(Redazione) - Genere In-verso - 09 - Sulle origini dell'immagine dell'androgino e dell'ermafrodita

 

di David La Mantia

Partiamo da qui. 
Da divinità e esseri umani in possesso di duplice natura maschile e femminile, con aspetti esteriori e riproduttivi tipici di entrambi i sessi. 
L'idea si sviluppa presso antichi culti orientali androgini importati nell'Ellade e trae forza anche da tradizioni popolari greche, che prevedevano rituali di matrimonio incentrate sullo scambio di abiti tra gli sposi.
Del resto, la mitologia offre esempi di metamorfosi e travestimenti di divinità in esseri di genere diverso dal proprio. Addirittura ci sono evidenze di personaggi maschili e femminili, che subirono un cambiamento sessuale, come l'indovino Tiresia o Ceneo. 
Dal 450 a. C. presero forma culti androgini a Cipro e nell'Elea, mentre la statuaria non esitò a proporre divinità bisessuate, tra cui Afrodite barbuta, talvolta appellata Afrodito, come da Aristofane.
Quel momento vide l'affermazione di Ermafrodito, figlio di Afrodite e di Ermes, oggetto anche di culto, spesso simile ad un Dioniso con tratti femminili. Non pensate che sia andato tutto liscio. Dal punto di vista socio culturale questa immagine rompeva la tradizionale suddivisione dei ruoli, sulla sessualità attiva e passiva, tra uomo e donna. Di sicuro sviluppò reazioni contrarie, conservatrici e moralizzanti.
In ambito letterario, due sono i momenti fondamentali, riservati al "terzo genere", per dirla con Platone. L’attenzione è rivolta in un caso (il filosofo, prediletto allievo di Socrate) a tutta la comunità degli androgini nel confronto con gli altri generi, mentre nel secondo caso (Ovidio) il lirico latino studia un singolo personaggio nel rapporto con la sua innamorata/antagonista.
Nel grande greco ci troviamo di fronte a un approccio scientifico-filosofico, che coinvolge aspetti astronomici, come la luna nel Simposio. Un differente allaccio al tema, sentimentale, raffinato e psicologico, è invece quello del libro IV delle Metamorfosi, offerto dalla poesia mitologica ed erotica di Ovidio, in particolare dall'epillio.
Il parallelo tra i due autori evidenzia notevoli differenze, in particolare nel momento della narrazione in cui viene indicata la duplice natura dei personaggi, rispettivamente all’inizio ed alla fine del racconto. Platone propone poi una trattazione descrittiva, seriosa, ma con nuances ironiche, mentre Ovidio adotta uno stile esuberante, ma tragico, perché gli eventi portano da uno stato di quiete alla rovina.
Colpisce, e tanto, il comune atteggiamento positivo, tollerante e rispettoso verso gli androgini da parte di entrambi, addirittura emotivamente partecipe in Ovidio. Anche Aristofane, scelto per rappresentare nel Simposio Platone, mostra di apprezzare razionalmente questo genere alternativo, appartenente ad una fase remota dell’umanità, allora da tutti considerato naturale e legittimo, talora perfino completo ed utile anche agli altri, in particolare sviluppando una idea di bellezza purissima, quasi irraggiungibile. Aristofane afferma che gli uomini più antichi frutto della divisione degli androgini erano di forma sferica in quanto formati da due elementi (due uomini, due donne o l’uno e l’altro), aventi una sola testa, ma membra ed organi doppi, per cui procedevano su quattro gambe con andatura che, se troppo veloce, causava «capitomboli circolari». I generi erano inoltre collegati ai pianeti «perché il maschio traeva la sua origine dal sole, la femmina dalla terra, quello che partecipava di entrambi dalla luna».
Ma perché dividerli? A causa della superbia e della sfida agli dei, dell’invidia degli stessi dei per questa condizione di perfezione, Zeus avrebbe deciso di punirli, ma, secondo Platone, senza distruggerli, per non perdere il beneficio di onori e sacrifici, bensì tagliandoli decisamente in due parti «come… sorbe… o uova» per renderli deboli. Fu cosi, eziologicamente, che causò in loro il desiderio e la ricerca della propria metà perduta, un “nostos” per recuperare una condizione lontana, per «creare un essere da due» e completarsi
Una nostalgia di perfezione. L’amore come nostalgia.
E’ un riconoscersi. Un cercarsi perennemente. Un percorso per ricongiungersi alla parte perduta. L’importanza degli androgini primitivi è evidente, giacché da loro, originariamente perfetti, derivarono, dopo la divisione, gli esseri umani di genere diverso in grado di riprodursi e quindi di perpetuare la stirpe umana.
Ovidio, invece, lavorando come sempre sulla parte patetica e emotiva, sulla base psicologia dei protagonisti, presenta un mito senza tempo, in cui Ermafrodito è presentato come uno splendido ed ingenuo quindicenne (Met. 4, 292 tria cum primum fecit quinquennia), inconsapevole del proprio fascino e succube di una metamorfosi di genere, causata dalla passione altrui e degna di compassione. Il tema della duplice natura sessuale compare, infatti, nella letteratura latina con Ovidio, l’unico che sviluppa una vera e propria storia riservata al personaggio di Ermafrodito, divenuta modello per tardi epigoni come Marziale. Il lirico pone però la natura bisessuale del protagonista non come condizione iniziale della fabula, bensì come punto di arrivo e risultato di una metamorfosi. Evidente il motivo eziologico e tragico: la ninfa Salmacide era infatti la ninfa che abitava la fonte e che per amore avvinse Ermafrodito a tal punto da formare con lui un unico corpo.
Da una parte, in Platone, una condizione originaria e perfetta, da cui derivano gli orientamenti sessuali, anche omoerotici e lesbici, dall’altra, in Ovidio, una condizione finale, acquisita e subita, forzata e tragica, di un adolescente capriccioso e sensuale. Da una parte una divisione, dall’altra una fusione. Dalla fusione tra Salmacide ed Ermafrodito, che avviene anche per volontà degli dèi, si genera dunque una nuova ed unica figura con attributi di entrambi i generi. L’ansia di congiungimento fisico della ninfa potrebbe peraltro ricordare il desiderio di completamento espresso anche nel passo del Simposio platonico, dove però l’unione con la propria metà è basata sull’amore sia fisico che spirituale, qui assente, e soprattutto sulla ricerca di un amato di indole conforme alla propria, l’anima gemella.
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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
1 - AA.VV -  Il libro dei simboli: riflessioni sulle immagini archetipiche, TASCHEN, 2021
3 - Platone - Il simposio, Feltrinelli, 2016
4 - Ovidio -  Metamorfosi
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