Un (po') emo

Ch'io fui lo dirà tra poco lo sguardo degli altri. Forse una reticenza, una parola mancata, un canto solo immaginato sarà la pronuncia d'un nome banale, come tanti. Di me resteranno le parole dette, le macchie nere - più spesso blu - su fogli bianchi e vergini. Ma non ci sarà testimonianza dei miei strozzi, dei miei singulti di quel torna a me mai (o mal) pronunciato. Né ci sarà persona capace di tradurre in lingua nota il mio grido bambino, gli occhi gonfi per l'allergia a un'assenza senza senso. Non sarà mai stato detto (tra poco) il mio sentirmi attratto - troppo piccolo - dall'Altrove, perché il qui e ora era abisso . Nessuno, ed è un gran bene, porterà traccia del mio piccolo male d'allora, ch'io contenni con forza di gigante bambino, perché non divenisse stigma. Oh sì, la gente legge, e sospira del Sacro che a volte palpita, senza mio merito alcuno, tra i miei versi; ma non sa che quel Sacro fu la consolazione d'un bimbo...