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(Redazione) - Il Femminile - 01 - Forough Farrokhzad

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A cura di Patrizia Baglione Il Femminile, è il nome della rubrica che andrò a curare per Le parole di Fedro .  Una rubrica che ho voluto fortemente e che vuole evidenziare il tenero e caparbio mondo delle donne, attraverso la poetica di grandi autrici contemporanee.  Aprirà la rubrica, la poetessa persiana Forough Farrokhzad.   Intensi sono i suoi versi il suo modo di stare al mondo.  Simbolo del coraggio femminile, che lotta contro tutto e tutti per farsi valere. ______ La  poesia della protesta – protesta attraverso la rivelazione – rivelazione del mondo più intimo delle donne (considerato tabù fino ad allora), i loro segreti e desideri intimi, i loro dolori, aspirazioni. Parliamo della poetessa iraniana Forough Farrokhzad , una vita breve ma intensamente vissuta, con cui anticipò la lotta delle donne iraniane di oggi, caratterizzata da scelte personali ed artistiche di assoluto anticonformismo rispetto alla morale della società persiana dell'epoca. Nata a Teheran e terza di sett

Estratto da “Tutte le distanze” di Chiara Olivero (Puntoacapo ed., 2020)

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Parlo e non mi senti la voce muta vaga, persa come la mosca contro i vetri sbatte in cerca di un pertugio. Così, in questo nuovo silenzio ho gridato il tuo nome e l’eco me l’ha restituito come se mi appartenesse. Ci son giorni in cui esistere non è abbastanza, scalfisce la pietra assenza, batte contro le pareti di questa stanza. Al centro restiamo aggrappati – sospesi – come un frutto maturo che non vuol cadere. Eri negli occhi sottopelle nelle vene. Ora il mio corpo è una casa disabitata. NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE Chiara Olivero (Casale Monferrato, 1980) nel 2004 si laurea in Lettere all’Università del Piemonte Orientale con una tesi sulla poesia di Giorgio Simonotti Manacorda, sotto la guida del professor Giovanni Tesio. In seguito si trasferisce a Milano, città in cui vive, specializzandosi in Editoria. Ha collaborato come redattrice con diversi studi editoriali e case editrici, tra cui Rcs Libri. Attualmente lavora come books editor nella redazione di Altroconsumo. Geometrie della no

(Redazione) - Su Vora di MARA VENUTO (peQuod Ed., 2023) - a cura e con nota di lettura di Annalisa Mercurio

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Vora è l’ultima raccolta poetica di Mara Venuto per peQuod editore . Questa sua opera, in una veste non definitiva, ha ricevuto una menzione d’onore al Premio Lorenzo Montano 2021, ed è stata finalista al Premio di Letteratura Contemporanea Bologna in lettere 2022.  Vòra  (dal latino  vorare,  inghiottire) è un termine dialettale pugliese per indicare voragini o inghiottitoi dovuti all’erosione delle acque sui calcari o a sprofondamenti del suolo.  Il titolo di questa raccolta quindi, si fa preludio di un’opera asciutta, potente come la terra nella quale nasce il pensiero lucido della poetessa. Una terra aspra e carica di pathos, che non lascia spazio a sentimenti molli; terra di processioni, di santi, d’intrecci tra sacro e profano, terra di tarante, di piedi nudi a contatto con un suolo sanguigno. Vora è un ossimoro, un vuoto e il pieno tutt'intorno, mancanza d'aria e aria stessa. La prima domanda che il lettore potrebbe porsi è la seguente: dove si trova il nostro punto

(Redazione) - Specchi e labirinti - 18 - La gemina arte di Alessandro Ardigò in “Cedere e altre cose dette d'amore" (Eretica Edizioni, 2022)

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  A cura di Paola Deplano Dante Gabriel Rossetti scriveva e dipingeva, Michelangelo era scultore e poeta, un certo da Vinci, per soprammercato, era persino scienziato e inventore. Insomma, ci sono molti illustri precedenti in cui una singola persona viene baciata da due o più Muse, una guancia per ciascuna – e, nel caso di Leonardo, persino sulla bocca. Non è solo, quindi, Alessandro Ardigò, nella duplice strada dell’espressione del sé attraverso una gemina arte. Cedere e altre cose dette d’amore (Eretica Edizioni, 2022) è, per adesso, l’ultimo libro di poesie di quest’autore, corredato dalle fotografie di Eugenio Tonoli. Una scelta che la dice lunga sull’impossibilità, per Ardigò, di vivere la poesia solo come mero esercizio di scrittura. Senza l’immagine, sembra dirci, la poesia si avvia per il mondo senza una valida gemella che la sorregga e la rispecchi. In questo libro il poeta/disegnatore si ritrae per consentire che siano le immagini di un estraneo a fare da controcanto – a no

Dialoghi poetici coi Maestri - 54. Milo De Angelis

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OMBRE Di notte le ombre si aggirano per i campi di calcio vuoti, ripetono infinite volte i dribbling non riusciti e i tiri al volo mancati dai ragazzi. Le ombre del campo rifanno di notte le partite che avevano visto al mattino. Le porte sono lontanissime l’una dall’altra e i portieri non riescono a vedersi, non sanno quello che accade a centrocampo, molti chilometri più in là, dove tutto è diverso e non è più estate: pantano, sabbia, macchie di neve intralciano le ombre dei giocatori, alcune in canottiera, altre con la sciarpa al collo. Milo Del Angelis  OMBRE Le mie no, Milo. Le mie ombre di notte inseguono lemmi e pericopi e salti nel mito del linguaggio che - fra noi possiamo dirlo - è il grande inganno ; e non solo per chi scrive. Le mie ombre di notte mi incrostano il sogno e disegnano sul muro, su cui danzano ombre cinesi, il volto divino e orribile della mia grande ferita. Un volto di donna, ça va sans dire, che non cessa di ridere degli inciampi dello

Essere padre

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(...) e forse ancora non sai ch'essere padre  è pianificare il ritiro, tacitare il brusio, rinunciare al nome di vento che ci si portava addosso per metter radice altrove. Un padre è un albero  che cammina, una montagna alla rincorsa del vuoto, la parola che rinuncia finalmente all'aggettivo. (...) ______ Foto e testo - inedito 2023 - di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Su "La distruzione dell'amore" di Anna Segre - Interno poesia editore, 2022 - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Amore:  la parola che più compare  - o di cui più si parla, senza nominarlo - in poesia, da sempre.  Amore: l'oggetto più scandagliato, esposto e sbilanciato del nostro scrivere, specie poetico.  Amore: la parola più rimata, a volte banalmente, a volte con estrema originalità nel nostro vocabolario. Eppure, di fronte alla grande poesia l'amore torna ad essere un oggetto sconosciuto, anzi, per dirla meglio, una materia ancora grezza da raffinare di nuovo, e di nuovo ancora. Quindi amore, sì, ma da decostruire, da frammentare, da scrostare da intonaci vecchi e stantii, perché possa rivelare la sua pittura originale. Amore da distruggere, perché la fase construens non può non essere preceduta da una fase destruens.  E questo, lo pongo come domanda seria a tutti, non è forse lo stimolo che in generale ci dà la sempre la scrittura poetica di fronte al foglio bianco? Togliere, togliere, togliere eccessi di senso e di significato da ogni dire, perché la parola si riveli per ciò che

Non resta

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Non resta della parola che il vagito nano. Nessun detto è altro  che rigurgito,  sul collo d'un dio-padre appena tornato dal lavoro. Per questo mi libero dall'imperativo della scrittura; e lascio che sia cascata di silenzi la mia risata sulla malattia del mondo.  Io curo la mia  - ben più grave - recitando il mantra segreto del petalo di ciliegio che stenta a cadere perché:  "Dio mio, quanto è bello  il cielo visto da un ramo". ____ Testo - inedito 2023 - e foto di Sergio Daniele Donati 

E se io taccio (piccole epilessie)

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E se io taccio, lo sguardo vitreo sull'orizzonte che sfoca; se lascio la parola alle screziature di marmo d'una speranza che svapora - perché speranza è vapore - e se taccio dell'ilarità  recitata nel dirsi guarito - da chissà cosa, chissà da cosa? - se io taccio del ricordo di quel bimbo assente che si sentiva lontano dal vociare della vita, che ne ricevette lo stigma - e non fu quello dello sciamano - e si salvò scrivendo  parole senza senso,  sepolte nei cassetti; se io taccio, dicevo,  - se taccio ora  e chiudo quella porta - chi racconterà a mio figlio da quali battaglie è composto il sangue che ha nel corpo? ______ Foto e testo - inedito 2023 - di Sergio Daniele Donati

Due poeti allo specchio (Antonio Nazzaro e Sergio Daniele Donati)

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Antonio Nazzaro ritratto da Eleonora Buselli Caro Sergio, sinceramente non ho capito cosa vuoi che scriva ma ci provo. Prima di tutto per sopportare la compagnia perenne dell’acufene metto musica, non una qualsiasi, ma Fito Paez , cantautore argentino, visto che fra qualche giorno andrò a vivere a Buenos Aires. Già torno al mio vestito abituale ovvero quello di emigrante. Forse la poesia in fondo è questo, qualcosa che emigra sul foglio bianco e poi viaggia tra le dita di mani che sfogliano… Questa partenza spero che sia l'ultima ma visto il mio peregrinare di paese in paese degli ultimi trent’anni preferisco non dire niente a riguardo. Partire è qualche cosa che sempre mi ha fatto sentire libero di tutto, anche di dimenticare volti amici, nemici e gli amori. Ah gli amori… Lascio in quest’ultimo viaggio forse l’amore più bello e intenso della vita, che ha compiuto sessant’anni un paio di mesi fa. Si può abbandonare amore per amore? Bella domanda. Non ho una risposta ma è quello che

(Redazione) - Figuracce Retoriche - 04 - ANADIPLOSI, EPANADIPLOSI, EPANALESSI, EPIZEUSI

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A cura di Annalisa Mercurio Oggi, vedremo altre figure di ripetizione, figure di ripetizione che impareremo in un battibaleno. Sarà semplice, fidatevi di me, e vedrete che sarà semplice. Le scopriremo piano piano e, una volta imparate, vorrete conoscerne ancora, ancora, ancora… Forse non ve ne siete accorti, ma in questa introduzione ho appena usato tutte le figure retoriche che tratteremo in questa puntata, ma facciamo un passo alla volta, e sarà tutto più chiaro. ANADIPLOSI A nadiplosi (guarda un po’ che strano) deriva dal greco: ἀναδίπλωσις,  anadíplosis , che significa duplicazione o  raddoppio . I latini chiamavano questa figura retorica  reduplicatio . Bene, fin qui ci siamo, ma DOVE andiamo a raddoppiare? Come abbiamo visto nella precedente puntata per distinguere alcune figure retoriche da altre, è fondamentale conoscerne la posizione all’interno del periodo. Nell’ anadiplosi la ripetizione avviene a fine e inizio frase successiva, cioè  cominciando una frase, ripetendo una o