Gabriella Cinti e Sergio Daniele Donati - dialogo poetico tra raccolte
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| Gabriella Cinti | 
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VEDERTI PER INTERO 
Ti guardo dentro l’occhio viola della notte,
il silenzio in grappoli di quasi parole,
mentre il tamburo dell’assenza,
sorpassa il precipizio del limite.
Senza orizzonte
non tento neppure il naufragio
e solo il vuoto asseconda il mio respiro.
Il muro di indifferenza che mi stringe,
non può sottrarmi il privilegio
della fuga consapevole
fuori da un senso estraniato.
Solo così, connettendo le lamine di doppio
che ti hanno attraversato,
riuscirò a vederti per intero.
Ti guardo dentro l’occhio viola della notte,
il silenzio in grappoli di quasi parole,
mentre il tamburo dell’assenza,
sorpassa il precipizio del limite.
Senza orizzonte
non tento neppure il naufragio
e solo il vuoto asseconda il mio respiro.
Il muro di indifferenza che mi stringe,
non può sottrarmi il privilegio
della fuga consapevole
fuori da un senso estraniato.
Solo così, connettendo le lamine di doppio
che ti hanno attraversato,
riuscirò a vederti per intero.
(Gabriella Cinti, tratto da Euridice è Orfeo, 
Achille e la Tartaruga, 2016)
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| Sergio Daniele Donati | 
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RIDEVA FORTE. RIDEVA
Rideva forte. Rideva. 
Alta altalena,
terra e nuvole. 
Fragile osso. Guardavo la memoria 
svanire.
Risata di bimba. 
Cristallina.
(Sergio Daniele Donati, tratto da "Il canto della Moabita", 
Ensemble ed., 2021)
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DETTAMI LA VITA
Dettami il canto del silenzio,
tacito velluto sul rumore del tormento.
Dettami una parola che sfiori l’orizzonte
e vi possa scivolare senza sussulti.
Dettami il segreto del sorriso
alchimia di celeste consenso
e umana corrente,
perché oggi si sfoca ai miei sensi
l’onda delle labbra amiche.
Dettami la vita,
che resiste ai miei richiami
e portami dentro la luce che canta
perché io sia voce della grande armonia
e ogni sogno abbia un nome
nella mia bocca e nel cuore.
(Gabriella Cinti, tratto da “Madre del respiro”, 
Moretti e Vitali, 2017)
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APPARI
Tu appari nelle mie soste
con la bellezza della rovina, 
e susciti il desiderio 
di protezione di un muro che si sfalda.
Appari, non più cercata, 
nella decadenza barbara 
del tuo eterno autunno, 
e canti il canto di un ritiro 
che è finzione,
simile a quella del bambino 
che nascosto - a rimpiattino - 
urli al cacciatore: “guardami!”.
Tu appari fingendo l’evanescenza
e fai in modo che io abbia 
ben presenti i cembali 
della tua voce malevola. 
Non io che, al contrario tuo, 
scompaio dicendo e taccio 
là dove la parola regina 
impone prolungato silenzio.
(Sergio Daniele Donati, tratto da "Amén", 
Il leggio ed., 2024)
LE MIE MAIUSCOLE
Laringe d’anima, innalzo le parole
tra pinnacoli di maiuscole,
perché nell’alto mi portino,
presto tensione di supremo 
alle piccole dee dell’Astrazione.
Profumo di Elisi sui miei
betili di scrittura,
fidi guardiani
nel sentiero del fuori,
le lettere lunghe e leggere,
per crescere in rilievo di fiamme,
vita insufflata nel tempo sottratto.
I Nomi dell’Essenza,
i Numi del Possibile,
sgranati con ardire,
per espugnare il vuoto,
scalare tutte le cime del silenzio,
con statue di voce
su sottili piedistalli di grafemi.
Per calchi d’Essere
tra slanci di segni,
nella luce flessuosa
del volo sacro,
lo scarto perfetto,
nel vertice assoluto del Senso.
alle piccole dee dell’Astrazione.
Profumo di Elisi sui miei
betili di scrittura,
fidi guardiani
nel sentiero del fuori,
le lettere lunghe e leggere,
per crescere in rilievo di fiamme,
vita insufflata nel tempo sottratto.
I Nomi dell’Essenza,
i Numi del Possibile,
sgranati con ardire,
per espugnare il vuoto,
scalare tutte le cime del silenzio,
con statue di voce
su sottili piedistalli di grafemi.
Per calchi d’Essere
tra slanci di segni,
nella luce flessuosa
del volo sacro,
lo scarto perfetto,
nel vertice assoluto del Senso.
(Gabriella Cinti, tratto da "La lingua del sorriso. Poema da viaggio", 
Prometheus Editrice, 2020)
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CANTO
Canto il silenzio dell’interstizio 
la stasi dell’estate
e lo spessore della radice. 
Canto la fatica 
di guardare al cielo 
attratti dall’orbo 
lavorio del lombrico.
Canto e poi taccio
- e poi canto ancora - 
perché è così che si forgia 
la promessa.
(Sergio Daniele Donati, tratto da "Amén", 
Il leggio ed., 2024)
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| Foto di Noelle Oswald | 









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