(Redazione) - Amerinda - 04 - La guerra? Non finisce mai (Poesia argentina e Malvinas: Un’antologia 1833 – 2022 - Parte Prima)
A mo’ di
prefazione: viviamo tempi
funesti dove la storia e la memoria sembrano non esistere. Molti
difendono una guerra condannano un’altra. Pensano che morire da un
lato sia differente che morire da un altro lato. Si parla di
solidarietà ma non si condanna la violenza nella sua totalità,
anzi, oramai viene accettata come elemento o strumento del fare
politica, non importa se in uno stato democratico o dittatoriale.
Siamo quasi al delirio di “bombe buone e bombe cattive”.
La poesia argentina
sulla storia e guerra delle Malvinas può e deve essere, in questo
momento, una riflessione profonda sul presente.
È da molto tempo
che cerco di scrivere un articolo sulla poesia argentina e le
Malvinas; inoltre ho tra le mani un bellissimo libro: Poesía
argentina y Malvinas: Una antología (1833-2022), Ediciones de la
FaHCE, 2022.
Ma non so perché,
ogni volta che mi metto a scrivere, la prima frase che mi viene in
mente è questa: la poesia più bella sulle Malvinas non è scritta
con le parole, ma è quell'incredibile secondo gol di Diego Armando
Maradona contro l'Inghilterra ai mondiali del Messico nel 1986. Una
poesia, quella di Maradona che era ed è un monito contro il
colonialismo, la dittatura argentina, l’oligarchia che l’ha
sostenuta e la violenza.
Il rapporto con
questo libro curato dal professore Enrique Foffani (1) e dalla
professoressa Victoria Torres (2) ha una storia in qualche modo
poetica.
Camminavo per Buenos
Aires nel 2023 e tenevo tra le mani questa antologia quando ho deciso
di prendere un taxi per arrivare a casa. Al salire il taxista nota il
libro e mi racconta la sua partecipazione nella guerra delle
Malvinas. Sulla costa faceva parte di un gruppo di soldati il cui
compito era evitare un possibile sbarco degli inglesi.
Una notte, due
gommoni dell’esercito inglese cercarono di sbarcare, ma i cannoni
argentini riuscirono ad evitare “l’invasione”. Anche se può
sembrare strano, il taxista-combattente-reduce non mi sottolineava
non era l’atto della difesa del paese, ma il fatto che da anni
cercava di far riconoscere allo stato argentino la sua partecipazione
al conflitto e di ricevere quindi la pensione di guerra.
L’ultimo massacro
da parte della dittatura argentina di un’intera generazione di
giovani è stata proprio la guerra delle Malvinas. Non solo furono
mandati a farsi trucidare, ma vennero poi rimpatriati di notte,
minacciati di non dire mai cosa avevano vissuto, come se fossero i
colpevoli della sconfitta, e cancellati da qualsiasi archivio
militare e civile. Credo che questi fatti in qualche modo possano far
capire l’importanza di questa antologia uscita nel 2022 a
quarant’anni della guerra.
Leggiamo nelle prime
righe della prefazione:
(…) Questa
antologia poetica riconosce in tale ricorrenza un segno della memoria
e in essa una ferita incurabile: quella dei soldati caduti sul campo
di battaglia e poi, durante il ritorno a casa, gettati in quell'altra
lotta senza quartiere contro le innumerevoli conseguenze che molti
non sono riusciti a superare. Parafrasando Clausewitz quando afferma
che la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi, per
molti combattenti che hanno combattuto in una guerra così
asimmetrica come quella delle Falkland, la continuazione della guerra
ha significato entrare in un'altra guerra, impensata, alla quale
hanno ceduto più della metà di coloro che sono tornati vivi e hanno
scelto il suicidio, forse il modo più brutale e doloroso per
testimoniare il trauma dell'esperienza vissuta. (…)
Questa antologia
della poesia argentina e le Malvinas non fa riferimento soltanto agli
anni della guerra del 1982 ma: (…) inizia nel 1833 perché
quella è la data della prima poesia trovata che fa riferimento alle
Malvinas, in particolare all'atto di usurpazione britannica delle
isole. Un inizio involontario e allo stesso tempo rivelatore perché,
come ogni poesia, si inserisce in un processo di enunciazione che
mette in luce un'identità e un immaginario. (…)
La prima poesia, di
un autore anonimo, scritta sull’occupazione inglese delle Malvinas,
appare diciotto giorni dopo l’accaduto nella “La Gaceta
Mercantil” di Buenos Aires il 21 gennaio del 1833.
Malvinas e gli
inglesi
si estende dal Tamigi al Gance,
Dal Bengala al lontano Canada? È
questo il Parlamento sovrano, La cui
giustizia l’universo ammira?
Questo l’altero popolo, che si vanta
Di maggiore libertà, di maggiore cultura?
È questa infine, la superba macchina,
Chiamata Gran Bretagna? Ma come Ha potuto
Macchiare il suo vessillo con una bassa
E atroce pirateria? Si: i valorosi
Di Abukir, Trafalgar e Navarrino,
Quelli che nella scuola del terribile Nelson
Hanno fatto la loro carriera, oggi esercitano
La loro perizia e coraggio su coloni
Pacifici, inermi -. Oramai non aspettano che
la luce gli mostri il nemico;
Di notte, occultamente, seguono
Di Venacourt e di Duncan le orme:
- La sorpresa, la forza è il diritto
che esercitano contro il debole: - nulla importano
La pace, la lealtà, la fe dovuta
tra nazioni colte – “Ho bisogno
Disse Guglielmo, di dominare le Isole
Chiavi del grande Oceano: Ho la forza,
La Repubblica no: non c'è altro diritto,
altra fede che consultare. “In un momento
L’attentato orrendo si consuma;
Si butta a terra il vessillo sacro
Di una nazione a mica, e si issa Il
colore rosso, palladio del crimine.
Il colore che prestò perfido asilo
All’uomo del Destino, il gran Colosso
Che fece tremare Pitt; e che, fiducioso
nella fallace lealtà inglese,
Si consegnò come grande, al suo nemico,
Perché il suo nemico, come un codardo,
Lo incatenasse alla mortale rupe.
Oltraggioso colore! Questa bandiera
Proteggerà altri crimini -. Malvinas non è
l’ultimo teatro. – Ah, Nuovo Mondo!
La tua libertà vacilla: - il leopardo
Divora e non si sazia -. Apri gli occhi,
Prepara le armi e rinnova Di
Whitelocke e Beresford i tempi.
*
Malvinas y los ingleses
¿Es ése el gran monarca, cuyo imperio
se extiende desde el Támesis al Ganges,
Desde Bengala al Canadá remoto? ¿Es
ése el Parlamento Soberano, Cuya
justicia el universo admira?
¿Ese el altivo pueblo, que blasona De
mayor libertad, de más cultura?
¿Es ésa, en fin, la máquina soberbia,
Llamada Gran Bretaña? ¡Y qué! ¿Ha podido
Manchar su pabellón con una baja
Y atroz piratería? Sí: los bravos
De Aboukir, Trafalgar y Navarino,
Los que en la escuela del terrible Nelson
Hicieron su carrera, hoy ejercitan
Su pericia y valor sobre colonos
Pacíficos, inermes–. Ni ya esperan A
que la luz les muestre al enemigo;
De noche, ocultamente, van siguiendo
De Venancourt y de Duncan las huellas:
–La sorpresa, la fuerza es el derecho
Que emplean contra el débil: –nada importan
La paz, la lealtad, la fe debida
Entre naciones cultas– “Necesito,
Dijo Guillermo, dominar las Islas
Llaves del gran Océano: Tengo fuerza,
La República no: –no hay más derecho
Más fe que consultar. “–En el instante
El atentado horrendo se consuma;
Se echa por tierra el pabellón sagrado
De una nación amiga, y se enarbola El
color rojo, paladión del crimen.
El color que prestó pérfido asilo Al
hombre del Destino, el gran Coloso
Que hizo temblar a Pitt; y que, fiado
En la mentida lealtad inglesa,
Se entregó como grande, a su enemigo,
Para que su enemigo, cual cobarde,
Le encadenase en el mortal peñasco.
¡Afrentoso color! Esa bandera
Protegerá otros crímenes–. Malvinas No es
el último teatro. – ¡Ah Nuevo Mundo!
Tu libertad vacila: –el leopardo
Devora y no se sacia–. Abre los ojos,
Apercibe los brazos; y renueva De
Whitelocke y Beresford los tiempos.
Malvinas y los ingleses
¿Es ése el gran monarca, cuyo imperio
se extiende desde el Támesis al Ganges,
Desde Bengala al Canadá remoto? ¿Es
ése el Parlamento Soberano, Cuya
justicia el universo admira?
¿Ese el altivo pueblo, que blasona De
mayor libertad, de más cultura?
¿Es ésa, en fin, la máquina soberbia,
Llamada Gran Bretaña? ¡Y qué! ¿Ha podido
Manchar su pabellón con una baja
Y atroz piratería? Sí: los bravos
De Aboukir, Trafalgar y Navarino,
Los que en la escuela del terrible Nelson
Hicieron su carrera, hoy ejercitan
Su pericia y valor sobre colonos
Pacíficos, inermes–. Ni ya esperan A
que la luz les muestre al enemigo;
De noche, ocultamente, van siguiendo
De Venancourt y de Duncan las huellas:
–La sorpresa, la fuerza es el derecho
Que emplean contra el débil: –nada importan
La paz, la lealtad, la fe debida
Entre naciones cultas– “Necesito,
Dijo Guillermo, dominar las Islas
Llaves del gran Océano: Tengo fuerza,
La República no: –no hay más derecho
Más fe que consultar. “–En el instante
El atentado horrendo se consuma;
Se echa por tierra el pabellón sagrado
De una nación amiga, y se enarbola El
color rojo, paladión del crimen.
El color que prestó pérfido asilo Al
hombre del Destino, el gran Coloso
Que hizo temblar a Pitt; y que, fiado
En la mentida lealtad inglesa,
Se entregó como grande, a su enemigo,
Para que su enemigo, cual cobarde,
Le encadenase en el mortal peñasco.
¡Afrentoso color! Esa bandera
Protegerá otros crímenes–. Malvinas No es
el último teatro. – ¡Ah Nuevo Mundo!
Tu libertad vacila: –el leopardo
Devora y no se sacia–. Abre los ojos,
Apercibe los brazos; y renueva De
Whitelocke y Beresford los tiempos.
Il fatto che la
prima poesia, datata 1833, abbia la particolarità di essere anonima,
ovvero di presentare una soggettività velata da riferimenti in un
contesto politico come quello dell'usurpazione delle isole, acquista
significato preciso: la questione delle Malvinas appare fin
dall'inizio come un tema complesso.
Il criterio che
guida la nostra raccolta è quello di selezionare autori e autrici
che siano il più possibile rappresentativi dei temi, dei motivi e
dei toni che la poesia sulle Malvinas ha suscitato nel corso del
tempo. (…) Da questo punto di vista, la decisione è stata
quella di includere artisti che avessero un'opera poetica solida e
una lucida consapevolezza delle prerogative formali del genere che,
come ogni arte, ha le sue regole e le sue leggi. Sotto questo
aspetto, la selezione ha contrappeso la scrittura di poesie sulle
Malvinas con la carriera del poeta e le sue esperienze creative con
il genere, anche se, e proprio per questo, quella che chiamiamo
“poesia di circostanza” non è concepita da noi come una
decisione eccentrica e isolata, ma, al contrario, come la conferma
non solo del talento ma anche del mestiere dei poeti e delle poetesse
di questa selezione.
Sono ovviamente
differenti gli stili e le poetiche che riempiono la antologia. In
questa prima parte del viaggio alle Malvinas poetiche, dopo la prima
poesia che ha dato inizio a questa attraversata, presentiamo di
seguito i versi di un grande della poesia argentina e universale:
Jorge Luis Borges che da sempre è stato un rappresentante del
nazionalismo argentino.
Jorge
Luis Borges* poesía del 1982
Juan Lopez e John
Ward
Gli è toccata in sorte un’epoca strana.
Il pianeta era stato parcellizzato in diversi paesi, ognuno provvisto di
lealtà, di amate memorie, di un passato senza dubbio
eroico, di diritti, di offese, di una mitologia peculiare, di
padri della patria di bronzo, di anniversari, di demagoghi e di
simboli. Quella divisone, cara ai cartografi, auspicava le guerre.
López era nato nella città vicino al fiume immobile; Ward, nella
periferia della città dove aveva camminato Fater Brown. Aveva
studiato il castigliano per leggere il Don Chisciotte.
L’altro professava l’amore per Conrad, che gli era stato rivelato in
una aula di via Viamonte.
Sarebbero stati amici, ma si videro una sola volta faccia a faccia, in delle
isole troppo famose, e ognuno dei due fu Caino, ognuno, Abele.
Li hanno seppelliti insieme. La neve e la corruzione li conoscono.
Il fatto che relato è passato in un tempo che non possiamo capire.
Milonga del Morto
L’ho sognato in questa casa
tra le pareti e le porte. Dio
permette agli uomini
di sognare cose che sono vere.
L’ho sognato in alto mare
in alcune isole glaciali.
L'ho sognato al largo,
su alcune isole glaciali.
Che il resto lo raccontino
la tomba e gli ospedali.
Una delle tante province
dell’interno è stata la loro terra. (Non è
conveniente che si sappia che
muore gente nella guerra.)
Li hanno fatti uscire dalla caserma, gli
hanno messo nelle mani le
armi e li hanno mandati a
morire con i loro fratelli.
Si operò con grande prudenza,
si parlò in modo prolisso.
Gli consegnarono allo stesso tempo
il fucile e il crocifisso.
Ascoltò le vane arringhe degli
inutili generali. Vide quello
che mai aveva visto, il sangue
sugli arenili.
Ascoltò urla di gioia e urla di dolore ascoltò,
ascoltò il clamore della
gente. Lui soltanto voleva
sapere se era o non era
coraggioso.
Lo seppe in quel momento
quando lo penetrava la ferita.
Si disse Non ho avuto paura
quando l’ha lasciato la vita.
La sua morte fu una segreta
vittoria. Nessuno si sorprenda
che mi dia invidia e pena
il destino di quell’uomo.
hanno messo nelle mani le
armi e li hanno mandati a
morire con i loro fratelli.
Si operò con grande prudenza,
si parlò in modo prolisso.
Gli consegnarono allo stesso tempo
il fucile e il crocifisso.
Ascoltò le vane arringhe degli
inutili generali. Vide quello
che mai aveva visto, il sangue
sugli arenili.
Ascoltò urla di gioia e urla di dolore ascoltò,
ascoltò il clamore della
gente. Lui soltanto voleva
sapere se era o non era
coraggioso.
Lo seppe in quel momento
quando lo penetrava la ferita.
Si disse Non ho avuto paura
quando l’ha lasciato la vita.
La sua morte fu una segreta
vittoria. Nessuno si sorprenda
che mi dia invidia e pena
il destino di quell’uomo.
*
JUAN LÓPEZ Y JOHN WARD
Les tocó en suerte una
época extraña.
El planeta había sido
parcelado en diversos países, cada uno provisto de lealtades, de
queridas memorias, de un pasado sin duda heroico, de derechos, de
agravios, de una mitología peculiar, de próceres de bronce, de
aniversarios, de demagogos y de símbolos. Esa división, cara a los
cartógrafos, auspiciaba las guerras.
López había nacido en la
ciudad junto al río inmóvil; Ward, en las afueras de la ciudad por
la que caminó Father Brown. Había estudiado castellano para leer el
Quijote.
El otro profesaba el amor
de Conrad, que le había sido revelado en una aula de la calle
Viamonte.
Hubieran sido amigos, pero
se vieron una sola vez cara a cara, en unas islas demasiado famosas,
y cada uno de los dos fue Caín, y cada uno, Abel.
Los enterraron juntos. La
nieve y la corrupción los conocen.
El hecho que refiero pasó
en un tiempo que no podemos entender.
Milonga del muerto
Lo he soñado en esta casa
Lo he soñado en esta casa
entre paredes y puertas. Dios les permite a
los hombres soñar cosas que son ciertas.
Lo he soñado mar afuera en unas islas
Lo he soñado mar afuera en unas islas
glaciales. Que nos digan lo demás la
tumba y los hospitales.
Una de tantas provincias del interior fue su
Una de tantas provincias del interior fue su
tierra. (No conviene que se sepa que muere
gente en la guerra.)
Lo sacaron del cuartel, le pusieron en
Lo sacaron del cuartel, le pusieron en
las manos las armas y lo mandaron a
morir con sus hermanos.
Se obró con suma prudencia, se habló de
Se obró con suma prudencia, se habló de
un modo prolijo. Les entregaron a un
tiempo el rifle y el crucifijo.
Oyó las vanas arengas de los vanos
Oyó las vanas arengas de los vanos
generales. Vio lo que nunca había visto, la
sangre en los arenales.
Oyó vivas y oyó mueras, oyó el clamor
Oyó vivas y oyó mueras, oyó el clamor
de la gente. Él sólo quería saber
si era o si no era valiente.
Lo supo en aquel momento en que le
Lo supo en aquel momento en que le
entraba la herida. Se dijo No tuve miedo
cuando lo dejó la vida.
Su muerte fue una secreta
victoria. Nadie se asombre
de que me dé envidia y pena
el destino de aquel hombre.
Su muerte fue una secreta
victoria. Nadie se asombre
de que me dé envidia y pena
el destino de aquel hombre.
Nella poesia
nazionale o nazionalista del corpus, l'eroe viene monumentalizzato in
un'epopea di eroismo e diventa un personaggio illustre o diviene
folkloristico trasformandosi in un difensore della sovranità. Nelle
forme poetiche è evidente l'aretè della cultura militare
dell'antica Grecia che Borges traduce, nella lingua degli argentini,
come il culto del coraggio. Un intero percorso secolare per un ideale
eroico senza pari, in cui Borges, come chiaramente evidenziato nella
sua “Milonga del morto”, articola il XIX secolo e lo porta nel XX
in un'operazione poetica che instaura ciò che del genere poetico
persiste nei toni e nelle sfumature: una patria che si ottiene per
filiazione paterna e che non può esistere senza il coraggio o
l'audacia come virtus.
Diversa la voce di
chi è stato sul campo di battaglia, chi ha visto la morte
circondarlo, abbracciarlo. Leggiamo di seguito due poesie di Gustavo
Caso Rosendi:
Patria
e in realtà ti immaginavo come
una donnola allevando piccoli morti
nella sua borsa Ma nella Solitudine ti
ho visto e ho preso la tua mano
ed eri bella come la luce del dolore
Casette di lamiera uscivano da te
jacarande con le occhiaie sfilacciature di fiori
di tabebuia angioletti mendicanti uscivano
da te tordi feriti e con nei becchi
bandiere di gelsomini e lavanda Ti ho visto e
eri bella e tremavi ombre di
bambini uscivano da te correndo verso un
androne buio e vecchio
*
Patria
Yo no quería tu sonrisa ni tu llanto
y en verdad te imaginaba como
una comadreja criando muertitos
en su bolsa Pero en la Soledad te
vi te vi y tomé tu mano
y estabas bella como la luz del dolor
Casitas de chapa salían de vos
jacarandaes ojerosos hilachas de flores
de lapacho angelitos pordioseros salían
de vos zorzales lastimados y en los picos
banderas de jazmines y lavandas Te vi y
estabas bella y temblabas sombras de
niños salían de vos corriendo hacia un
zaguán oscuro y viejo
y en verdad te imaginaba como
una comadreja criando muertitos
en su bolsa Pero en la Soledad te
vi te vi y tomé tu mano
y estabas bella como la luz del dolor
Casitas de chapa salían de vos
jacarandaes ojerosos hilachas de flores
de lapacho angelitos pordioseros salían
de vos zorzales lastimados y en los picos
banderas de jazmines y lavandas Te vi y
estabas bella y temblabas sombras de
niños salían de vos corriendo hacia un
zaguán oscuro y viejo
**
Quando cadde il soldato Vojkovic
smise di vivere il papà di Vojkovic e la
mamma di Vojkovic e la sorella
Anche la fidanzata che tesseva e disfaceva
desolazioni di lana e i figli che
non ebbero mai Gli zii i nonni i cugini, i cugini
in seconda e il cognato e i nipoti
a cui Vojkovic regalava
cioccolato e alcuni vicini e i
pochi amici di Vojkovic e Colita
il cane e un compagno delle
elementari che Vojkovic temeva
dimenticato e persino il magazziniere a
chi Vojkovic comprava l’erba
quando era di guardia.
Quando cadde il soldato Vojkovic caddero
tutte le foglie dell’isolato tutti i
passeri tutte le persiane
*
Cuando cayó el soldado Vojkovic
dejó de vivir el papá de Vojkovic y la
mamá de Vojkovic y la hermana
También la novia que tejía y destejía
desolaciones de lana y los hijos que
nunca llegaron a tener Los tíos los
abuelos los primos los primos
segundos y el cuñado y los sobrinos
a los que Vojkovic regalaba
chocolates y algunos vecinos y unos
pocos amigos de Vojkovic y Colita el
perro y un compañero de la
primaria que Vojkovic tenía medio
olvidado y hasta el almacenero a
quien Vojkovic le compraba la yerba
cuando estaba de guardia
Cuando cayó el soldado Vojkovic cayeron
todas las hojas de la cuadra todos los
gorriones todas las persianas
smise di vivere il papà di Vojkovic e la
mamma di Vojkovic e la sorella
Anche la fidanzata che tesseva e disfaceva
desolazioni di lana e i figli che
non ebbero mai Gli zii i nonni i cugini, i cugini
in seconda e il cognato e i nipoti
a cui Vojkovic regalava
cioccolato e alcuni vicini e i
pochi amici di Vojkovic e Colita
il cane e un compagno delle
elementari che Vojkovic temeva
dimenticato e persino il magazziniere a
chi Vojkovic comprava l’erba
quando era di guardia.
Quando cadde il soldato Vojkovic caddero
tutte le foglie dell’isolato tutti i
passeri tutte le persiane
*
Cuando cayó el soldado Vojkovic
dejó de vivir el papá de Vojkovic y la
mamá de Vojkovic y la hermana
También la novia que tejía y destejía
desolaciones de lana y los hijos que
nunca llegaron a tener Los tíos los
abuelos los primos los primos
segundos y el cuñado y los sobrinos
a los que Vojkovic regalaba
chocolates y algunos vecinos y unos
pocos amigos de Vojkovic y Colita el
perro y un compañero de la
primaria que Vojkovic tenía medio
olvidado y hasta el almacenero a
quien Vojkovic le compraba la yerba
cuando estaba de guardia
Cuando cayó el soldado Vojkovic cayeron
todas las hojas de la cuadra todos los
gorriones todas las persianas
L’amore
patrio persiste nella poesia di Rosendi, ma nell’esprimerlo il tono
è totalmente differente da quello di Borges. Si potrebbe dire che
l’eroismo, per chi ha vissuto la guerra sulla sua pelle, non
restituisce una patria che può nella morte dare invidia
e pena, ma un “madre” da cui i
bambini uscivano da te correndo verso
un androne
buio e vecchio. Una patria “bella
di dolore”, dove la presenza della morte segna per sempre i suoi
confini.
Nella
seconda poesia, Quando cadde il soldato Vojkovic, la
morte diventa una perdita infinita che attraversa presente e futuro
dove chi muore fa morire un mondo reale e uno possibile. La morte è
un buco nella storia che nulla può colmare.
Tra
le voci della guerra ci sono anche quelle di chi ha avuto la sorte di
non trovarsi direttamente coinvolto nella battaglia pur vivendo la
guerra. Una situazione strana in cui si percepisce quasi un senso di
colpa e allo stesso tempo la paura di poter finire in una trincera a
combattere. Una doppia battaglia quella combattuta fuori e una
interna che vive in un equilibrio tra una tragedia e un dramma,
nell’ironia di una guerra così dissimmetrica tra i contendenti.
Un metro di neve
(Poesia di Daniel Calabrese)
Le isole erano come due macchie di umidità
e io un ragazzo appena finita la scuola.
Mi diedero un fucile vecchio che sparava
da qualsiasi parte. I nemici sono
ovunque, diceva il tenente
prendendosi gioco della mia mira. Sempre
avrei colpito il bersaglio.
Sull'ombra della schiena mi hanno appeso
un apparecchio radio più pesante del
primo dei corpi.
Il freddo toglieva alle mani il campo sensoriale.
Allora avevo qualche povera nozione
intorno alla neve:
non la conoscevo nelle poesie di William Carlos William, ancor meno
in quelle di Artur Lundkvist.
Quel mattino bisognava uscire dalle tende
mettersi sui camion e uscire dai
camion e mettersi su un aereo, e uscire
dall’aereo e mettersi nelle trincere, e uscire
dalle trincere ma un metro lo impedì.
Quel mattino mi sono svegliato dentro del
bianco dell’occhio, dove scorreva un fiume di
ladri come un fulmine cieco
appropiandosi di tutto.
Mi sono svegliato dentro la luce che si
divorava i ponti, le tende, i
camion, l’Aereo, l’interpretazione dei
differenti, la teoria dello sviluppo
morale, le trincere.
Ho attraversato il fiume dei ladri e mi sono svegliato sull’altra
sponda, una sponda dove nessuno s’affoga
perché il nulla è un luogo dove oramai non
respirano i vivi.
Le isole erano come due macchie di umidità
e io un ragazzo appena finita la scuola.
Mi diedero un fucile vecchio che sparava
da qualsiasi parte. I nemici sono
ovunque, diceva il tenente
prendendosi gioco della mia mira. Sempre
avrei colpito il bersaglio.
Sull'ombra della schiena mi hanno appeso
un apparecchio radio più pesante del
primo dei corpi.
Il freddo toglieva alle mani il campo sensoriale.
Allora avevo qualche povera nozione
intorno alla neve:
non la conoscevo nelle poesie di William Carlos William, ancor meno
in quelle di Artur Lundkvist.
Quel mattino bisognava uscire dalle tende
mettersi sui camion e uscire dai
camion e mettersi su un aereo, e uscire
dall’aereo e mettersi nelle trincere, e uscire
dalle trincere ma un metro lo impedì.
Quel mattino mi sono svegliato dentro del
bianco dell’occhio, dove scorreva un fiume di
ladri come un fulmine cieco
appropiandosi di tutto.
Mi sono svegliato dentro la luce che si
divorava i ponti, le tende, i
camion, l’Aereo, l’interpretazione dei
differenti, la teoria dello sviluppo
morale, le trincere.
Ho attraversato il fiume dei ladri e mi sono svegliato sull’altra
sponda, una sponda dove nessuno s’affoga
perché il nulla è un luogo dove oramai non
respirano i vivi.
Le isole erano come due macchie
che mai mi hanno lasciato vedere.
che mai mi hanno lasciato vedere.
*
Un metro de nieve
Las islas eran como dos manchas de humedad y yo un chico
Un metro de nieve
Las islas eran como dos manchas de humedad y yo un chico
recién salido de la escuela.
Me dieron un fusil viejo que tiraba hacia cualquier
Me dieron un fusil viejo que tiraba hacia cualquier
parte. Enemigos hay en todos lados, decía el
teniente burlándose de mi puntería.
Siempre iba a dar en el blanco.
En la sombra de la espalda me colgaron un aparato de
En la sombra de la espalda me colgaron un aparato de
radio más pesado que el primero de los cuerpos.
El frío me sacaba las manos del campo sensorial.
Yo tenía por entonces algunas pobres referencias acerca de la
El frío me sacaba las manos del campo sensorial.
Yo tenía por entonces algunas pobres referencias acerca de la
nieve: no la conocía en los poemas de
William Carlos Williams, menos en los de Artur Lundkvist.
Aquella mañana había que salir de las carpas y meterse en
Aquella mañana había que salir de las carpas y meterse en
los camiones, y salir de los camiones y meterse en un avión,
y salir del avión y meterse en las
trincheras, y salir de las trincheras pero un metro de nieve lo impidió.
Aquella mañana desperté adentro del blanco del ojo,
Aquella mañana desperté adentro del blanco del ojo,
donde pasaba un río de ladrones como un rayo ciego
apoderándose de todo.
Desperté adentro de la luz que se devoraba los
Desperté adentro de la luz que se devoraba los
puentes, las carpas, los camiones, el avión, la
interpretación de los diferentes, la teoría del
desarrollo moral, las trincheras.
Crucé el río de ladrones y desperté en la otra
Crucé el río de ladrones y desperté en la otra
orilla, una orilla donde nadie se ahoga porque la nada es un lugar
donde ya no respiran ni los vivos.
Las islas eran como dos manchas
que nunca me dejaron ver.
Las islas eran como dos manchas
que nunca me dejaron ver.
La poesia è tale quando è partecipe della Storia. Questo articolo è una parte della lettura di questa antologia; infatti, presenteremo altre due letture: una dedicata alla poesia delle donne, e un'altra basata sugli stili poetici differenti che la compongono. Per chiudere è importante, credo, tenere a mente quello che ci segnalano i curatori sulla sua composizione:
Come
risultato delle nostre ricerche, sono 19 i libri dedicati
esclusivamente alle Malvinas scritti nel corso del XX secolo e nei
primi due decenni del XXI secolo. In questo contesto, va sottolineato
che prima della guerra c'erano 6 libri e dal 1982 ad oggi ne sono
stati scritti 13 negli ultimi quarant'anni. Ciò conferma ancora una
volta l'importanza che la questione delle Malvinas ha acquisito a
partire dal conflitto bellico, il che non è un dato trascurabile ai
fini della stesura di una storia della poesia argentina che abbia
come oggetto questo tema. Per la prima volta in un unico volume
vengono presentati i 13 libri scritti nel corso di questi decenni, il
che significa che, data la natura barocca di ogni antologia, la
nostra non può che essere una mise en abyme: si tratta di rendere
ogni raccolta di poesie un'antologia il più esaustiva possibile, in
modo da poter intravedere la poetica dei suoi autori.
Sarebbe
bello immaginare, in questi tempi guerraioli, una casa editrice
italiana disposta a pubblicare una versione ridotta di questa
antologia. Curatori e traduttore sono disponibili.
_____
BIOGRAFIE dei poeti
JORGE
LUIS BORGES (Buenos Aires, 1899 –
Ginevra, 1986)
Poeta, narratore, saggista, traduttore, critico letterario e professore, è una figura imprescindibile della letteratura argentina. Le sue opere sono state tradotte in numerose lingue. È stato professore di letteratura inglese all'Università di Buenos Aires, presidente della Società Argentina degli Scrittori, membro dell'Accademia Argentina delle Lettere e direttore della Biblioteca Nazionale. Tra
le sue opere poetiche si annoverano: Fervor
de Buenos Aires (1923), Luna
de enfrente (1925), Cuaderno
San Martín (1929), El
hacedor (1960), El
otro, el mismo (1964), Para
las seis cuerdas (1965), Elogio
de la sombra (1969), El
oro de los tigres (1972), La
rosa profunda (1975), La
moneda de hierro (1976), Historia
de la noche (1977), La
cifra (1981) e Los
conjurados (1985). È stato
insignito di numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Formentor nel
1961, il Premio Alfonso Reyes nel 1973, il Premio Cervantes nel 1980
e il Premio Konex de Brillante nel 1984.
GUSTAVO CASO
ROSENDI (Esquel, Chubut, 1962)
Poeta che risiede
a La Plata. Le sue opere poetiche includono:
Elegía común
(1987), Bufón fúnebre
(1995), Soldados
(2009), Lucía sin luz
(2016) e Todos podemos ser Raymond
Carver (2018). Le
sue poesie sono inoltre presenti in antologie come El
viento también recuerda, dedicata
agli ex combattenti delle Malvinas (1996), 8
Poetas Regionales (1997), Poesía
36 autores (1999) e Naranjos
de fascinante música (2003). Ha
ricevuto diversi premi, tra cui la Faja de Honor della Sociedad de
Escritores de la Provincia de Buenos Aires (1985-1986), il primo
premio del Concurso Edelap de Poesía (1997) e il Premio ACCÉSIT
(1997). È stato dichiarato cittadino illustre della città di
La Plata per la sua partecipazione come soldato alla guerra delle
Malvinas.
DANIEL
CALABRESE (Dolores, Buenos Aires,
1962)
Poeta che ha
fondato e dirige Ærea, Rivista Iberoamericana di Poesia. È
membro del Consiglio Internazionale della Fondazione Vicente
Huidobro. Le sue poesie sono state pubblicate in libri e antologie in
più di dieci paesi, e parte della sua opera è stata tradotta in
italiano, inglese, francese, portoghese, bulgaro, cinese e
giapponese. Tra le sue opere
poetiche principali: La faz errante (1990), Futura ceniza
(1994), Escritura en un ladrillo (1996), Singladuras
(1997), Oxidario (2001), Ruta Dos (2013) e Compás
de espera (2022). Ha vinto il
Premio Alfonsina nel 1990, il Premio del Fondo Nacional de las Artes
nel 2001 e il Premio Revista de Libros in Cile nel 2013.
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BIOGRAFIE dei curatori
ENRIQUE
FOFFANI
Professore di
Lettere presso l'Università Nazionale di La Plata. Ha conseguito un
Dottorato in Lettere presso l'Università di Buenos Aires e un
Post-Dottorato presso l'Università Nazionale di Rosario. È
Professore Titolare di Letteratura Latinoamericana del XX e XXI
secolo presso l'Università Nazionale di La Plata e Professore
Associato della stessa materia presso l'Università di Buenos Aires. Ha pubblicato
numerosi articoli e saggi in patria e all'estero, specializzandosi
nella letteratura latinoamericana. È membro del Comitato Scientifico
e di Ricerca dell'Istituto di Ricerca in Scienze Umane e Sociali
(IdIHCS-CONICET/ UNLP) e Direttore del Progetto Letteratura e
Secolarizzazione in America Latina. Come professore ospite, ha tenuto
seminari di Letteratura Latinoamericana in Messico, Perù, Colombia,
Uruguay, Stati Uniti, Germania, Francia e Spagna. Dirige la casa
editrice Katatay, dedicata alla pubblicazione di opere di critica
sulla letteratura latinoamericana. Nel 2020 ha vinto
il Premio Alfredo Roggiano per il miglior libro di critica letteraria
latinoamericana 2018-2019, con Vallejo y el dinero. Formas
de subjetividad en la poesía (Lima,
editorial Cátedra Vallejo, 2018).
VICTORIA
TORRES
Professoressa di
Lettere presso l'Università Nazionale di La Plata. Ha insegnato
presso le Università di Bonn, Colonia e Wuppertal, in Germania, ed è
attualmente docente titolare presso il Seminario di Romanistica
dell'Università di Colonia. È specializzata
nelle rappresentazioni letterarie delle guerre, in particolare del
conflitto nell'Atlantico meridionale. Ha scritto diversi articoli
sull'argomento, tra cui: Muerte y Malvinas en la argentina
pichiciega de la dictadura militar (2016), Más cerca de cañón
que del canon: Las primeras ficciones de la guerra de Malvinas
(2016) e Memoria per il futuro: gli ex combattenti delle Malvinas
nella letteratura per l'infanzia e la gioventù (2017). Ha curato e
scritto la prefazione, insieme a Miguel Dalmaroni, di Golpes.
Racconti e memorie della dittatura (2016) e, più recentemente,
di La guerra meno pensata. Racconti e memorie delle Malvinas
(2022).
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