo non si faceva pagare, perché la regola è che i sogni non hanno prezzo ché sono fatti d'aria, dei colori degli arcobaleni, delle matite dimenticate dagli studenti sotto i banchi di scuola e delle parole che avanzano o di quelle che rimangono sulla punta della lingua.
Il piumone era da una parte bianco con i pallini blu e dall'altra blu con i pallini bianchi.
In tutto 144.012 puntini.
La metà bianchi, l'altra metà blu.
Li aveva contati il marito.
Un lavoro che durò giorni e giorni.
Sia perché si confondeva e doveva ricominciare, sia perché si addormentava nel farlo e sia perché i puntini erano veramente tanti.
Quando la moglie venne a sapere quanti erano, si impressionò.
La loro casa non era così grande da poter contenere un tale numero di puntini!
Lei pensava che fossero cento, al massimo duecento, ma non, invece, così tanti.
Non si scoraggiò.
Andò al comune e acquistò una licenza per un banco al mercato del mercoledì.
Iniziò a vendere i puntini della sua coperta.
Li metteva in due ceste diverse.
In una quelli blu, nell'altra quelli bianchi.
Ben presto andarono a ruba.
Le signore li compravano per rallegrare il loro vestiti monocromatici, i signori per metterli sulle loro cravatte o sulle camicie e i bambini per sparpagliarli sui loro disegni.
Venivano anche dai paesi vicini e un giorno una famiglia addirittura da Milano.
Ben presto i puntini terminarono.
A quel punto i due coniugi smisero di sognare e il venditore di sogni. rimasto senza lavoro, si fece scrivere una lettera di referenze e lasciò la stanza ricavata sotto il letto.
Dopo un po' venne chiamato il fabbro per accorciare le zampe del letto e delle due scale in splendido legno massello venne fatta legna da ardere nel camino.
In casa senza più tutti quei puntini, senza il letto altissimo, senza i sogni e senza il raccoglitore di sogni era calata la tristezza.
Passò un Natale e ne stava arrivando un altro.
Quasi due anni trascorsi a mangiare prodotti della Coop.
A pranzo, a cena e a colazione.
Anche a merenda.
Suonò il campanello di casa.
Era sua moglie con il pacco più grande che lui avesse mai visto.
O quasi.
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