(Redazione) - Genere In-verso - 24 - L'antico Giappone: musica, danza, parola


Di David La Mantia

Il ruolo centrale di cui la musica ha sempre goduto in Giappone, sia a livello popolare sia nella vita di corte, come si può evincere anche dalle molte raffigurazioni, è legato alle sue origini divine e ai poteri di purificazione a essa attribuiti.
La prima documentazione in tal senso è nel Kojiki, dove si narra della prima danza sacra, kagura (musica degli dei), improvvisata dalla divinità Ame no uzume per far uscire la grande dea del Sole Amaterasu dalla grotta in cui si era nascosta.
Da qui le varianti furono tante. Ancora oggi danze kagura sono eseguite nei santuari shintoisti o nei festival popolari. Le prime fonti che parlano invece di musica sacra buddhista riguardano la cerimonia di apertura dell'occhio del Grande Buddha del Todaiii. nel 752. e il suono del flauto dei monaci ciechi itineranti. Ma si sviluppo ben presto anche una musica di corte, tant'è che dall'VIII secolo fu istituito un Ufficio per la musica (Gagakuryo). Alcuni preziosissimi strumenti utilizzati per questa musica sono parte della collezione imperiale dello Shōsōin
Tra quelli tradizionali maggiormente apprezzati e noti anche in Occidente sono il koto, lo shamisen, il biwa, tutti strumenti a corda. Il koto, un tipo di cetra a tredici corde, dalla forma rettangolare e lunga, è suonato generalmente con un plettro. Shamisen e biwa sono invece due tipologie di liuto: il primo più lungo e a tre corde, con la cassa ricoperta in pelle di serpente; il secondo più corto, dalla forma ovale, a cinque corde, e spesso riccamente decorato
Tra gli strumenti a fiato, popolare è lo shakuhachi, un flauto di bambù, il cui suono melanconico è spesso associato in letteratura alle serate di luna, ma che è anche noto per il suo ruolo primario nel teatro No. Tra gli strumenti a percussione i grandi tamburi taiko, legati originariamente ai riti buddhisti, ma anche alle feste popolari, quando vengono suonati sopra i carri che sfilano lungo le strade. Ancora ai riti religiosi sono legati i suoni di gong, campane e campanelli, poi assimilati anche nel teatro kabuki.
Melodie e danze heian – spesso inscindibile – si incarnavano principalmente in due tipologie, talora segnati da contaminazioni reciproche o di provenienza popolare: la gagaku, che esaltava i riti e le solennità della corte, e la miasobi, l'”augusto svago” adorato e coltivato con assiduità da uomini e donne dell'aristocrazia.
Guardiamo soprattutto alla letteratura del periodo heyan (794-1185) per capire il senso di questa raffinatissima fusione di arti

[…] La maestosa Amenouzume appese fresche fronde del profumato monte del cielo alla corda che le rimboccava le maniche, si acconciò la capigliatura con una bella ghirlanda, e adornò le braccia con erbe e foglioline dei bambusa del profumato monte. Sistemò poi presso la porta della rocciosa stanza del cielo [ossia la caverna in cui si era rinchiusa la dea Amaterasu, irata contro il fratello Susanowo] un recipiente capovolto, vi batté sopra i piedi con un baccano così assordante da restarne spiritata, fece penzolare fuori le mammelle e abbassò la cintola del vestito fino a mostrare il sesso. Le pianure del sommo cielo sobbalzarono e uno scoppio di risa di levò da tutte le otto centinaia di miriardi di esseri.
Amaterasu grande sovrana e sacra, incuriosita, aprì uno spiraglio nella porta della rocciosa stanza. […]

(Tratto da Kojiki. Un racconto di antichi eventi, a cura di Paolo Villani)

E’ questo senz’altro uno dei momenti più significativi del Kojiki, capolavoro della letteratura e della mitologia giapponese, che immortala per sempre con pochi e formidabili tratti una particolare, ma efficace, forma di danza.
Ma più di tutti fondamentale per comprendere questa unicità di forme tutta giapponese, é il Genji monogatari, che può essere considerato il primo romanzo e il capolavoro della narrativa del sol levante. Scritto da Murasaki Shikibu, dama di corte dell'imperatrice Shoshi, figlia di Michinaga, all'inizio del 1000, è composto di cinquantaquattro capitoli e narra la vita sentimentale del più famoso amatore della letteratura giapponese, il protagonista Hikaru Genji, il principe splendente. Una sorta di esteta ante litteram alla maniera di Andrea Sperelli, Des Essaintes e Dorian Gray.
La sua figura è idealizzata da un punto di vista estetico e della raffinatezza dei sentimenti e sembra alludere all'idealizzazione di Murasaki del suo signore Fujiwara no Michinaga. Difatti, l'amante preferita di Genji, e protagonista femminile principale del racconto, è dama Murasaki, dalla quale sembra derivó il nome dell'autrice. Come nei nikki, l'ambiente e il linguaggio usati erano condivisi dall'autrice e dai lettori, tra i quali sicuramente lo scritto circolava a capitoli separati. Perciò, numerose sono le allusioni e i richiami poetici e i diversi personaggi sono presentati attraverso il loro carattere psicologico, con cui il lettore poteva facilmente identificarsi.
Nella prima parte si raccontano le relazioni amorose di Genji, la sua promozione a corte, l'esilio a Suma e il ritorno, l'entrata a corte della piccola Murasaki, il loro amore e la morte di Murasaki. Gli ultimi tredici capitoli, conosciuti come i "capitoli di Uji", descrivono la vita e le relazioni dei personaggi eredi di Genji dopo la sua morte.
La struttura del romanzo è fortemente legata alla concezione buddhista del karma (ciclo delle rinascite), che ne regola le cause e gli effetti, e il concatenamento delle azioni passate e future compiute dai personaggi, ma anche all'inevitabilità dello scorrere del tempo e delle stagioni, che fa sempre da sfondo alle vicende, mettendone risalto la mutevolezza e l'illusione. Genji rappresenta anche la massima espressione del mono no aware: sensibilità che esprime l'intuizione, la commozione, la profonda emozione (dall'esclamazione hare!) di fronte alla natura e alle cose (mono) viste, toccate o sentite.
Sensualità come musica e danza. Parola come musica.

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Testi fondamentali
  1. Musica e danza del principe Genji. Le arti dello spettacolo nell’antico Giappone dell’etnomusicologo Daniele Sestili (ed. LIM – Libreria Musicale Italiana, pp. 190, € 19
  2. Rossella Menegazzo, Giappone, Electa Mondadori, 2007, € 20
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