(Redazione) - Speciale "I Mostri" - "Bomarzo: il parco dei mostri, il bosco sacro" di Annalisa Mercurio

 

di Annalisa Mercurio

Vi è un luogo in provincia di Viterbo, in cui nel 1552 il Duca Vinicio Orsini, commissionò un’opera architettonica e statuaria in memoria della defunta moglie Giulia Farnese. La costruzione di questo sito ‘en plein air’ durò circa 30 anni.
Vista la complessa personalità del Duca ci sono varie teorie riguardo le motivazioni della sua edificazione. Vinicio Orsini era un uomo eclettico, portato alla contemplazione dei misteri e della natura. Frequentando l'Accademia Vitruviana, viveva a stretto contatto con architetti e letterati del tempo.
Il sacro Bosco di Bomarzo inoltre, è nato nel periodo dei poemi cavallereschi (Ariosto, Tasso), che dipingevano un mondo di cavalieri impegnati in lotte contro giganti e mostri, personaggi di grande carattere allegorico che potrebbero aver influenzato l’opera voluta da Orsini.
Il Duca, era un uomo tormentato da ‘mostri’ (e chi di noi non va a braccetto con i suoi mostri), tormento che potrebbe essere scaturito da un’esistenza complicata. Orfano dall'età di tre anni, a diciannove perderà la promessa sposa Adriana della Rosa, il che lo gettò in una profonda depressione. Nel 1544, all’età di 21 anni, Orsini contrarrà matrimonio con Giulia Farnese; anche questo evento gli complicherà la vita. Il cognato Torquato Conti, lo coinvolgerà in una campagna militare in Germania. Dopo il suo ritorno, nel 1552 darà inizio ai lavori, per interromperli dopo poco a causa di una nuova campagna in Francia dove rimase prigioniero per 2 anni. Nel 1556, il Duca Orsini tornerà nuovamente in patria, dove potrà dedicarsi al suo progetto, anche se sarà ormai accompagnato fino alla sua morte da un’importante forma depressiva. Tuttavia c’è chi sostiene che fu anche questa a stimolare, attraverso l’inconscio, la sua creatività: la pietra sarebbe diventata un tramite per esprimere il suo travaglio interiore. Nel 1560 l’avvento della scomparsa della moglie Giulia; molte fonti sostengono che il parco dei mostri sia a lei dedicato.
L’aspetto più intrigante delle rappresentazioni del bosco di Bomarzo è l’ipotesi della presenza del linguaggio alchemico. In realtà, l'Orsini non si pronunciò in alcun modo. Questo potrebbe essere avvenuto per due motivi:

1) Il rispetto della regola alchemica riguardo la conoscenza: osserva, impara, taci
2) Il fatto di essere in piena epoca di Inquisizione (periodo in cui bastava ben poco per finire sotto il suo riflettore e la sua gogna).
Rifacendomi alle ‘nostre’ figuracce retoriche, guardiamo all’alchimia del parco di Bomarzo in maniera allegorica. Il processo di trasformazione del piombo in oro non sarà una mutazione di metalli, ma il cambiamento di un'interiorità "pesante" legata alla materia e agli istinti, un processo di purificazione per elevarsi a un livello spirituale superiore, raggiungibile solo attraverso la conoscenza del sé.
Ritroveremo nelle fasi di costruzione del parco di Bomarzo, le quattro fasi alchemiche:

1) Nigredo: torpore di una mente in preda agli istinti e inconsapevole;
2) Albedo: l’avvento di una piccola luce che fa capire la necessità di cambiamento;
3) Citrinitas: attuazione del processo di cambiamento. In questa fase le difficoltà da superare faranno pensare di tornare indietro;
4) Rubedo: la trasformazione è compiuta. La mente può distaccarsi dalle bassezze della materia e ascendere.
Non si può quindi dar torto al Duca se diffidava di confidare i suoi intenti mantenendo il segreto sulla vera natura della sua opera, segreti che cercheremo di svelare percorrendo le strade di questo "bosco magico".

L'INGRESSO

Si accede al parco attraverso questa porta merlata. Richiama l’architettura dei castelli. Entriamo dunque nei meandri e nelle sale del nostro inconscio.

LE SFINGI


Ai lati del primo sentiero due sfingi accolgono i visitatori. Questi affascinanti esseri mitologici sono da sempre legati al mistero, all’ignoto, alle domande da porsi e alle quali si deve dare risposta se si vuole avanzare.
Sulle basi delle sfingi le seguenti iscrizioni:

"TU CH'ENTRI QUA PON MENTE A PARTE E DIMMI SE TALI MERAVIGLIE SIEN FATTE PER INGANNO O PUR PER ARTE".

Il visitatore viene avvisato che quello che sta per iniziare è un percorso alchemico. Si preannuncia un percorso ricco di simboli da interpretare che richiederà un notevole impegno mentale.

"CHI CON CIGLIA INARCATE / ET LABBRA STRETTE NON VA / PER QUESTO LOCO MANCO /AMMIRA LE FAMOSE / DEL MONDO MOLI SETTE".

Qui la sfinge avvisa delle qualità necessarie per percorrere la strada della conoscenza e dell'iniziazione: la visione e il silenzio. Abbiamo inoltre un richiamo al numero 7 (sul quale non possiamo soffermarci), vorrei però farvi notare che questa iscrizione è in settenari.

ERMETE TRIMEGISTO (immagine non pervenuta)

Poco distante dalle sfingi si incontra un vecchio saggio: sembra sia una raffigurazione di Ermete Trismegisto "Maestro di saggezza". La particolarità è nel fatto che è rappresentato cieco. Questa è la condizione dell’adepto che si deve aprire alla via della conoscenza e della saggezza, la cecità è anche un invito a guardare con la parte più profonda, citando Il piccolo Principe “l’essenziale è invisibile agli occhi”.
La statua è divisa in tre parti, il che può significare che l’iniziato deve farsi "a pezzi" interiormente per poi rinascere ricomposto. La colonna su base quadrata rimanda all'arcaico problema della quadratura del cerchio: sulla stabilità della materia rappresentata dalla base quadrata, si erge l’ascesa spirituale che porta alla saggezza.

LA PIETRA MISTERIOSA (immagine non pervenuta)

Potrebbe rappresentare la materia grezza da trasformare, ricordandoci che la mutazione deve iniziare dal caos primordiale e dall’inconscio.

IL GIGANTE


Anche in questa scena abbiamo un profondo significato simbolico. Nell’interpretazione che si rifà alla chiave alchemica che stiamo seguendo, il gigante rappresenterebbe l'alchimista. L'immagine dell'androgino squartato dal gigante racchiude i tre elementi alchemici fondamentali:

1) Il sale, il cui simbolo ‘q’ viene raffigurato nella lingua posta di traverso nella bocca;
2) Lo zolfo, il cui simbolo è raffigurato dalle gambe aperte;
3) Il mercurio, il corpo stesso dell'androgino bianco lunare, argento vivo, mercurio.

MACINA


Un elemento astronomico. Riporto la citazione di Dante nel "Convivio": "il sole gira attorno al mondo come una mola della quale non paia più che il mezzo corpo suo". Nel mondo terreno la macina separa il grano dalla crusca, ma abbiamo un’altra allusione all'Opera alchemica di divisione e sublimazione nell’iscrizione "solvet et coagula", divisione tra la parte pura e quella impura, scartando quest'ultima.

PEGASO


Il Cavallo alato, mezzo col quale l’anima si distacca dal corpo materiale e col quale in volo si eleva innalzandosi spiritualmente. E' quindi il momento del distacco dalla materia. Il cavallo scalpitante è simbolo dello spirito libero che comincia a distaccarsi dalla materia. Questa figura mitologica, facendo parte di una fontana, è stata legata all’acqua, elemento indispensabile per la vita, in questo caso, sembra essere un nuovo richiamo alla vita spirituale: in questa opera c’è una nicchia semisommersa che rimanda al mito di Efesto che, dopo essere stato lanciato in mare da Era, venne allevato per nove anni in una grotta a Teti. Efesto è allacciato al fuoco, posto sotto la pietra squadrata che rappresenta l'atanor, il forno alchemico. Il fuoco è il mezzo attraverso cui si attua la purificazione.

ORCA DENTATA


L'orca, con la bocca spalancata, è pronta a divorare chi si lascia deviare dai bassi istinti. Situata oltre un ruscello, può ricordare il passaggio al Lete, fiume della dimenticanza, dell’oblio, un passaggio in un luogo altro di perdizione, un agguato della tentazione, pronto a farci deviare dalla retta via. L'Orca fa parte del sentiero e deve essere affrontata.

CASA PENDENTE


Quale luogo è più ospitale della casa? Casa è sinonimo di intimità, quindi in questo caso, di interiorità dell’essere. In questa casa però, viene messo in discussione l’equilibrio; la sua inclinazione fa perdere punti di riferimento e quasi costringe lo sguardo a rivolgersi all’esterno per ritrovare il proprio asse nel mondo. Alla base, un cartiglio riporta: animus quiesciendo fit prudentior. Anche se riposare in un luogo instabile più che quietare inquieta, questa iscrizione ci vuole dire che l’animo, una volta calmato, diventa più prudente. La casa pendente ci farà rallentare, perché il cambiamento deve avvenire lentamente e deve essere costruito su solide basi. L'interno, spoglio, rappresenta lo spirito che per elevarsi, deve spogliarsi di tutti i beni terreni.

DRAGO

Il Drago rappresenta le forze latenti dell'uomo. La conoscenza che deve combattere contro l'ignoranza. I due leoni rappresentano l’istinto primordiale. Le due mezzelune rappresentano l'energia notturna, il tutto quindi diventa un gioco di forze in cerca di equilibrio. Nella raffigurazione, i quattro elementi: il drago simboleggia il fuoco, le ali l'aria, le zampe sono il legame con la terra, e la coda, sinuosa, è simbolo dello scorrere dell'acqua

ORCO


L’Orco, rappresenta la porta degli inferi, ed è un monito per coloro che intendono avventurarsi sulla strada della conoscenza senza essere pronti. L’interno della bocca è una stanza non molto profonda, nella quale si trovano scolpiti un tavolo e una panca, quasi un invito a banchettare. Dalle labbra pendono due denti, simbolo della dualità, mentre la forma della bocca ci ricorda un cerchio, un infinito, la ricerca continua o il cammino di purificazione che porta, una volta compiuta, alla conoscenza sovrumana. Altra interpretazione la O (la bocca spalancata), unita alla forma delle sopracciglia a M, compone il monosillabo mantrico OM, suono primordiale dell’universo che ci dona la vibrazione necessaria per raggiungere l’ascesi spirituale.

ORCO CON GLOBO


Alla fine del viale l’Orco con globo. I suoi denti rappresentano il tempo pronto a ingoiare ogni cosa, rappresentando la caducità della materia. Il globo, la cui parte inferiore è formata da sette strisce a spirale, ricorda il movimento di ascesa e ridiscesa delle anime non liberate, che sono quindi obbligate a rimanere legate alla materia. La parte fissa della sfera, rappresenta l'empireo. Su di esso sorge un castello quadrato che si sviluppa su tre piani: la stabilità raggiunta tramite il risveglio dei tre livelli superiori della coscienza.

Il nostro viaggio finisce qui, ma ci sono decine di altri enigmi che vi attendono nel Parco dei mostri di Bomarzo. Vi saluto con dei versi dedicati al luogo magico.

Come mostri a Bomarzo

Nel sogno d'un giardino
cripte per silenzi
sazi d'umori e d'amori
mutano – percussioni d'acqua –
crete e pietre tuttavia
ci è dato un tempo per scivolare
nel martirio dell'alba
a dissetarci d’attese
incuranti della ferocia di bordi
– roventi alle labbra – svanire.
Ci è dato un tempo
d'oblio di ciò che eravamo
di nostalgia di ciò che siamo.
In inquietanti quieti di grotte
grotteschi sorrisi alle porte
di sotterranee tragedie
e infinite rinascite.

(Annalisa Mercurio)

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FONTI
1- “Bomarzo – Il bosco sacro, un viaggio iniziatico” a cura di Alessandro Marcon.
2 - “Vicino Orsini, Giulia Farnese e la regia architettonica di Raffaello da Montelupo nel Sacro Bosco di Bomarzo” di Christoph Luitpold Frommel

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