Partì prima del remo il canto del pescatore; polifonie, richiami di voci dal silenzio. Prima che la rete toccasse le acque sapeva che là, nel torbido,
non dimora pesce. Eppure lanciò i suoi dadi perché non si spegnesse
la luce sul mondo.
La palpebra di marmo,
scompose ricordi
sulla linea
dell'orizzonte.
Parole nel gozzo, cucirono pensieri; aghi e fili dai colori senza grazia. E non fu finzione né sogno; ma speranza
e mani sul volto. Né fu delirio
o minaccia o supplica poi, davanti alla rete; solo strappi. Tornò a riva di notte. E non fu fame nel ventre né desiderio
nello sguardo.
Solo rimpianto
e l'odore di calce
d'un cielo e stelle
crudeli.
VIDEO
Versi incantati ed emozionanti che si vestono bene del canto che li accompagna...canto se sembra una preghiera come la nostra Deus ti salvet Maria in sardo .
RispondiEliminaGrazie Sandra.
EliminaLe polifonie corse e sarde affondano davvero le radici nell'antichità