Due poesie inedite di Alfredo Panetta - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati


I due componimenti inediti, Perli e’ Porceji / Perle ai porci e Muntagni / Montagne, di Alfredo Panetta, che oggi vi proponiamo si collocano su poli opposti dell’esperienza poetica, ma proprio per questo si illuminano reciprocamente.

1. Perle ai porci
Il testo è dedicato a Maria Chindamo assume la forma di una poesia civile, aspra e visionaria. La lingua calabrese accentua la crudezza delle immagini, mentre la versione italiana ne restituisce la forza in un registro forse ai più maggiormente accessibile. La violenza subita dalla protagonista diventa metafora di un mondo in cui Dio è “assente ingiustificato” e dove il male si incarna in figure mitiche e animali feroci.
La poesia non si limita a commemorare, ma denuncia un sistema di potere e di omertà, concludendo in un silenzio che è complicità dei vicini. È un testo che trasforma la cronaca in allegoria, e la memoria in atto di accusa.

2. Montagne
Il secondo componimento si muove in un registro contemplativo e cosmico. La natura è descritta come organismo vivo e sacro: boschi che sfiorano le nuvole, api e formiche operose, muschi e licheni sublimati dal sole. Qui il silenzio non è assenza, ma spazio di percezione del divino, “Dio che gioca con la materia, ricavando dal niente ogni cosa”. La poesia diventa meditazione sulla creazione, un inno alla vita che pullula negli alberi e alla luce come manifestazione del sacro.

3. Contrasto e complementarità  dei testi
Accostati, i due testi mostrano la duplice funzione della poesia: da un lato testimonianza civile e denuncia della violenza, dall’altro contemplazione spirituale e celebrazione della natura. Il bilinguismo (calabrese e italiano) rafforza il radicamento territoriale e culturale, ma al tempo stesso apre alla comprensione universale. La poesia dialettale diventa così strumento di autenticità e di resistenza, mentre la traduzione italiana ne amplia la portata comunicativa.
In sintesi, la lettura congiunta rivela una tensione tra dolore e speranza, tra memoria e contemplazione. La poesia si fa estensione del silenzio: silenzio della violenza e dell’omertà, ma anche silenzio della contemplazione e della presenza divina. In questo spazio, la parola poetica diventa ponte tra la cronaca e il mito, tra la terra e il cielo.

il caporedattore - Sergio Daniele Donati

I TESTI

PERLI E’ PORCEJI 
(A Maria Chindamo)

Nto temphu bruscu ‘i na matina
nc’èpparu a futtiri a lùcia.

Tutta chija tenuta a catina
nta ll’arti, parmu a parmu
a sillabi rupputi, chija
chi nesci fora nta sputazza
d’un hjiatu. S’a levaru nta

nu hjuhjhju ‘i rosa. Mbrogghjiata.

Nta certi posti, è posti stessi
malividuti, aundi Ddi è assenti
ngiustificatu, sthriscianu cobra
mascarati da òmani. Iji sannu
a memorria a leggi du velenu
penzanu ch’esti sò a concessioni
pè dirittu di Famigghjia.
(Ossu, Mastrossu, Carcagnossu
se mi va’ cunthra, eu ti sputu addossu!).

Penzanu ca i porci teninu
n’anima feroci. E gargi chi russicannu
cudi di cometi. Non restanu mancu
i capiji ‘i na bambula di carni,
na gringia sup’a terra di falacchi.
‘N corpu nta meduja è megghjiu sonna.

Vannu accussì i cosi, senza
ca u suli sputa u sò pariri
o ca i simenzi cardijanu a panza
du mbernu. Ddu occhi perzi,
nta nu spilu ‘i domani.
E i vicini, ormà queti queti
non sentinu cchjiù u fetu ‘i marchesi.

PERLE AI PORCI
(A Maria Chindamo)

Nel tempo brusco di un mattino
le hanno fottuto la luce.
Quella tenuta a catena
negli arti, palmo a palmo
a sillabe spezzate, quella
traboccante nello sputo
di un fiato. Portata via
nel soffio di una rosa. Frodata.

In certi luoghi, ai luoghi stessi
invisi, dove Dio è assente
ingiustificato, strisciano cobra
mascherati da persone. Loro
sanno a memoria la legge
del veleno, di cui per casta
si arrogano la concessione.

(Osso, Mastrosso e Carcagnosso
se ti ribelli, io ti sputo addosso!)

Ritengono che i porci abbiano
un’anima feroce. E fauci che divorano
code di comete. Non restano nemmeno
i capelli di una bambola di carne,
un ghigno sulla terra fatta fango.
Un colpo sulla nuca ai più audaci sogni.

Vanno così le cose, senza
che il sole emetta il suo verdetto
o che i semi scaldino il ventre
dell’inverno. Due occhi persi,
nel desiderio di futuro.
E i vicini di casa, rinfrancati
non sentiranno più il puzzo di marchese.

Maria Chindamo, imprenditrice di Limbadi, rapita e fatta sparire nella sua tenuta agricola il 6 maggio 2016. Gli inquirenti ritengono che il suo corpo sia stato distrutto da un trattore e successivamente dato in pasto ai porci.

MUNTAGNI

Mamma mia chi muntagna!

Mi dissaru nzina ca jà fora
ncesti una cchjiù grossa
e po’ atthri a decini, ‘na fila nfinita
parinu statui gihanti
mentuti a guardia ‘n n’isola.

E supa a ogni muntagna, quanti voschi!
Cu faghi a sfiorari ‘i nivulati
castagneti, carpini, ilici
e tanti arburi ‘i frutta
chi spamanu na methropoli.

E dinnt all’arburi
pujija ‘a vita, cu lapi
chi fannu ‘a folia
formichi traficanti
comu schjiavi d’Egittu.

E sup’a corteccia
muschjii e licheni cu suli
licnhji ‘i lucia. E dinta
‘a lucia forzi nc’è Ddiu
chi joca c’a materria
facendu du nenti ogni cosa.

MONTAGNE

Mamma mia che montagna!

E più in là, m’hanno detto
c’è n’è una più grossa
e poi altre a decine, una fila
infinita. Sembrano statue giganti
messe a guardia di un’isola.

E dentro ogni montagna
quanti boschi! Con faggeti
a sfiorare le nuvole, castagneti
carpini, lecci e alberi da frutta
che sfamerebbero una metropoli.

E dentro gli alberi
pullula la vita, con api
che ci fanno il nido
formiche operose
come schiavi d’Egitto.

E sulla corteccia
muschi e licheni
che il sole sublima di luce.

E dentro la luce forse
c’è Dio che gioca con la materia
ricavando dal niente ogni cosa.

NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE
Alfredo Panetta è nato nel 1962 a Locri (R.C.). Nel 1981 si trasferisce a Milano dove tuttora vive e lavora nel settore infissi in alluminio. Scrive nel dialetto calabrese reggino della Locride. Ha pubblicato 5 raccolte di poesia, di cui la prima è Petri ‘i limiti (Pietre di confine, Moretti& Vitali, 2005); e l’ultima Ponti sdarrupatu (Il crollo del ponte, Passigli 2021). Di recente è uscito Canthu e Cuntracant (Canto e Controcanto, Puntoacapo editrice 2024), lavoro a quattro mani con Giovanna Sommariva sul tema dell’emigrazione. Suoi testi sono contenuti in varie antologie: L’Italia a Pezzi, L’Almanacco della Poesia Raffaelli 2019, L’impoetico Mafioso, Il Grido della Terra ecc. Collabora con i Blog di Angela Caccia e della Casa della Poesia al Trotter di Milano, dove ospita i migliori poeti dialettali contemporanei. Ha condotto laboratori di Poesia per bambini nelle scuole primarie di Lecco e Gallarate. È membro di varie giurie di concorsi letterari per dialetto e in lingua. Tra i premi vinti: Montale, Pascoli, Gozzano, Noventa-Pascutto, Lanciano, Nosside, San Domenichino e altri.
stampa la pagina

Commenti

Posta un commento