Tre poeti allo specchio (Laura Valentina Da Re, Michele Carniel e Sergio Daniele Donati) - in "quattro tappe"
PRIMA TAPPA
____SERGIO DANIELE
M'affaccio sempre alla stessa finestra
ad accogliere vento e richiami
e resto là
e solleticare l'orizzonte
con la linea azzurra
d'un pensiero evanescente.
Non è forse fuga
opporsi a ogni movimento
e far come la foglia nuova
che oppone un verde tenue
all'esuberanza dei fiori
e al mugugno dei rami?
____
LAURA VALENTINA
Torniamo a essere
vecchi
gli ulivi di un sabato
atroce
migrando nelle piene,
succede sia la nostra
sentenza:
curàti da una farfalla.
MIICHELE
Ogni fuga tocca l’avamposto degli oblii
sorseggia, a volte disintegra, un andare (s)paventato
di chi ha un’anima sola e battiti stanchi,
stanchi come la neve d’aprile,
o come una finestra che ha esaurito i tramonti in offerta.
Il tempo invecchia, noi che faremo nel mentre?
Beviamo della buona grappa di fieno
ridenti in faccia al morire lento delle braci
carezzando le macerie di una fattoria dismessa
quando criniere di ardesia seguivano la corsa dei cavalli
e gli occhi dei contadini irrigidivano nella miseria delle nostalgie.
Torniamo ad essere vecchi, si, assolutamente,
torniamo laddove una guarigione ci spetta
ed un dio giovane si rimbocca le maniche.
Sostiene il tempo
un canto lento di rimpianto
che la distonia dell’attesa
non sa intaccare.
Fui ciò che diventai
già prima della nascita.
Ora svaporo il mio nome
in volute ossimoriche
d’incandescente inconsistenza.
ad accogliere vento e richiami
e resto là
e solleticare l'orizzonte
con la linea azzurra
d'un pensiero evanescente.
Non è forse fuga
opporsi a ogni movimento
e far come la foglia nuova
che oppone un verde tenue
all'esuberanza dei fiori
e al mugugno dei rami?
____
MICHELE
Cos'avrà mai da guardare il dolore rinchiuso nello sguardo?
Cosa spinge un livido ad esporsi?
E che magari, nel silenzio, brama o balbetta speranze…
Cosa?
Io dico che proprio in quell’attimo s'insinuerà un riverbero,
una congiura rivoluzionaria di respiri,
un'acqua tremante che non teme la stanchezza delle labbra.
Immagino sia semplice comportarsi da uomo e ridurre il potere dell’osservazione,
accettare d’un fiato la sentenza rabbiosa della sera
e non aspettare più una sofferenza generosa, o una pioggia gentile.
LAURA VALENTINA
Torniamo a essere
vecchi
gli ulivi di un sabato
atroce
migrando nelle piene,
succede sia la nostra
sentenza:
curàti da una farfalla.
SECONDA TAPPA
____MIICHELE
Ogni fuga tocca l’avamposto degli oblii
sorseggia, a volte disintegra, un andare (s)paventato
di chi ha un’anima sola e battiti stanchi,
stanchi come la neve d’aprile,
o come una finestra che ha esaurito i tramonti in offerta.
Il tempo invecchia, noi che faremo nel mentre?
Beviamo della buona grappa di fieno
ridenti in faccia al morire lento delle braci
carezzando le macerie di una fattoria dismessa
quando criniere di ardesia seguivano la corsa dei cavalli
e gli occhi dei contadini irrigidivano nella miseria delle nostalgie.
Torniamo ad essere vecchi, si, assolutamente,
torniamo laddove una guarigione ci spetta
ed un dio giovane si rimbocca le maniche.
____
LAURA VALENTINA
Vi invoco a modo mio
la mano di nessuno
perfettamente fiore
turba senza gelo
nel decimo solco.
Ero prima dell'unità.
Quasi una tundra.
____
SERGIO Sostiene il tempo
un canto lento di rimpianto
che la distonia dell’attesa
non sa intaccare.
Fui ciò che diventai
già prima della nascita.
Ora svaporo il mio nome
in volute ossimoriche
d’incandescente inconsistenza.
TERZA TAPPA
____LAURA VALENTINA
Quercia che non ho
ancora mangiato
bisogna occuparti e
depredarti con tutto
l'Amore di Giove,
entrambe eravamo buche
nel vento vaporose
nascondigli per piccole
code e per tracce di neve
forte
ustioni di purezza
la prima volta,
è qui che adoriamo il medesimo
patimento.
La corteccia galoppa
qualcuno può vivere.
____
MICHELE
Della natura fin qui conosciuta
ne è stato tradito il senso.
Un rivolo d’acqua si è smarrito
non tornerà nei cieli,
pioverà confuso nella salvezza
di chi con mani vuote
è riuscito a destinare, a destinarsi.
Sappiamo bene che smetteremo di morire
(prima o ancora prima),
sappiamo bene che resteremo seduti sulle radici,
invocando un midollo.
____
SERGIO
Mi pare di sentire un mugugno,
forse il borbottio del fiume a voi sacro
e la danza dei vortici di sabbia
del deserto da cui proviene
il mio primo passo.
L’arte dell’incontro
si srotola nell’incoscienza,
lasciando voci profughe
intonare il coro della non appartenenza.
E, se qualcosa s'invoca,
è solo il seme della dignità
a posare il piede
su lande mai battute.
Guardiamo assieme in silenzio
un orizzonte che si sposta al nostro
incedere lento e ride della tenacia
tanto umana che ci smuove.
LAURA VALENTINA
Mi pare di sentire un mugugno,
forse il borbottio del fiume a voi sacro
e la danza dei vortici di sabbia
del deserto da cui proviene
il mio primo passo.
L’arte dell’incontro
si srotola nell’incoscienza,
lasciando voci profughe
intonare il coro della non appartenenza.
E, se qualcosa s'invoca,
è solo il seme della dignità
a posare il piede
su lande mai battute.
Guardiamo assieme in silenzio
un orizzonte che si sposta al nostro
incedere lento e ride della tenacia
tanto umana che ci smuove.
QUARTA TAPPA
____LAURA VALENTINA
La carne del ceppo ha
una settimana
è qui di passaggio
per i picchi che blaterano,
un poco uccelli un poco
fulmini in processione, inviolabili,
non come la grana spessa
il tremulo, l'acido, il nudo
all'alba
che mi sembra tanto
un'infanzia
una piccola fortitudine.
Ogni silenzio è figlio dell’inciampo
e il movimento di un momentaneo squilibrio.
Il poeta ride del giudizio sulla parola
sdentata del suo pennino
e si copre pudico il volto
alla manifestazione della tacitazione della natura.
Nessun poeta è tale se privo
di sbucciature alle ginocchia
e segni d’ortica sui polpacci,
e la fragilità dell’uomo
è il dono di un dio distratto
ai suoi figli ribelli.
una settimana
è qui di passaggio
per i picchi che blaterano,
un poco uccelli un poco
fulmini in processione, inviolabili,
non come la grana spessa
il tremulo, l'acido, il nudo
all'alba
che mi sembra tanto
un'infanzia
una piccola fortitudine.
____
MICHELE
La bravura del silenzio
resta sul precipizio degli occhi,
il muoversi scorretto dell’uomo
è solo la goccia che trabocca
dalle infermità delle ossa.
____
SERGIO Ogni silenzio è figlio dell’inciampo
e il movimento di un momentaneo squilibrio.
Il poeta ride del giudizio sulla parola
sdentata del suo pennino
e si copre pudico il volto
alla manifestazione della tacitazione della natura.
Nessun poeta è tale se privo
di sbucciature alle ginocchia
e segni d’ortica sui polpacci,
e la fragilità dell’uomo
è il dono di un dio distratto
ai suoi figli ribelli.
Semplicemente sublime
RispondiEliminaTanta bellezza. Tre splendide voci
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