(Redazione) - Figuracce retoriche - 21 - Iperbole

di Annalisa Mercurio
Morivo dalla voglia di parlarvi di questa figura retorica. Come dite? Sto esagerando? Esatto. Esagerare è esattamente quello che faremo oggi.
Parliamo
infatti di iperbole, dal greco ὑπερβολή,
hyperbolé eccesso, da
hypér
sopra,
oltre e bállō
io
lancio, pongo.
Detto
ciò, penso che questa sia una delle figure retoriche maggiormente
usate nel gergo quotidiano e, ogni
volta che usiamo un’iperbole ci auguriamo che il nostro
interlocutore sia abbastanza perspicace da non prenderci alla
lettera. Immaginate di entrare in un ristorante e dire al cameriere
che avete talmente fame che mangereste un elefante, ecco,
inconsciamente sperate che il suddetto cameriere non sia così
zelante da servirvi il pachiderma. Gli elefanti, grazie alla loro
mole, vengono nominati spesso anche quando si tratta di far notare
l’indelicatezza di qualcuno: “è come un elefante in un negozio
di cristalli”, come dite? È una metafora (lo trovate a questo link)? Esatto,
ma in questa metafora è presente un’esagerazione, un’iperbole.
Siamo
abituati a comprendere il senso lato dell’iperbole fin da bambini,
quando, senza accorgercene, veniamo allenati ad andare oltre al
significato letterale delle cose. Pensate a quante volte le mamme
pronunciano frasi come “mi farai impazzire!", in questo caso
nessun bambino pensa che la mamma realmente possa impazzire, ma
comprende perfettamente lo stato d’animo che gli si vuole
trasmettere.
Come
appena dimostrato, questa figura retorica spesso va a braccetto con
altre figure retoriche, in particolare con la metafora, con il
paragone e, nella sua espressione estrema, l’esagerazione può
diventare un adynaton (lo trovate a questo link ) come nei seguenti esempi: "non ti dimenticherei nemmeno se
campassi mille anni",
“non me ne vado neanche
morto".
A
questo proposito Bice Mortara Garavelli scrive: “[...] Li
adoperiamo (riferito
ad alcuni modi di dire
citati) sapendo
di non essere presi alla lettera. È un po’ quello che succede
quando si usano metafore. L’iperbole è una specie della metafora.
Normalmente l’iperbole viene capita per quello che è: a nessuno
verrebbe in mente di prendere alla lettera la notizia di uno che sta
«annegando in un bicchiere d’acqua”.
Anche
il tempo, o
meglio la misura del tempo, ha un ruolo importantissimo nell’uso
dell'iperbole: attimi, secondi, ore, secoli vengono spesso nominati
nel momento in cui usiamo le iperboli.
Conosciamo tutti qualcuno solito dire:
"arrivo in un secondo”
anche se in quel momento è ancora sotto la doccia a 50 km di
distanza. Il
tempo nell’iperbole è
protagonista anche in frasi come "non ci vediamo da secoli",
“questa
attesa mi è sembrata una vita”
o “aspetto
da tre ore”.