(Redazione) - "Barca del frangibile" una poesia di Rishi Dastidar ( con Traduzione di Emanuela Chiriacò e nota al testo di Anna Rita Merico)

 
Barca del frangibile
di Rishi Dastidar
Traduzione di Emanuela Chiriacò

Barca del frangibile, piena di libertini redenti e cuori libreschi
Bozzello della fedeltà, pieno di ginocchia che si levano e cappelli che si piegano
Bisbiglione della fantasia, pieno di memorie di corpi e corpi di memorie
Barocco della fellonìa, pieno di curve di fuoco e peccati vacillanti
Bizantino della fertilità, pieno di risvegli a terra e sospiri turchini
Boato della fragilità, piena di universi sottili e ritmi spezzati
Belluria della futilità, piena di tasti pausa e sale d'attesa
Brioche della flessibilità, ricca di croste sollevate e strati spugnosi
Briglia della fashionabilità, piena di tempo girevole e scintilli d’entropia
Bulbo del formidabile, carico di luce elettrica mai spenta dal 1901
Bagliore rossastro della funzione, pieno di facili clic e malìa ferroviaria
Buca eterna della fallibilità, piena di promesse resuscitate e logica delle onde
Bricco della fattibilità, pieno di bugie domestiche ed esplosioni silenziose
Buyer della falsificabilità, pieno di niente e di tutto tutto
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La poesia, tratta da Neptune’s Projects (Nine Arch Press, 2023) viene pubblicata su gentile concessione dell'autore e della casa editrice.

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Terra, Madre, ancora…
Nota al testo di Anna Rita Merico

La visione e il potere arcano della parola posseggono, a ogni latitudine, proprie grammatiche visionarie, proprie potenze espressive e propri affondi di significato. L’universalità della poesia indica una parola che, per giungere sulla pagina, emerge dal proprio nerbo drammatico di indagine. La poesia viaggia attraverso linee di profondità che risentono di sedimentazioni in aspetti storici e rimandi non scontati a dimensioni arcane. In Rishi Dastidar sono linee di profondità abbracciate a lallazioni di lettere ripetute nell’ossessione di ricerca del ritmico suono di dentro.
È un suono che sa di doversi innervare nel sogno di un post del tempo dato. Post tutto: post che segue deflagrazioni. Sogno innervato in attraversamenti di soglie magmatiche, tutte emergono dai timbri degli inizi. C’è un millimetrico esatto punto in cui detonazioni di fine e detonazioni di inizio si scontrano l’una nell’altra? La genesi è fatta solo di inizi o viene da esplosioni di fine?
La potenza trasformativa del testo poetico è nella sua capacità di saper tenere misura tra dimensioni storiche, mitologiche e capacità di ascolto della contemporaneità. È un equilibrio che accompagna il senso di una poetica della profondità in grado di rendere universale il linguaggio poetico.
Questa la soglia della poesia di Rishi Dastidar. È soglia in cui sostare nel momento dell’affaccio a un testo poetico che giunge da meridiani altri e chiede elaborazione di differenti cartografie del sentire.
Nell’angolo stretto della stanza giunge trama di fotogramma: la redenzione si dice attraverso l’immaginazione salvifica di chi traghetta consentendoci memorie, risvegli e visioni di filiformi universi abitati. È fotogramma che attraversa l’anima come nave dei folli salpata da baia di mari a Nord. Le oscillazioni nell’attesa, le meraviglie altalenanti tra piccole bugie e contenute esplosioni ci posano nel niente del tutto di un tempo ieratico eppure centrato nel dentro delle nostre quotidiane fragilità: universi di interruzioni ma, anche, di scintillii significanti. Una diversa apocalisse impasta intenti e risvegli. Lì, in quell’angolo scrostato della stanza, esplode la nostra fragilità, si frantuma la nostra visione: non un’implosione rumorosa ma un silenzio che cola via come stilla di pioggia da gelida finestra mentre la poesia si dice come un’esperienza invasiva, avvolgente.
È il momento in cui il dolore diviene fertile, consente di vedere e, così, il mondo si mostra in una nuova vicinanza. Avviene un gioco di spostamenti, equivalenze, analogie, sostituzioni, sotterranei legami. I colori e la dimensione di questo testo di Dastidar affondano nel desiderio di una risalita epocale che tutti ci accomuna nel desiderio di ri-fondazione di una Terra, Madre, ancora.
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BREVI NOTE BIOGRAFICHE

Rishi Dastidar è nato a Londra, città in cui vive e lavora. Sue poesie sono state pubblicate su The Financial Times e BBC e in traduzione italiana sulla rivista bilingue online Inkroci
Membro di Malika’s Poetry Kitchen e presidente dell’organizzazione ‘Spread The Word’ per l’aumento degli scrittori, Dastidar ha curato la sua prima silloge The Craft: A Guide to Making Poetry Happen in the 21st Century (Nine Arches Press. 2019) da cui sono tratte Ticker-tape inclusa in The Forward Book of Poetry 2018 e Contour (Isoipsia) tradotta in italiano da Andrea Sirotti e pubblicata sul blog Interno Poesia. È stato uno dei due curatori dell’antologia Too Young, Too Loud, Too Different: Poems from Malika’s Poetry Kitchen (Corsair, 2021).
Sempre per Nine Arches Press ha pubblicato la sua seconda e terza silloge: Saffron Jack (2020) e Neptune’s Projects (2023).
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Si ringrazia sentitamente Emilia Mirazchiyska per l'intermediazione internazionale



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