Due poeti allo specchio (Alba Toni e Sergio Daniele Donati) - Dialogo della disappartenenza
di Alba Toni
La divisibilità dell'atomo prova schiacciante di morte in vita
di vita in morte ma quante bugie collegate all'atomo
e alla sua attività lunghissima di osservazione.
Intanto è morto o è vivo.
Intanto è vissuto bene benissimo in ottima proprietà fisica chimica temporale
forse
una impercettibile paura un segno nell'osso sacro e nel
cuore (che ha funzionato perfettamente) incisa una targa.
La divisibilità dell'atomo prova schiacciante di morte in vita
di vita in morte ma quante bugie collegate all'atomo
e alla sua attività lunghissima di osservazione.
Intanto è morto o è vivo.
Intanto è vissuto bene benissimo in ottima proprietà fisica chimica temporale
forse
una impercettibile paura un segno nell'osso sacro e nel
cuore (che ha funzionato perfettamente) incisa una targa.
<Io sono la mia penna a sfera la mia sedia girevole quella mano veloce sui tasti> 
Ma la storia della malattia e della profezia del testamento e tutto il resto è falsa.
Due morti forse sono state e ho già scritto due vite mirabilmente vissute
giovane adulto
nel mezzo
anni uguali ad altri simili ad altri di quelli che saltano sul marciapiede anni sani abbiamo vissuto non malati non deprimenti.
Anni celesti sulla crosta terrestre.
La morte sempre presente ma per chi non lo sarebbe la morte sempre presente?
Essa stessa ci muove ci esorta alla strategia dei fiori e il loro capo rigoglioso
ci invita ad alzare il nostro.
Forza attiva è.
Perciò la cronaca tramandata è finta e solo io lo so tra una vita e l'altra prima della fine
improvvisa e prematura
di noi
una lunga storia meravigliosa forse un piede o una gamba
qualcuno dice la spalla gli occhi
gli organi interni
il derma.
Sfiderei a trovarne di sani veri non sei un uomo non sei una donna?
Oppure pattini in argento sul lago ghiacciato hai le gambe rannicchiate
sulla poltrona
sogni un futuro che non avrai e già sai già lo sai che la stretta sarà
mortale.
Nessuno al mondo può immaginare il vero e tu hai avuto un lungo tempo di intervallo chi dice il contrario mente.
E io smentisco fermamente smentisco la rosa di plastica il vaso lucido
la lastra chiara i colori sulla scala il mosaico
nulla si sapeva e ribadisco.
Il gioco del telefono senza dito la lingua che si allunga nelle orecchie
l'ape che le punge le apre a dati senza senso:
alle stelle variabili
alle comete
alle nove e supernove
agli asteroidi.
Alle nebulose.
Chi ha orecchie intenda.
Qui abbiamo prove di intercettazioni di onde e radiazioni elettromagnetiche eravamo fuori nettamente fuori dall'atmosfera e il rumore di fondo
l'abbiamo volontariamente abbandonato molte lune prima
di noi.
Oggi volo rapida e leggera sopra ogni disappartenenza.
Mi vesto e mi svesto di disappartenenza
(non-appartenance).
Ma la storia della malattia e della profezia del testamento e tutto il resto è falsa.
Due morti forse sono state e ho già scritto due vite mirabilmente vissute
giovane adulto
nel mezzo
anni uguali ad altri simili ad altri di quelli che saltano sul marciapiede anni sani abbiamo vissuto non malati non deprimenti.
Anni celesti sulla crosta terrestre.
La morte sempre presente ma per chi non lo sarebbe la morte sempre presente?
Essa stessa ci muove ci esorta alla strategia dei fiori e il loro capo rigoglioso
ci invita ad alzare il nostro.
Forza attiva è.
Perciò la cronaca tramandata è finta e solo io lo so tra una vita e l'altra prima della fine
improvvisa e prematura
di noi
una lunga storia meravigliosa forse un piede o una gamba
qualcuno dice la spalla gli occhi
gli organi interni
il derma.
Sfiderei a trovarne di sani veri non sei un uomo non sei una donna?
Oppure pattini in argento sul lago ghiacciato hai le gambe rannicchiate
sulla poltrona
sogni un futuro che non avrai e già sai già lo sai che la stretta sarà
mortale.
Nessuno al mondo può immaginare il vero e tu hai avuto un lungo tempo di intervallo chi dice il contrario mente.
E io smentisco fermamente smentisco la rosa di plastica il vaso lucido
la lastra chiara i colori sulla scala il mosaico
nulla si sapeva e ribadisco.
Il gioco del telefono senza dito la lingua che si allunga nelle orecchie
l'ape che le punge le apre a dati senza senso:
alle stelle variabili
alle comete
alle nove e supernove
agli asteroidi.
Alle nebulose.
Chi ha orecchie intenda.
Qui abbiamo prove di intercettazioni di onde e radiazioni elettromagnetiche eravamo fuori nettamente fuori dall'atmosfera e il rumore di fondo
l'abbiamo volontariamente abbandonato molte lune prima
di noi.
Oggi volo rapida e leggera sopra ogni disappartenenza.
Mi vesto e mi svesto di disappartenenza
(non-appartenance).
DICONO SIA UNA GRANDE RISATA
di Sergio Daniele Donati
Dicono che il nome, espulso dal luogo fangoso di un parola
ancora impronunciabile, prima ancora di esser detto,
rida, 
dicono che rida come ride il condannato a  morte, al palo, 
costretto a legare il suo destino 
a quello di una pallottola di due centimetri. 
Il piccolo e il grande sono sposati 
ab aeterno e ad aeternum
e non possono divergere i loro reciproci destini,
[relazioni, sempre relazioni che negano,
innalzando al settimo cielo le sinapsi,
la possibilità di un assoluto].
Noi creiamo parentesi tonde, 
contenute in quadre,
contenute in graffe,
scritte in fogli, 
contenuti in libri, riposti in scaffali, 
di immense librerie,
in ordine silenzioso, come soldatini obbedienti.
Ma il nome viene espulso, dA ogni parola, dI ogni senso,
di ogni significato-significante [insignificante],
come piccolo spermatozoo
il Nome viene espulso, espunto, 
esperito...e dimenticato.
E allora il condannato ride, 
e, ridendo, crea memoria.
E tu, e io, e i nostri nomi, espulsi e 
inappetenti [e inappartenenti],
cantiamo come Handke,
il canto della durata...
Shhhhh, canti troppo forte;
deve essere un sibilo, 
una breve e timida "acca muta",
la Alef afona delle nostre risate. 


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