"Un diario di luci alterne" - A proposito "Un astro piccolo piccolo" di Cinzia Coppola (Ed. Delta3, 2025) - nota di lettura di Carlo Di Legge
Se
in questo caso è così, si potrebbe parlare, a titolo del tutto
indicativo e mai con pretese di esaurire la complessità presente,
del doppio registro in cui un lettore potrebbe percepire il sentire
il mondo e la vita dell’autrice, tessuto quasi d’opposti che si
offrono anche in composizioni contigue e fors’anche in una stessa
poesia.
A
prescindere dalle parti in cui il libro è diviso, ma guardando
trasversalmente, il “si comicia a morire già da vivi” (17) ha a
che fare poco con l’antica sapienza, piuttosto è connesso al
malessere della “deriva” e del “disordine” a cui non si trova
la forza di opporsi: negativo, tale è la “giostra scardinata/che
chiamiamo vita” (25) tra “elementi discontinui,/dispersi” (54);
tale viene sentita una perdita decisiva (73), quella del padre. Tale,
sentita in negativo, è “solitudine” (26), più volte, ripetuta
(cfr. 64), in cui “La mancanza/mi accompagna” (57); tali sono la
“mestizia” che scende con la sera “Per le vie di questa città”
(45), il “ricordare certi baci,/lontani giri di parole/spessi come
promesse non mantenute” (60, e cfr. 63) e “i silenzi” per cui
“ero fuori misura” (65), il farsi “mostro” dell’altro (66),
il rivelarsi del suo narcisismo (70). Essere uomini infine “non è
un sorriso, /è un ghigno” (32) ed è “strana religione di
credere/nel progresso degli uomini” (33), progresso che fa paura,
fino a venire accostato all’ “orco delle fiabe” (41).
All’estremo
opposto, l’“essere albero” tra i cui rami “il cielo/diventerà
un’oasi” e le cui radici “affonderanno/nei pensieri buoni dei
bambini” (18) giunge a modalità d’espressione paniche e
rasserenanti; essere un fiore con la sua “vita estrema” sembra
fruire della divina inconsapevolezza delle cose e dei viventi (22),
dove “Nulla è separato da me” (39) – per cui “Invano
resto,/ mi sfugge ogni momento”
(cors. nel testo, 44).
Compare
la parola “amore” con diverse intenzioni, da p. 28 ma anche nel
titolo d’una sezione (55), con la promessa – mantenuta – di
dirne “senza barare”, senza usare “amore
e fiore”
(cors. nel testo, 49).
Forse
si tratta d’essere in grado di uguagliarsi all’albero e al fiore
partecipando al “non sappiamo più cosa siamo” (25).
Le
stesse cose vengono viste in un colore che può cangiare secondo il
momento che si vive e i versi lo registrano. I versi in questo caso
sono dunque una verbalizzazione dell’esistenza, di cui la
componente emotivo-sentimentale è parte decisiva, di fronte alla
barriera del reale in cui tuttavia siamo dentro, con cui ci si
misura.
Più
risolto, “non importa se devo andare” (30), una possibile meta, a
mio parere, del cammino di Cinzia Coppola e di ognuno di noi. Oppure
Dicono
che sono fatta di luna
…
e
sarò nuova,
un
quarto alla volta (31).
Semplificando,
dunque, si potrebbe indicare un modo positivo di sentire la vita e
uno opposto. È molto umano, “personale” come si suol dire,
l’avvertire il colloquio che l’autrice come ognuno di noi
intrattiene con dio:
…
ho
cominciato a credere
che
sapevi solo giocare a dadi…
Pur
ammettendo che dio possa amarci “nonostante tutto”, a volte
stornando lo sguardo da quel che di noi gli si mostra, egli che non
ci ha “dato il giardino” ben sapendo “che avremmo esagerato”
(27).
Lo
stile di questa scrittura è tendente alla trasparenza, al fine di
esprimere ciò che s’intende, tende a essere secco e pulito e
rifugge da complicazioni e virtuosismi. In questo caso, il verso
libero, concepito secondo tale cifra stilistica, distingue la poesia.
Un
libro di poesia o di letteratura è sempre una tela confezionata di
molteplici intenzioni, alcune delle quali si mostrano e altre
sfuggono. Così è qui: il lettore ne coglie alcune, forse ne
fraintende altre, altre ne manca, e se legge più volte altro si
mostra: la molteplicità dei fili è un carattere della scrittura
d’arte.
(Carlo Di Legge)
NOTE BIOBIBILIOGRAFICHE
Cinzia
Coppola, nata nel 1968 ad Avellino, dove vive. Insegna Lettere.
Pubblica versi dal 1997. Nel 2018 il suo racconto intitolato Avellino
City
entra a far parte della raccolta di autori vari Punti
Cardinali
Chance Edizioni. Nel 2023 ha pubblicato Rêveries
prima raccolta poetica, con Delta3 Edizioni. Un
astro piccolo piccolo (maggio
2025) esce nella collana Letture Meridiane di Eleonora Rimolo,
Delta3. La plaquette Partea
și întregul
(La parte e il tutto) Editura Cosmopoli agosto 2025.
____
Carlo
Di Legge
(1948) ha
pubblicato di filosofia (2000, 2003, 2008, 2024); un libro sul tango
argentino (2011);
libri di poesia (2002, 2008, 2018, 2024). Poesie e recensioni sono su
riviste e blog.
Titolo dell’ultima pubblicazione di poesia, Buenos
Aires, Benares,
Ed. Delta3, Grottaminarda (AV), 2024.
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