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Due poeti allo specchio (Rossana Nicotra e Sergio Daniele Donati)

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Nel Nadir  si piega sul corpo pesante, dorme sente l’odore di morte. È un animale in agonia, non vede  che è stato amato come ha dettato l'universo che l'ansia e la voglia di vivere sono un'unica spinta. Che morto non è.     Nadir perdonaci perchè non sappiamo riconoscere il profumo della rosa che raggiunge  la sua mano che il movimento della lontananza ci viene incontro. Gettaci come cenere dal punto più alto. Ricomponici nel canto caduto. (Rossana Nicotra - inedito 2023) A volte chiudo gli occhi - sempre troppo aperti a fissare il vuoto dell'illusione. Li chiudo per sentir il chiodo che mi trapassa la retina, e il peso della palpebra sulle mie orbite irritate da una luce che - lo sai - non m'appartiene. E poi cado come corpo morto cade senza nemmeno il conforto d'un Vate che  di quel mancamento segni  linee d'eroismo poetico. Eppure, quando riapro gli occhi, è proprio di rosa il profumo che sento tra le nari. Ed è un coro divino, 

Non resta niente

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Non resta niente al poeta della parola se non singulti vani che chiamiamo sillabe. Arduo é dirlo ma non vivon certo per l'uomo parole bianche, figuriamoci per la statua monca, d'argilla brunita chiamata poeta . La parola c'inganna sempre come le stelle di cui ammiriamo estasiati luci già morte nei giorni della Creazione _____ Foto e testo - inedito 2023 - di Sergio Daniele Donati

Parlami ancora (orfano di sé stesso)

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Parlami ancora voce sottile, cricchiare acuto di foglia secca; goccia che doni senza nulla chiedere, lezioni antiche dalla piccolezza.  È là, nei tuoi volti stretti, che trova ristoro la pelle mia crepata da un isterico vociare dis-graziato e infelice - il piccolo che soccorre e accoglie un pianto antico di bimbo orfano di sé stesso. Foto e testo - inedito 2023 - di Sergio Daniele Donati

Un inedito di Daniela Favretti

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Daniela Favretti - Appunti per un saluto (200x120) - Cera e collage, 1985. Poco prima dell’arrivo Del mio vuoto La tua mano ha salutato Me che partivo Ma che restavo sulle tue scapole a chiedere all’aria spostata Quante fossero le traversine  Da una città all’altra quante le finestre illuminate di tutte le stanze da lì a Bologna.Vermiglie le mie scarpe, la falcata sorvegliare con costanza dimostrare di sapere fare senza. Daniela Favretti - inedito 2023

(Redazione) - Estratto da "Il diario segreto di Giuliettta" di Emanuela Sica (Controluna ed., 2023), con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Cosa significhi nel 2023 scegliere di scrivere un Poemetto é evidente a tutti.  Significa andare, per scelta, controcorrente e abbandonare l'idea di una scrittura strutturalmente veloce - sia per chi la compone che per il fruitore - per adagiare il fluire dei propri lemmi su un ritmo lento e attento alle sfumature. Poi, diciamolo pure forte e chiaro, appellarsi alla tradizione è ricordarsi dell'elemento vivace e dinamico che la tradizione stessa (intesa come traditio=consegna ) porta sempre con sé e rappresenta. L'opera di Emanuela Sica ( Il diario segreto di Giulietta - Controluna ed., 2023 ) rappresenta a parer di chi scrive proprio questo, un richiamo ideale alle forme della tradizione, pur in assenza di metrica fissa e rigida, ma anche un tentativo molto ben riuscito di rientrare a contatto della tradizione per ciò che attiene il contenuto espresso.  Siamo difatti di fronte a una sorta di diario/confessionale   di quella Giulietta del dramma shakespeariano che dipana de

Quattro poesie di Maria Pia Latorre

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I Grigi I Grigi del cielo… trasudo domande come tuoni senza voce S’inabissano piogge di schegge in delirio Girotondi di moire al trionfo della morte beffarda: un palloncino pronto a sfuggir di mano se mi assale il dolore mi tolgo di dosso la vita e sono prato e cielo (Da “Gli occhi di Giotto”, 2018) _____ L’inciampo Inciampai in un filo d’erba (non lo avevo visto!) e capitombolai tra risa di scherno, un verde inciampo sul far della sera che portava primavera     Inciampai in silenzio,     senza urlare     riprendendo il passo     in volata,     cercando di andare     comunque     a meta Inciampai che era martedì e avevo lasciato il forno acceso e perso chiavi e cellulare e non ne potevo più di tutta quella fatica bruciata nel niente     Se il mondo ti fa lo sgambetto     perché d’improvviso     ha cambiato verso di rotazione     e i tg non ne danno notizia,     come fai a non cadere, mi dicevo?     E così è stato naturale     accucciarmi nell’incavo del tuo     dolore     e

Due poeti allo specchio - dialogo triplo (Federica Gallotta e Sergio Daniele Donati)

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la rigenerazione parziale delle cellule cela al suo interno il tranello infame della vita che non sembra ma è finita, è l’ultima botta di coda, l’evviva (c’è chi la chiama lucidità terminale) ma che ne sa il parente imberbe al capezzale, stupito ché il padre ha chiesto la rasatura della barba e che gli venga data una sistemata e certo non vede le dita già un po’ nere, non sente che sono fredde, che è la coscienza prima della quiete la tempesta invece è il rantolo che segue subito dopo, tracheale. era rigenerazione parziale Federica Gallotta - inedito 2023 Ho smesso di parlar di vita al mio terzo respiro,  quando ho percepito  della parola la natura entropica,  la negazione d'un reale  - ben poco regale - che bussa al palato  per esser detto, e così suicidarsi  tra i cerumi di chi - per natura o pigrizia - è incapace d'ascolto. Sergio Daniele Donati - inedito 2023 è la bulbosa con l’inflorescenza,  Scilla marittima eretta a pannocchia. Una cip

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 18 - Su "Fenomenologia del Silenzio" di Anna Rita Merico (Musicaos editore, 2022)

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A cura di Sergio Daniele Donati  Fenomenologia del Silenzio (Musicaos editore - Poesia 36 , 2022)  è la raccolta poetica di Anna Rita Merico che raccoglie sue composizioni dal 2004 al 2021. Non sfugge a chi vi scrive che la coraggiosa e ossimorica scelta di voler de-scrivere il Silenzio attraverso la Parola abbia una sua storia, molto antica, ma non sfugge nemmeno quanto della parola Silenzio si abusi nella poesia contemporanea, depotenziandone così il più profondo significato.  Non è questo il caso, giacché la poeta fa pochissimo uso del termine Silenzio nelle sue composizioni, dandogli tuttavia vita, quasi fosse un personaggio ectoplasmatico e sempre presente di un'opera teatrale d'antan. Cercherò quindi, in questa breve nota, di farvi percepire la presenza del Silenzio nelle linee poetiche di Anna Rita Merico, ma non senza aver prima fatto cenno ad una lettura del silenzio che mi é molto cara.  Quello della parola é  sempre, che se ne sia coscienti o meno, un movimento che d

(Redazione) - A proposito di Sull’improvviso di Alfredo Rienzi (Arcipelago Itaca ed., 2021) - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Dice il poeta Alfredo Rienzi nella nota introduttiva alla sua raccolta poetica Sull'improvviso (Arcipelago Itaca ed., 2021) , della quale qui presentiamo un estratto: La vita è movimento e cambiamento: concetto banale ed elementare. Gli estremi del mutamento hanno, mutuando termini medici, la gradualità della lisi e la repentinità della crisi . Discesa e caduta. Sull’improvviso raccoglie una serie di testi e frammenti – vissuti, immaginati, proiettati – del cambiamento per crisi, fulmineo, talora drammatico, imprevedibile o imprevisto, esplorato prevalentemente in minus , per catabasi. L’accadimento improvviso e imprevedibile proietta il protagonista o lo spettatore al bivio tra la follia o l’accettazione. Tutt’altro che una resa, quest’ultima urla il suo tentativo di comprensione del lampo dell’evento, la ricerca disperante perché in apparenza vana, di un senso, che non può collocarsi che in territori esterni o complementari alla ragione. La poesia, quando, come in questa raccolta

(Redazione) Un inedito e un estratto di Antonio Spagnuolo da LETTERA in VERSI Newsletter di poesia di BombaCarta n. 72

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Poter accogliere delle poesie di  Antonio Spagnuolo é per LE PAROLE DI FEDRO un grandissimo onore ed anche onere, considerato il peso che l'autore oramai da decenni ha nel panorama poetico italiano. Che poi lo stesso poeta ci conceda un suo inedito ci lascia senza parole per la ricchezza del dono.  Siamo evidentemente di fronte ad una poesia colta ma allo stesso tempo immediata in cui non si può non cogliere, come sopra accennavamo, tutto l'importanza  dell'esperienza poetica dell'autore.  Antonio Spagnuolo ci concede inoltre di pubblicare un estratto di quanto comparso nella rivista  LETTERA in VERSI - Newsletter di poesia di BombaCarta n. 72 , alla cui lettura approfondita si rimanda senza esitazione perché in essa potrete trovare opere giovanili dell'autore così come opere della sua piena maturità e degli inediti. Lasciamo dunque alle parole del Maestro, in questi estratti, il compito di dare anche a voi lettori il brivido che ci ha colto nel poter percorrere i t

(Redazione) - Estratto dalla silloge di Davide Cortese "Zebù bambino" (Terra d’ulivi edizioni) - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Davide Cortese  - Ph. di Antonio Strafella Ve lo ricordate il poster degli anni '70 di opposizione al conflitto in Vietnam in cui era raffigurato un soldato colpito alla schiena con una grande scritta Why? Penso sia stato il poster più appeso sui muri delle stanze dei ragazzi di quella generazione e, ancora oggi, a rivederlo non si può non provare un piccolo brivido di memoria .  Ecco lo stesso piccolo brivido l'ho provato leggendo, con un gran sorriso, la silloge di Davide Cortese (Terra d’ulivi edizioni) dal titolo  Zebù bambino . Solo che al monito del poster si univa una parola molto pregnante.  Leggere, e farlo a fondo come la Redazione de LE PAROLE DI FEDRO fa sempre, la silloge di Davide Cortese , è un continuo esclamare tra sé e sé WHY NOT? - WHY NOT?  - WHY NOT? L'opera, in cui l'ironia è il collante principale, ma non certo l'unico, é una unica gigantesca esclamazione di stupore, un dire e dirsi, perché no? perché non ci si è pensato prima? Questo emerge g

LA TARANTOLA (UN RACCONTO DI LUANA MINATO - già apparso nell’antologia “Schegge e frammenti”, Terra d’ulivi edizioni, 2019)

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Il racconto La Tarantola  che qui si presenta  è già stato pubblicato nell’antologia “Schegge e frammenti”,  Terra d’ulivi edizioni , 2019,   curata da Elio Scarciglia LA TARANTOLA Mattia Contini non amava i ragni e non li amava per un timore irrazionale, una paura infantile che riusciva a esorcizzare soltanto quando ne catturava uno e lo vedeva imbalsamato.  Lo prendeva cautamente con un piccolo retino, facendo attenzione a lasciarlo intatto, poi lo rovesciava in un vasetto di vetro ben sigillato e quando era sicuro che l'animale fosse morto, lo ”imbalsamava“ con un metodo che aveva appreso consultando i forum entomologi.  Solo in questo modo riusciva a tranquillizzarsi e a scacciare quell'idea assurda che gli veniva tutte le volte che ne vedeva uno, cioè di immaginare di essere lui la preda invischiata nei fili insidiosi della ragnatela e finire divorato nelle fauci di una aracnide a otto zampe.  Con gli anni aveva collezionato diversi esemplari di Araneae ma questa sua oss