(Redazione) Riflessioni, non recensioni - 01 - Un Padrino per riflettere

A cura di Stefania Lombardi
Riflessioni sul film “Il Padrino” di F. F. Coppola


Per anni ho considerato "Il Padrino" il mio film preferito perché ha tutto: storia familiare, passioni, intrighi, vendetta, decadenza, romanticismo, tragedia, commedia, massime di vita.
Ci sono film migliori, ovviamente, e ne conosco moltissimi; tuttavia, qui ho trovato gran parte dello scibile per considerazioni filosofiche; e non solo.
Sto dando per scontato che lo conosciamo tutti e per questo allego qui di seguito alcune mie vecchie riflessioni al riguardo.
Contengono spoiler perché sono, appunto, riflessioni e non recensione.
“Io credo nell’America”. Così inizia un autentico capolavoro della storia del cinema, meglio conosciuto come “Il Padrino”.
Ci troviamo davanti a un film che è poesia pura, oltre che film cult d’eccezione.
“Il Padrino” non è solo una storia di mafia; identificarlo in una delle tante storie mafiose sarebbe recargli un imperdonabile torto, non rendergli la dovuta giustizia, sminuirlo per non averne compreso l’incredibile portata.
“Il Padrino” narra, in chiave moderna, dei riti di passaggio che la contemporaneità ha dimenticato ma che le società antiche tramandavano come assetto portante del loro stesso essere.
“Io credo nell’America”.  
A parlare è “il beccamorto” Buonasera che racconta di come, da sempre ligio e contento cittadino italo-americano, si sia ora trovato davanti a un’autentica ingiustizia nei tribunali quando i ragazzi colpevoli di aver malmenato e tentato di stuprargli la figlia (“…ma lei resistette; l’onore lo mantenne!”) sono poi usciti di galera il giorno stesso; questa volta, terribilmente deluso dalla giustizia americana, decide, finalmente, di rivolgersi a un altro tipo di giustizia: quella del Padrino.
A questo punto abbiamo, finalmente, la presentazione di quella figura squisitamente romantica e decadente che è il Padrino: “Ma che ti feci io, Buonasera; che ti feci mai per meritare questa mancanza di rispetto: se venivi da me in amicizia, quei bastardi che hanno sfigurato tua figlia avrebbero avuto la punizione oggi stesso; e se per questo un onest’uomo come te si trovasse dei nemici, quelli diventerebbero nemici miei e avrebbero paura di te.”
Il Padrino, da figura idealista e romantica qual è non compie omicidi a pagamento (“Noi non siamo assassini anche se quel beccamorto è convinto del contrario”); il Padrino esige “il rispetto” ovvero, non si accontenta della fedeltà nelle azioni ma vuole la fedeltà intimamente e sentitamente scelta: quella fedeltà che investe tutta l’essenza di una persona, un po’ come quella che viene richiesta dai moderni regimi totalitari, perché “o sei dentro o sei fuori”, senza mezzi termini, e con tutta l’anima.
Il Padrino, infatti, parla di “amicizia” e di rispetto che si concretizza nel riconoscerlo “Padrino”.
“Mi volete amico? Padrino!”
“Bravo! Un giorno, che non arrivi mai quel giorno, ti chiederò di ricambiarmi il servizio ma fino a quel momento consideralo un dono in occasione delle nozze di mia figlia”.
Il Padrino si è ripromesso di esaudire ogni richiesta a lui diretta, durante il giorno delle nozze della propria figlia.
Buonasera, che ormai si è legato a filo doppio con il Padrino, è stato omaggiato finché il Padrino non gli chiederà di ricambiargli il favore, un po’ come “l’offerta che non può rifiutare” tipico dell’espressione, e dei modi di dire, del nostro patriarca.
È una storia che, senza essere mai volgare o violenta (nemmeno l’episodio della famosa “testa di cavallo” nel letto lo è), racconta dell’evolversi della mafia siciliana in America che dalla nostalgica divisione in clan, comincia a strutturarsi e a organizzarsi per poi perdere quello che era il nerbo del clan: la fedeltà fino all’ultimo al patriarca, cioè quello che, sin da inizio film, abbiamo visto esigere dal Padrino.
La figura romantica e nostalgica del padrino ricorda un po’ quella del “gattopardo”; come non sentire, in sottofondo, il gattopardiano famoso eco “se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.
Il Padrino ha un concetto estremamente purista della mafia, purismo che è tipico di ogni uomo che si allontana dalla terra di origine e la ricrea più pura dell’originale proprio per non perderne il ricordo; e si oppone con estrema decisione al nascente mercato della droga, opposizione che gli causerà quasi tutte le sue tragedie familiari: ”perché questo affare degli stupefacenti un giorno ci distruggerà, credetemi; non è un affare come il gioco o i liquori o le donne; è tutta roba che molta gente cerca oggi e che è solo proibita dai pezzi da novanta della Chiesa; e perfino la polizia, che ha chiuso un occhio in passato per il gioco e per il resto, si rifiuterà di aiutarci se ci buttiamo nei narcotici”.
Egli sopravvivrà per miracolo al tentato omicidio anche grazie alla risoluzione del figlio Michael: l’unico che, sembra, preferisca essere un militare al servizio della patria invece che essere al servizio di una famiglia con cui pare non volerci avere nulla a che spartire; non ce la farà invece, proprio perché cadrà in un’imboscata, il figlio maggiore e “vice Padrino” Sonny, il solo a utilizzare la celebre espressione “andare ai materassi”.
Nel frattempo, Michael si era rifugiato in Italia a causa del duplice omicidio di Sollozzo e di un corrotto capitano di polizia; atto resosi necessario per vendicare l’offesa al padre ancora convalescente; tale vendetta non poteva attuarsi come guerra fra clan perché al padre avevano sparato per motivi di affari e “business is business”; ma, oramai, anche l’Italia non era più un luogo sicuro visto che Apollonia, novella sposina di Michael, era stata assassinata al posto del marito.
Provato dalle tante tragedie subite, e deciso a far rientrare Michael in America, il Padrino, interpretato magistralmente da uno splendido Marlon Brando, davanti all’assemblea dei vari clan mafiosi, pronuncerà il suo discorso più bello:
“Tu parli di vendetta; ma credi che la vendetta ti restituirà tuo figlio? O mio figlio a me? Io non voglio vendicare mio figlio ucciso ed è per egoismo che rinuncio: un altro mio ragazzo ha dovuto lasciare questo paese per via di quella storia di Sollozzo e ora stiamo cercando il modo di farlo rimpatriare in tutta sicurezza, libero da quelle false accuse… ma io sono superstizioso, sapete? Se gli capitasse un incidente o se pigliasse una palla nella testa da parte di qualcuno della polizia o se lo trovassero impiccato nella sua cella, e perfino se fosse colpito da un fulmine, qualcuno dei presenti ne sarebbe responsabile; e allora io non perdono! Ma, tolto questo, vi prometto e vi giuro sulla testa dei miei nipotini che non sarò io il primo a rompere la pace stipulata oggi”.
Al passaggio di consegne è proprio Michael quello designato, Michael che era il preferito e anche quello più simile al vecchio patriarca.
Sonny, il maggiore, era ormai morto ma Sonny era sempre stato troppo impulsivo.
Fredo, il secondogenito, era con il padre il giorno del tentato omicidio; non aveva avuto la prontezza di soccorrere subito il patriarca ma si era accasciato a terra piangendolo già per morto.
I motivi della “non scelta” di Fredo come Padrino (come secondogenito aveva più diritti rispetto a Michael) non sono mai esplicitati ma si intuiscono abbastanza bene una volta dentro il meccanismo di ragionamento della famiglia Corleone.
Michael, freddo e glaciale, era l’uomo giusto per questo ruolo e Fredo aveva sbagliato pesantemente in un momento cruciale.
Prima di percorrere questa strada diversa rispetto alle sue iniziali ambizioni (ma abbracciata con decisione dal giorno del tentato omicidio del padre), Michael, dopo anni, ricerca la storica fidanzata Kay, abbandonata all’epoca per poter entrare a pieno titolo negli affari di famiglia.
Pur non essendo mai completamente sincero con Kay (né, all’epoca, con Apollonia), Michael ha amato solo queste due donne, e mai ci sono state strane sovrapposizioni di figure femminili: in questo è l’uomo più somigliante, fra i figli, al vecchio patriarca; quest’ultimo, infatti, pur tenendo la moglie ben lontana dagli affari, la trattava da autentica regina.
Questa era la romantica cavalleria della mafia vecchio stampo.
Diverso era il donnaiolo e impulsivo Sonny, come pure diversa era la sua posizione riguardo al mercato della droga: è uno scontro sia generazionale che di percezione del ruolo della mafia nel tempo.
Michael è in tutto e per tutto simile al padre, ma, essendo anche figlio dei tempi, ormai sogna pure in grande e vuole riabilitare il nome della sua famiglia, Corleone appunto, magari in un prossimo futuro attraverso la professione scelta dal figlio.
Da notare che per Michael l’unica facoltà degna è “Legge” perché apre tutte le porte, proprio come diceva il diavolo nella Bibbia.
Al battesimo del figlio della sorella, dove fa da Padrino, recita la convenzionale frase “rinuncio” al male e al peccato, e proprio in quei momenti i suoi uomini si stanno vendicando di tutti coloro che erano implicati nell’omicidio del fratello Sonny (il celebre “battesimo di sangue”).
Dopo è il turno di Carlo Rizzo, marito della sorella Connie e traditore che ha permesso l’imboscata a Sonny (Sonny, l’impulsivo Sonny, l’aveva a suo tempo minacciato a causa dei ripetuti maltrattamenti ai danni di Connie; mai minacciare e basta, ma agire senza far capire le proprie intenzioni…).
“Non avere paura Carlo; che diamine non renderò vedova mia sorella! E poi sono anche il padrino di tuo figlio… Ma non venirmi a dire che sei innocente perché è un insulto alla mia intelligenza e la cosa mi disturba molto”.
Michael respinge le accuse della sorella Connie circa questo omicidio e alla domanda della moglie Kay circa la veridicità di dette accuse, Michael prima esorta la moglie a non entrare mai nei suoi affari e dopo le dice che questa domanda gliela concede solo per quell’unica volta e che la risposta circa la sua responsabilità per l’assassinio di Carlo è comunque no. 
Questo è Michael dal sangue freddo e vero leader ma Padrino per caso, non per scelta, ricordiamocelo!
Michael diventa Padrino per amore, per amore del padre, vero Padrino che tutto unisce attorno alla sua figura, e che Michael difende a tutti i costi sacrificando anche l’amore per la bella Kay.
Il film si chiude con gli omaggi al nuovo Padrino e alla nuova era.
Michael, una volta riconquistata Kay, la quale mai aveva smesso di amarlo, da Padrino, comincia a mentirle per salvarla, per proteggerla perché “la mafia colpisce sempre nei tuoi affetti più cari” (ricordiamoci la celebre testa di cavallo mandata a un regista che non si voleva piegare; quel cavallo non era certo un cavallo qualsiasi ma era lo stallone molto amato e orgoglio di quel regista).
Don Vito era un vero Padrino, il punto d’unione.
Sonny era l’uomo d’azione e troppo irruento.
Michael è quello razionale ed è spietato proprio come la fredda ragione può essere ma, al tempo stesso, è spietato per eccesso d’amore, per una esagerazione di protezione nei confronti dei suoi cari e per, questo è destinato a fallire, a sgretolare tutto, perché non trae mai conforto da quello che ha, ossessionato com’è dal terrore di perdere quello che ha.
In questo è simile ad Anakin Skywalker di “Star Wars”, vero emblema del detto latino “corruptio optimi pessima”.
Inoltre, Michael, è il figlio integrato nella società americana, è il figlio dei suoi tempi, dei tempi ormai cambiati; ed eccoci, quindi, davanti a un altro rito di passaggio che non è più quello antico che va dalla fanciullezza all’età adulta ma quello moderno che va da un’era a un'altra.
La stessa concezione della mafia non è più parallela alla società americana ma è integrata in quella società come lo era lo stesso Michael, a differenza sia del padre che del fratello maggiore Sonny.
Si respira un clima nostalgico e decadente dove, all’interno dei vari clan mafiosi, sono scandagliati alcuni valori quali l’onore e la famiglia e si assiste alla metamorfosi di tali valori.

Film spietato e geniale che ha avuto 10 nomination all’Oscar e vincitore di tre Oscar, compreso quello come miglior film.
Oscar come migliore attore a Marlon Brando per la sua superba interpretazione del Padrino.
Cast d’eccezione: Marlon Brando, Al Pacino, James Caan, Richard Castellano, Robert Duvall, Sterling Hayden, John Marley, Richard Conte, Diane Keaton. 
Eccezionali le musiche.



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Commenti

  1. Per non parlare poi del fatto che, in parte, è stato girato in due paesini - gioiello della zona jonica (Savoca e Forza d'Agrò) e che, rivedendolo, rivedo come "comparse" miei amici compagni di scuola e conoscenti!

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  2. Grazie mille per questo arricchimento alle mie riflessioni. Sono per me una testimonianza preziosa - Stefania Lombardi

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